CAPITOLO 20

1.5K 139 17
                                    

Qualche ora dopo, il jet di Dorian atterrò a Marsiglia.

"Chérie," disse lui aiutandola a salire in macchina, "è molto tardi e sarai stanchissima... Che ne pensi di fermarci in città e di partire per la villa domani mattina, dopo aver fatto colazione?"

"No!"

Quella piccola parola suonò come un tuono nell'abitacolo semibuio e Dorian la guardò perplesso.

"Volevo dire... non sono stanca. E poi, non vedo l'ora di arrivare a Château Les Hirondelles."

Addison sembrava pallida ed incredibilmente fragile. Le ciglia lunghe formavano dei semicerchi scuri sulle guance.

"Ti prego, Dorian, non fermiamoci," aggiunse lei.

Dorian serrò le labbra. Temeva che il viaggio verso la villa fosse troppo per lei, ma non riuscì a dirle di no. Ultimamente non riusciva a non esaudire le sue richieste. Il fatto che si fosse rifiutata di rimanere nell'appartamento di Marsiglia, gli era parso irrazionale, ma lo aveva attribuito agli sbalzi creati dalla gravidanza.

Fece partire la macchina e in silenzio, si avviarono verso la loro destinazione. Ogni tanto, guardava verso di lei con la coda dell'occhio. Forse era già dispiaciuta per averlo sposato... Forse era ancora preoccupata per la gravidanza...

Meno male che non c'erano più stati sanguinamenti, però, nessuna rassicurazione da parte dei medici esperti che si erano occupati di Addison aveva allontanato le paure di un aborto dalla testa di... sua moglie.

Forse, per le donne incinte, era normale preoccuparsi all'infinito, rifletté Dorian frustrato dalla propria incapacità di aiutarla e dal rifiuto di Addison di confidargli le proprie preoccupazioni.

Comunque, anche dentro di lui qualcosa era cambiato dal giorno in cui aveva scoperto che stava per diventare padre. Anche se era stato piuttosto reticente, quell'idea aveva iniziato a sciogliere il freddo che sentiva dentro da tanto, troppo tempo.

E le sue emozioni al riguardo erano diventate ancora più forti quando aveva visto Addison ritornare nel suo ufficio per avvisarlo che c'erano dei problemi con la gravidanza.

Durante la notte passata in ospedale, l'aveva tenuta stretta a sé, sentendosi l'uomo più felice del mondo, ma anche il più bastardo. E aveva capito che non poteva continuare a trattarla male, non poteva punirla per le ferite che gli erano state causate da un'altra persona. Doveva smettere di darle degli ordini e di rifiutarsi di ascoltare la sua voce, le sue idee.

Il tempo passato con Addison nell'appartamento che aveva affittato a Londra, gli aveva offerto la possibilità di osservarla meglio, di capire chi fosse veramente Addison Bryant, la madre di suo figlio.

Il momento in cui aveva capito che enorme sbaglio aveva commesso giudicandola simile a Miranda, fu una sera, dopo cena, quando si era fermato vicino alla porta della stanza da letto, a guardarla senza essere visto. Si stava accarezzando il ventre e stava parlando con il bambino.

'Ehi, tu la dentro! Che ne pensi di fare le cose con calma?' aveva detto con tono dolce. 'Prenditi tutto il tempo, piccolo Armand. Non avere fretta. Mamma e papà saranno cui, ad aspettarti.'

Non sapevano ancora il sesso del bambino, ma tutti e due pensavano fosse un maschio. Il fatto che Addison aveva deciso di dare al piccolo il nome di suo padre era una novità per lui, un pensiero meraviglioso che lo aveva colpito dritto nel cuore.

Doveva iniziare a sistemare le cose tra loro due. Doveva trovare un modo per farsi perdonare da Addison... E l'unico modo era offrirle la possibilità di scegliere se sposarlo o no... Non sarebbe bastato, ma sarebbe stato un buon inizio.

PER SEMPRE CON TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora