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Special

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Polaroid vuota

Principato di Monaco,
Aprile 2022

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«Cosa ne pensi?» Mi domandò il ragazzo, passandosi velocemente una mano nei capelli, per poi riprendere ad abbottonare la camicia bianca. Lo osservai dal riflesso dello specchio, seduta sul letto e intenta a infilarmi delle décolleté nere, in tinta con l'abito.

Sembrava già così lontano, il pomeriggio stesso, in cui Charles mi aveva invitata a comprare un vestito per la serata di beneficenza, finendo poi per pagarlo lui. Avevamo girato in auto per la città, passando almeno due volte di fronte al Casinò di Monte Carlo e ripercorrendo la strada del Gran Premio avanti e indietro.

«Su cosa di preciso? Perché posso dire che il completo ti rende ancora più attraente.» Sbuffai una risata, accomodandomi meglio sulla trapunta matrimoniale, sciogliendo i capelli rossi che fino a qualche momento prima erano tenuti su da una pinza.

«Di tutto, cosa ne pensi del lavoro, di me, di te. Cosa pensi, Abigail Mathews?» Mi osservò dallo specchio, voltandosi poi per non perdersi le mie emozioni.

«Beh, non è una domanda semplice» Iniziai, riflettendoci «Il lavoro è quello dei miei sogni. Lavorare in Formula Uno è un sogno. Mi sono trovata per troppo tempo da spettatrice, a osservare quello che avrei voluto fare. Ma dopo la laurea ho avuto la fortuna di iniziare quasi subito nello sport.» Sorrisi ripensando ai primi tempi.

«Molto spesso non mi sceglievano come ingegnere da portare nelle trasferte, capitava qualche volta, ma dalle tante cose da fare spesso non riuscivo a guardare i circuiti, il paddock... Con la Ferrari è stato diverso» Iniziai a spostare i miei occhi nei suoi «Conoscere te è stata una ventata d'aria fresca, ad esempio nelle giornate calde, dove la cerchi continuamente. È arrivata, sei arrivato.»

«Io amo la Ferrari» Parlò quasi perso nei suoi pensieri, ma la sua espressione trasmetteva amore, passione, «Non me ne andrò per nessun motivo, voglio vincere con loro, essere ricordato per aver vinto qua, con la rossa.» Mi confermò quello che già immaginavo, zittendosi poi e aspettando che mi aprissi con lui, su qualunque cosa.

«Ho sempre ripetuto questo discorso nella mia mente, tanto che mi sembra di averlo raccontato a me stessa fin troppe volte.» Lo osservai sedersi sulla poltrona accanto allo specchio verticale.

«Fin da quando ero piccola, mi sono sempre immaginata nell'angolo oscuro della foto, quello sfocato, che l'obiettivo sceglie di non mostrare a pieno.» Puntai lo sguardo verso la polaroid sistemata sul suo comodino, che in quei giorni di vacanza avevo notato ritraesse il pilota, insieme ai suoi due fratelli.

«Come quella» La indicai, «È una foto, ci sono delle persone. È stampata, è reale. Ma spesso nella mia vita ho dovuto chiedermi così tante volte... Sono reale? Perché non mi vedete?» La mia domanda rimbombò quasi silenziosa nella stanza, con un Leclerc che mi osservava quasi incuriosito, attento.

«Non ne parlo mai, ma nella Haas, sono stata trattata bene, certo. Comunque non sempre mi veniva riconosciuto quello che facevo, non sempre sceglievano di portarmi in giro, come ti ho detto prima. Il mio lavoro valeva quanto quello degli altri, ma non veniva lodato come il loro. Per quello, quando ho ricevuto la mail di promozione, inizialmente non ci credevo» L'amarezza prese possesso delle mie emozioni «Chi sceglie qualcosa o qualcuno che nessuno ha mai preso in considerazione?» Quasi chiesi a me stessa, come per non farmi dimenticare.

Quando sei di fronte a due cibi e uno non l'hai mai assaggiato, mentre l'altro è il tuo preferito... Cosa scegli? Cosa pensi?

«La parte sfocata era quasi il mio locus amoenus¹, ero forse arrivata a cercare un rifugio, in quel nascondiglio. Però... Tu hai deciso che valesse la pena per me, riempire quella polaroid vuota.» Sorrisi inconsciamente, osservando il pavimento. Le molle del letto si piegarono sotto il suo peso, segno che aveva deciso di sedersi accanto a me.

«Non so se posso aggiungere qualcosa in più. Cosa penso? Di te, che sei la ragazza più bella che io abbia mai visto, Abigail. Ma qui non si tratta di bellezza fisica.» Mi chiamò il suo sguardo, tanto che girai la testa verso le sue parole.

Appoggiò una mano sul mio collo, accarezzandolo in silenzio, ma poi riprese: «Mi piace, la tua mente. È la tua mente che mi ha attirato.»

Spesso mi chiedevo se non fosse una corsa, continua, contro il tempo che avevamo paura di non goderci. Conoscevo Charles da quasi quattro mesi, eppure eravamo nella stessa casa, a condividere il letto e i nostri pensieri più nascosti.

«Credo che spesso valga la pena, pensare. A volte ho paura di esagerare e incasinarmi la mente, ma altre mi pare di farlo fin troppo poco.» Mi confidò sdraiandosi e rimanendo con i piedi per terra.

«Io sono sicura di pensare troppo, ma vivo di pensieri intrusivi, sai cosa sono?» Domandai retoricamente «Quelli che iniziano con se o e se sono pensieri intrusivi, significa che non vengono da te. Sono l'opposto di quello che sei... Io però ci casco sempre, sai?» Guardai il soffitto, una volta sdraiata a fianco a lui.

Camminavano silenziosi, come un mostro sotto al letto, taciturni entravano nella mente, mettendola a soqquadro. Li respingevi, ci provavi, ma come potevi non pensare, e se...?

«Posso essere il tuo muro, se me lo permetti Abigail... Posso mettermi di fronte a te e fermare ogni cosa. Appoggiati a me, se vuoi. Ti tengo.» Sussurrò dentro il mio cuore, a voce bassa, quasi come se alzandola, la nostra bolla sarebbe potuta esplodere.

Mi voltai, ritrovandolo a qualche centimetro da me e lo baciai.

Mi sto appoggiando a te, non farmi cadere.

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¹ Locus amoenus è un termine usato in letteratura, che si riferisce ad un luogo idealizzato e piacevole.

Qualcuno si chiederà, che cosa sta succedendo?

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Qualcuno si chiederà, che cosa sta succedendo?

Dopo aver concluso la storia di Charles ero già alla fine del secondo volume, Super Max e mi è venuta un'idea che ho deciso di portare avanti per ogni volume.

Qualche capitolo "speciale", non necessariamente più di uno, ma a ogni conclusione della storia, volevo portare qualche momento in più, per farvi ricordare quello che è accaduto...

Per chi ha appena letto il ventesimo capitolo, sarà forse più semplice per voi ricordare l'undicesimo, dove i ragazzi, Charles e Abigail, trovandosi nel Principato di Monaco, partecipano ad una serata di beneficenza. Sono poi presenti anche gli altri piloti e nel pomeriggio prima della cena, Charles regala un vestito a Abigail.

Se qualcuno ha qualche dubbio, basta rileggere le ultime righe dell'undicesimo capitolo.

È un piccolo modo per ricordare, scalfire qualche dettaglio, ti tengo, ha detto, ma sappiamo che alla fine non l'ha fatto.

Fatemi sapere cosa pensate di questa idea, se è una cosa gradita o meno❤️

Per chi è già arrivato a Super Max, ci vediamo giovedì con l'aggiornamento.

A presto,

ire

Il Predestinato | Charles Leclerc | Vol. 1Where stories live. Discover now