August (Mary)

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August (Mary)


L'ho incontrato a fine luglio, in una strana giornata di pioggia e sole. Se solo credessi alle stelle, penserei che quello fosse il segnale del tipo di persona che lui era. Se solo avessi creduto alle stelle, avrei capito che lui sarebbe stato l'estate più bella e l'autunno più grigio. Ancora non so perché mi si sia avvicinato quel giorno, al centro commerciale, ma l'ha fatto con un bel sorriso e modi gentili, ed io ero disperatamente in cerca di qualcuno come lui accanto a me. Sarà per questo che fin da subito ho ignorato gli strani atteggiamenti che aveva quando eravamo insieme. Forse ero accecata da un forte sentimento che si è pericolosamente avvicinato all'amore, perché adesso riconosco che lui non è mai stato mio. Forse mai lo sarà, né mio, né di qualsiasi altra ragazza di questo paese e di questo mondo.

Io non avevo bisogno di niente oltre la sua compagnia: mi piaceva stargli accanto, sentirlo parlare, sentirlo ridere e farlo ridere. Mi ha sorriso una volta ed io ci sono cascata, come Alice nella tana del Bianconiglio. Il primo agosto mi ha portato al mare: il sole era stranamente cupo e il vento cercava quasi di soffiarci via, ma l'acqua era tiepida e calma, il sale sulla nostra pelle era piacevole e usavamo la sabbia per farci lo scrub. Adoravo i suoi capelli pieni di salsedine e la sua pelle lentigginosa, le spalle ampie e muscolose, il suo collo rigido su cui avrei voluto lasciare i miei baci. John era bello come il sole e prezioso come agate ed io volevo essere la sua terra, dove lui potesse riflettere la sua luce. Forse, per un po', lo sono stata. Un mese o poco meno, il tempo che abbiamo trascorso insieme. Tempo di un agosto troppo veloce, scivolato via come un bicchiere di vino. A quel primo appuntamento al mare mi ha portato una margherita gialla, e mi ha detto che il colore gli ricordava quello dei miei capelli. Sono arrossita a quel complimento, ancor di più quando mi ha messo il fiore tra i capelli, in modo che si vedesse. Abbiamo parlato delle nostre famiglie, dei nostri sogni, del nostro futuro: più andava avanti la conversazione più le nostre vite si connettevano, più parlavamo al plurale, di dove andare al college, di quali ristoranti provare a Londra, di quali viaggi fare insieme. Era naturale immaginarci insieme dal primo momento, anche quando ancora non lo eravamo. Lo saremmo diventati quella sera stessa, ma ancora all'inizio non sapevamo niente. Siamo giovani, cosa mai vogliamo sapere noi delle nostre vite.

Quando la luna è comparsa ad est, John ha deciso di riaccompagnarmi a casa, anche contro la mia volontà. Volevo rimanere con lui ancora per qualche minuto, qualche ora, una vita intera magari, ma lui mi ha presa in braccio e portata in macchina. Sulla via del ritorno ha messo una compilation di canzoni d'amore: non l'ha detto, ma sono convinta che l'abbia creata per me. L'ho immaginato tutto il pomeriggio davanti al registratore a riavvolgere il nastro, a trovare l'ordine perfetto delle canzoni da imprimere sulla cassetta, magari fino a notte tarda, solo ed esclusivamente per passare venti minuti in auto con me. I finestrini abbassati ci hanno asciugato la pelle e i capelli; io lo guardavo ed era bellissimo, avrei voluto rimanere in quell'auto per sempre.
Mi ha aperto la portiera e ha camminato accanto a me fino al portico di casa. Lì, nascosti da un albero, mi ha dato un bacio che sapeva di mare, di speranza, di "ci vediamo domani", e io gli ho risposto con la stessa emozione di quando è il tuo compleanno e tutte le persone a cui vuoi bene sono accanto a te. Eravamo semplicemente due adolescenti presi l'uno dall'altra: forse adesso dovrei dire che siamo stati due ragazzi in balìa di un sentimento passeggero, un'onda anomala che passa una volta e non torna mai più. In quel momento, però, avevo sperato durasse per sempre.

Anche da quel primo appuntamento John si comportava in modo strano: non mi guardava mai, non in viso almeno, ed io avevo semplicemente pensato che fosse timido, ma poi mi aveva dato quel bacio, e dopo quello altri, sempre più belli, sempre più intensi, sempre di sua iniziativa. Una persona timida non bacia come bacia lui, con le mani ad avvolgerti il corpo, le dita aperte per cercare di toccare più pelle possibile, con la testa leggermente inclinata a sinistra. Non parlava mai di sé, neanche per dirmi come stava, e io parlavo facendomi ascoltare da lui come se tutto quello che dicevo fosse oro. Mi lusingava, certo, ma adesso non so assolutamente niente di lui, neanche quando è il suo compleanno, qual è il suo colore preferito, con chi era stato prima di me. Sembrava come perso in sé stesso, in cerca di trovarsi ogni volta che stava con me: forse sperava che fossi la sua bussola, ma in realtà non ero niente se non un'ulteriore strada che non portava da nessuna parte. E infine era ansioso, ogni volta che ci vedevamo in un luogo pubblico: lo vedevo agitarsi sulla sedia della gelateria, guadandosi intorno ogni volta prima di allungare la mano o di darmi un qualsiasi segno di affetto; le sue gambe tremavano quando eravamo al parco a fare un picnic e le sue mani si contorcevano ogni volta che la spiaggia diventava un po' affollata. Povera me che pensavo fosse timido.

Una volta ci ho anche provato, a chiedergli del suo passato, del mese di luglio, ma lui aveva liquidato il discorso diluendolo in parole dolci, ed io avevo voluto crederci, di essere stata la persona più importante della sua vita, colei che era riuscita a cambiare il vecchio lupo John Watson. Non posso incolparlo per questo, però. Non posso incolparlo per non essere riuscita io a vedere i suoi segnali, che mi dicevano di scappare via. Io lo dovevo capire, che c'era un'altra spiegazione ai suoi atteggiamenti, perché dopo aver scoperto la ragione di tutti quei comportamenti strani mi è stato lampante: io non ero l'unica, io ero l'altra. Io ero la crocerossina che avrebbe dovuto aggiustarlo ma non ha fatto altro che dargli la coltellata finale.

Nonostante il dolore, le lacrime, le urla di inizio settembre, non lo voglio odiare. Non posso dire di averlo amato ma posso dire che John Watson è stato il mese più bello della mia vita. Tornando dal mare, in uno dei nostri appuntamenti, guardandolo in controluce, ho provato la più totale felicità, senza ombre e senza inganni. Eravamo io e lui e il cielo e il mare. Nient'altro attorno a noi. Gli ho accarezzato il braccio che teneva il cambio e lui mi ha sorriso.

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