Percepii un leggero calore nella zona delle guance, dannazione.
Per di più se n'era andato così, senza salutare lasciandomi a fissare la finestra come un'ebete. Che maleducato.
Il mio sguardo cadde sulla libreria e mi resi immediatamente conto che...aveva preso solo Red, Blue e Green erano ancora lì.
Questo significava solo una cosa: sarebbe dovuto tornare per prendere gli altri. Fantastico non bastava importunarmi una volta sola, mi voleva rendere l'estate un inferno.
Avevo capito che non era un tipo stupido, l'aveva fatto sicuramente di proposito.
Dato che il biondino mi aveva portato via il libro, mio malgrado, non mi restava nient'altro da fare che disegnare oppure... Ma sì certo! Avrei chiesto ad Ariane di uscire, problem solved come diceva Daniel.
Mi alzai sbuffando: il mio letto è piuttosto comodo e fosse per me ci rimarrei per giorni interi. Presi il telefono e la chiamai, se le avessi scritto avrebbe letto il messaggio anni luce dopo.
Per fortuna non aveva impegni, grazie al cielo, così uscimmo a fare una passeggiata in centro.
Da quel giorno in poi cominciai sempre di più a fare caso alle "cose" strane e totalmente inspiegabili che mi accadevano e nonostante questo ancora non potevo crederci, non ci riuscivo. Io, Camille Dumont una strega??? Mi facevo ridere da sola.
Ero sempre andata bene a scuola ma da quel poco che avevo capito lì sarebbe stato tutto diverso. Ma certo si studiava magia! Tutto quello che avevo imparato fino a quel momento era inutile! Meraviglioso! Peggio di così non poteva andare!
Ci riflettei a lungo e ne parlai anche con i miei. Come mi aspettavo non avevano intenzione di impormi niente, la decisione spettava a me e qualunque sarebbe stata loro mi avrebbero supportato.
Il problema è che nemmeno io sapevo cosa volessi fare.
Andare a studiare all'estero in Inghilterra, (per di più magia!) , sembrava un sogno che diventava realtà ma...sarei stata via da casa tutto l'anno scolastico, sarei tornata solamente durante le vacanze di Natale e, cosa peggiore di tutte, non avrei potuto più vedere né Ariane né Charles. Nessuno dei due sapeva ancora niente...che cosa avrei potuto dire? "Ciao ragazzi bhe volevo informarvi che da domani non ci vedremo più perché andrò in una scuola in Inghilterra...a studiare magia!" Mi avrebbero presa per pazza. E non avrebbero avuto torto.
Passavano i giorni e le settimane e prendere una decisione mi rimaneva sempre più difficile, per di più il tempo stringeva.
Era passato già un mese da quando Draco e i due professori erano venuti a farmi visita.
Non c'era stato giorno in cui non avessi pensato se andare ad Hogwarts o meno. Mi sentivo a tutti gli effetti come Petrarca.....Afflitta da un eterno dissidio, povera me! Ora sì che lo capivo!
Da una parte avevo la mia famiglia e i miei migliori amici, la mia vita scolastica che non mi dispiaceva e il mio sogno di diventare scrittrice...dall'altra un nuovo mondo, a me del tutto sconosciuto. Non sapevo assolutamente nulla a parte che esistesse la magia. Non sapevo come fossero i maghi e le streghe, come mi sarei trovata a scuola, se fossi riuscita a fare amicizia... La mia parte razionale suggeriva di lasciare tutto così com'era e di non rischiare perché avrei potuto perdere tutto. Dall'altra la mia insistente curiosità premeva per sapere cosa ci fosse al di là della mia "bolla", in cui mi sentivo così tanto sicura e protetta.
Sono sempre stata una persona molto razionale, non ho mai amato i cambiamenti, ma paradossalmente ho sempre amato le sfide e si sa la curiosità uccide il gatto. Bhe non sarò un gatto però morivo dalla voglia di scoprire cosa succedesse dentro quelle mura e poi...una parte di me sperava di rivedere occhi di ghiaccio.
Il termine ultimo dato per inviare la lettera di risposta era molto vicino...mi dovevo decidere.
Così un giorno decisi di uscire a fare una passeggiata, un po' di aria fresca mi avrebbe aiutato a chiarire le idee.
Mi diressi al Parc Monceau, il posto in cui andavo sempre quando volevo starmene un po' in disparte. Qualche volta vi andavo per studiare, altre per passeggiare con Ariane o Charles...
A proposito alla fine avevamo chiarito, per fortuna, però nessuno dei due sapeva ancora niente della situazione "ho scoperto di essere una strega e non ci credo nemmeno io".
Trovai un posto all'ombra sotto un maestoso albero sempreverde.
Mi sedetti e iniziai a fare qualche disegno sul taccuino che avevo portato con me. Avevo anche le cuffie per sentire un po' di musica: se dovevo prendere una decisione importante disegno e musica sarebbero stati decisamente d'aiuto per calmarmi e farmi ragionare più lucidamente.
Cercavo di ritrarre il paesaggio che avevo davanti: una panchina, un vasto prato, i bambini che giocavano rincorrendosi l'un l'altro...
E poi lo sentii. Sentii che l'aria era cambiata. Non so come spiegarlo, è come se riuscissi a percepire la sua presenza, come se improvvisamente soffiasse una brezza leggera.
Mi poggiò una mano sulla spalla.
"Allora hai deciso?", mi girai.
Misericordia...era persino meglio di come me lo ricordavo.
Sembrava fosse più bello rispetto all'ultima volta che ci eravamo visti, eppure non era cambiato di una virgola. Probabilmente era solo una mia impressione.
"Ei mi hai sentito? Sto parlando con te" continuò il biondo. Si rese conto solo allora che indossavo le cuffie e vedendo che non facevo nulla me le tolse lui. "Fammi indovinare...musica babbana?" "Oh senti la smetti con questa cosa? E soprattutto mi puoi dire cosa diamine vuol dire babbana?" risposi piccata io.
Il ragazzo ghignò "Nel nostro mondo chiamiamo 'babbani' coloro che non sono dotati di poteri magici. Persone comuni che non hanno niente di speciale. Persone come i tuoi genitori", questa me l'avrebbe pagata.
Mi alzai di scatto "Senti biondino puoi insultarmi in tutti i modi possibili ma non ti permetterò di dire un'altra parola contro la mia famiglia o le persone a cui voglio bene. Non so il motivo per cui tu lo faccia ma è evidente che ritenga le persone normali inferiori a te. Ma lascia che ti dica una cosa", mi avvicinai a lui, "se avere poteri magici vuol dire essere come te allora tanto vale essere babbani. Meglio essere persone comuni ma portare rispetto che non essere presuntuosi e prepotenti come te", gli rivolsi uno sguardo glaciale.
Era evidente che non si aspettava una tale reazione da parte mia. Non si è accorto che giocando con il fuoco si rischia di rimanere bruciati.
"Pensala come vuoi ma sono le persone come te, nate da sudici babbani ad infangare il nome di strega e mago"
Adesso aveva davvero superato il limite.
Giuro che un secondo di più e non lo so che cosa gli avrei fatto. Dargli un pugno mi sembrava un'alternativa piuttosto allettante ma non volevo finire nei guai con la scuola prima ancora di entrarci.
Sta di fatto che ero così arrabbiata e che mi sembrava talmente un bambino che non so come, non me lo chiedete, due secondi dopo lo ritrovai con il dito in bocca e le gambe incrociate per terra.
Potevo leggere la rabbia e la frustrazione nei suoi occhi, lo stavo mettendo in ridicolo davanti a tutti.
E proprio questo mi rendeva tremendamente orgogliosa.
Non si riusciva nemmeno a muovere perché aveva intrecciato le gambe e non era più capace di separarle.
Soddisfatta raccolsi le cuffie, taccuino, matita e me ne andai lasciandolo da solo in mezzo ad un parco piuttosto affollato.
Solo dopo che ero abbastanza lontana dal parco decisi che ero soddisfatta e lo "lasciai" andare. Non lo potevo vedere ma sapevo che era furioso.
Così quando rientrai a casa e aprii la porta della camera me lo ritrovai davanti con gli occhi quasi infuocati, per quanto degli occhi azzurri potessero permetterlo.
Io avevo un'aria del tutto rilassata, sapevo che non poteva farmi niente: non poteva usare la magia fuori dalla scuola.
"Stammi a sentire bionda questa me la paghi e pure cara"
"Ah ma davvero? Che bella faccia tosta che hai. Hai disprezzato la mia famiglia e pensavi di uscirne incolume" sorrisi. Non so da dove venisse tutta questa autistima ma la cosa non mi disturbava affatto.
Lui continuava a guardarmi male e io, come risposta, lo guardavo facendo finta di non capire a cosa si riferisse.
"Ero venuto per restituirti il tuo dannatissimo libro e no non l'ho distrutto" tirò fuori Red dalla borsa che portava con sé. Lo lanciò con violenza sulla scrivania e fatto ciò scomparve.
Non ero stata mai così contenta di non vederlo più.
Finalmente un po' di pace.
Non ero assolutamente pentita di ciò che avevo fatto, potevo finire nei guai e lo sapevo ma non mi importava. Non sarei potuta ricorrere alla violenza perché non è una cosa in cui credo, ma gliela dovevo far pagare.
Chi si credeva di essere? Idiota.
Sono i maghi come lui che gettano infamia sul loro nome, essendo altezzosi e credendosi meglio di chiunque altro.
Non lo sopportavo.
Mi aveva fatto venire il mal di stomaco.
Qualche giorno dopo tornai al parco con la speranza di prendere una decisione, per davvero stavolta.
E così decisi. Accettavo la sfida, non potevo permettere di darla vinta a quell'idiota di Malfoy. Avrei studiato, ce l'avrei messa tutta e gli avrei dimostrato che non importa chi siano i tuoi genitori, né tantomeno dove tu sia nato. Ciò che conta è ciò che sei capace di fare. Ma soprattutto contano le tue scelte. E io stavo scegliendo di mettere a tacere lui e tutti quelli che la pensavano allo stesso modo.
Mi sarei impegnata al massimo e gli avrei fatto provare di che stoffa sono fatta.
Avrei trovato un modo per mantenermi in contatto con Ariane e Charles, mi volevano davvero bene, avrebbero capito.
A questo punto dovevo solo parlare con i miei genitori.
E al diavolo la scuola babbana.
La mia vita stava prendendo una piega piuttosto interessante.
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Chance
FanfictionChance in francese, così come anche in inglese, vuol dire "possibilità ". Ed è proprio ciò che Camille dovrà dare a se stessa, nell'intraprendere una nuova strada, una nuova vita. Di incontrare persone e di apprendere cose che sono al di là dell'imm...