CAPITOLO 12

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La rabbia e la frustrazione le strinsero lo stomaco, ma riuscì a rimanere calma.

"Complimenti!"

"Grazie. Era il compleanno di mia sorella e lo festeggiamo sempre insieme. Eléa è stata profondamente ferita dalla rottura tra me e mio padre."

Lo sprazzo d'ironia svanì e il volto s'incupì.

"Aveva cinque anni quando nostra madre morì. Dopo di allora, Eléa si aggrappò a me, il fratello maggiore, e quando nostro padre si risposò avrebbe avuto bisogno di me più che mai, perché a Miranda non piacevano i bambini..." aggiunse, cupo. "Invece, quando mio padre mi cacciò, non le permise più di vedermi. Ci siamo riuniti solo dopo la sua morte, quando sono tornato in Francia e mi sono preso cura di lei per il resto della sua infanzia. Siamo molto uniti, e ho portato lei e mia cugina in uno dei ristoranti più raffinati di Marsiglia per festeggiare il compleanno."

Dorian si zittì appena entrarono nella villa. Era evidente che stava pensando al passato e all'odio per la donna che aveva distrutto il rapporto con il padre. Addison sospirò. Non sapeva come convincerlo che lei non era come la sua matrigna.

"Visto che sei qui, volevo dirti che il lavoro procede bene," replicò Addison quando furono nella sala, indicando con un cenno gli operai impegnati a dipingere di una leggera nuance dorata le pareti della sala ampia e ariosa.

Aveva sviluppato un bel rapporto lavorativo con tutti gli operai e sorrise nella loro direzione, inconsapevole che i loro sguardi indugiavano troppo a lungo sulle sue gambe lunghe e abbronzate e sui pantaloncini piuttosto aderenti.

Ma Dorian lo notò, e fu sorpreso dall'intensità con cui desiderò afferrare quegli uomini per il collo e buttarli fuori.

Non li pagava per guardare lascivi la sua donna, pensò Dorian furioso.

Gli intimò di tornare al lavoro prima di seguire Addison nel salotto, ancora più accigliato.

Quando diavolo aveva cominciato a pensare a lei come alla sua donna?

Ma lo sarebbe stata presto, decretò, con parecchia determinazione. Tutti gli sforzi per allontanarla dalla mente erano stati inutili, cinque settimane di agonizzante frustrazione ne erano la prova, ammise, sarcastico. L'unica alternativa era affrontare il problema subito e portarsela a letto.

La presa che Addison sembrava di avere su di lui lo irritava molto. La convinzione che avesse circuito l'anziano Teddy Pendleton come stava facendo con Jeremiah rafforzava l'idea che Addison poteva anche avere il volto di un angelo, ma non il cuore.

Il fatto di saperlo non diminuiva affatto la voglia che aveva di lei... Di baciarla, di toccarla, di assaggiarla ancora... Tuttavia, non avrebbe commesso l'errore del padre, perché lui non era ossessionato da Addison, assicurò a sé stesso. Voleva solo portarsela a letto e placare l'irritante desiderio.

"Hai del tempo libero per dare un'occhiata agli accostamenti di tessuti e colori che messo insieme per la sala da pranzo?" domandò Addison, mentre Dorian si guardava intorno nel soggiorno che adesso aveva un aspetto luminoso e di classe. "O devi tornare a Marsiglia?"

"No, dovrei rimanere qui per un paio di giorni almeno. Non ho in programma nessun appuntamento e qui posso lavorare bene come in ufficio."

"Capisco."

Il cuore saltò un battito, e Addison decise subito che avrebbe evitato Dorian il più possibile. Era terrorizzata di poter involontariamente rivelare quanto desiderava essere presa tra le braccia e baciata... e tanto altro ancora.

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