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Perdonami

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Perdonami...

Maranello, Italia,
Marzo 2022

🏎

Gli occhi venivano definiti specchio dell'anima. Gli occhi potevano esprimere così tante emozioni diverse…

Ma la direzione dello sguardo e dell'intensità, riusciva ad avere milioni di svariati significati, se sapevi coglierli. Proprio per questo, le frasi più belle riuscivi a udirle, solo quando la bocca era chiusa e gli occhi aperti.

«Io? Non sto affatto ridendo.» Sussurrò anche lui, ma il segno delle fossette si fece più marcato, facendomi capire che si stesse trattenendo. Guardare qualcuno, da una distanza così ravvicinata, sarebbe dovuto essere vietato.

Appoggiai il mio volto sulla mano, in modo da poterlo osservare di sbieco.

«Mh mh…» Aggiunsi, per far capire che non ci credessi.

Una sedia strisciò, smuovendo leggermente il tavolo.

«Interrompo qualcosa?» La voce dello spagnolo si fece strada nelle orecchie e mi obbligò a girarmi.

«Carlos! Figurati.» Ridacchiai alla sua affermazione, smettendo di essere girata nella direzione del suo amico.

Mattia Binotto si sedette al suo posto, prese un bicchiere e dando qualche colpo con il coltello sul vetro, richiamò l'attenzione di tutti.

«Volevo ringraziarvi per essere qui, per qualcuno è anche un giorno libero, ma sono contento che abbiate deciso di partecipare.
Gli ultimi mesi sono stati intensi, ma quello per cui abbiamo lavorato insieme, tra due giorni avrà un senso. Il nostro scopo era creare qualcosa di meglio degli anni passati, e dai test sembra che ci siamo riusciti.» Si prese un momento prima di continuare.

«Oltre che a tutti noi del team, volevo fare un brindisi e ringraziare il nostro nuovo ingegnere. Che nonostante abbia iniziato a lavorare qui, solamente a gennaio, ha aiutato facendoci fare dei passi enormi nella creazione della monoposto. Ad Abigail Mathews e a tutti voi!» Alzò il bicchiere in alto, per iniziare un brindisi, perciò presi il mio e allo stesso modo lo alzai.

Iniziammo a far urtare i piccoli calici tra loro e Charles fu il primo a farlo scontrare con il mio: «A te.» Sussurrò poi, accompagnando l'affermazione con un occhiolino.

La cena andò avanti tranquillamente: Vittoria continuava a ripetermi quando fosse felice del discorso e Carlos a chiedermi ogni secondo se volessi altro da bere. Tanto che quando domandai se volesse farmi ubriacare, scoppiò a ridere senza motivo e quello ubriaco mi diede l'impressione di essere lui.

Charles e io, sembravano avere una relazione clandestina; ogni momento era un pretesto per far sfiorare le nostre dita, guardarci di nascosto e smettere di farlo quando cominciava l'altro.

Il Predestinato | Charles Leclerc | Vol. 1Where stories live. Discover now