Capitolo 4

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Ugo Pirellini era appena uscito dal Consorzio e Enoteca che aveva messo sotto esame per la sua rivista e i suoi lettori. Il prodotto che andava molto in voga per quanto riguardava l'enoteca era un vino della Ditta Ciravegna di Narzole. I titolari della ditta avevano iniziato a "esportare" il loro vino, che era giunto fino al Consorzio che aveva preso in esame. Era fortunato che il Consorzio distasse pochi passi dal ristorante affiliato e che promuovesse vari prodotti locali e non.
Aveva impiegato alcune ore per giungere al consorzio  in macchina e aveva deciso di testare proprio durante la cena il vino della Ditta Ciravegna. Sperava di essere piacevolmente colpito.
Il ristorante era accogliente, i tavoli erano in legno, su cui poggiata c'era una tovaglia bianca e una seconda di un brillante rosso scarlatto. Le posate erano lucenti, i tovaglioli erano di un timido color bianco, in contrasto con l'intenso rosso della seconda tovaglia. Il cesto del pane era in vimini e il pane era fragrante, ancora caldo.
I piatti, brillanti e puliti erano posizionati perfettamente tra il coltello e le due forchette, quella per la cena e quella per l'insalata. Accanto al coltello c'era anche il cucchiaio per la zuppa. Davanti alle stoviglie e al piatto c'erano i bicchieri: Il bicchiere dell'acqua, quello del vino bianco e quello del rosso.
Entrò un uomo e immediatamente Ugo sentì le sue gote ardere e il cuore scalpitare nel petto.
Capelli biondo cenere, baffi cespugliosi ma ordinati, un fisico scultoreo così sensuale che sembrava scolpito dal Michelangelo in persona. Un portamento deciso, occhi magnetici che fecero perdere il fiato a Ugo.
Decise di essere pronto per ordinare l'antipasto.
Era affamato. Desiderava quell'uomo. Era affamato di lui.
Per sua fortuna riuscì a far uscire dalle labbra una frase di senso compiuto e riuscì a ordinare la sua cena e le varie portate che la componevano.
Fu anche fortunato che l'uomo che era appena entrato, il quale aveva uno spiccato accento tedesco, era stato fatto accomodare proprio davanti a lui.
Si sentì accaldato e bramava qualcosa che non poteva permettersi. Era certo che un uomo così bello fosse maritato con una bella donna. Probabilmente aveva già dei pargoli che allietavano il loro matrimonio.
Lui poteva alenare a un matrimonio? Una pura e dolce unione? Una condivisione di un letto e una vita, con qualcuno che non fosse una donna?
Ugo sentì il suo cuore scalpitare come un cavallo imbizzarrito e poteva giurare che sarebbe morto lì, sul colpo se l'uomo avesse alzato gli occhi per intrecciare i loro sguardi. Si sentì rasserenato non vedendo nessun cerchio dorato all'anulare della mano sinistra. Forse poteva sperare. Forse poteva permettere a se stesso di sognare e desiderare.
Una cameriera si avvicinò all'uomo davanti a lui e prese la sua ordinazione. Sapeva di non dover origliare ma sentì che l'uomo, come lui, era venuto qui per assaggiare il vino dalla Ditta Ciravegna, a produzione familiare.
Stimava le piccole imprese che diventavano grandi e acquistavano notorietà con l'impegno e la qualità dei prodotti. Ugo notò con felicità che un cameriere stava entrando nella sala a grandi passi. Teneva in mano una bottiglia di vetro, presumeva fosse per lui e per l'uomo nel tavolo davanti a lui. Il cameriere versò un calice del vino a Ugo, che di sottecchi guardò l'uomo, a cui poco dopo venne riempito il calice a sua volta.
Il galantuomo dai capelli biondo cenere alzò gli occhi e i loro sguardi si intrecciarono.
L'uomo sorrise dolce, e i suoi occhi brillarono. Ugo notò felice che quando il gentiluomo davanti a lui sorrideva gli spuntavano le fossette. Trovava ciò estremamente attraente. Alzò il bicchiere di vetro contenente il vino, in un silenzioso brindisi e l'uomo fece altrettanto. Ambedue non bevvero subito il vino, prima lo fecero decantare e lo annusarono. Ugo sgranò gli occhi allontanando il viso dal calice. C'era qualche cosa che non andava e che gli faceva storcere il naso.
Ugo notò che anche l'uomo seduto davanti a lui aveva aggrottato la fronte.
Inalarono con cautela e quasi diffidenza. L'odore del vino non aveva il classico aroma fruttato, che attestava la presenza di etanolo come alcool.
Ma in quel caso l'odore non era possibile definirlo aroma. Era un odore pungente e irritava le narici.
«Metanolo!» Esclamarono contemporaneamente i due uomini guardandosi negli occhi.
«Lei, gentiluomo è un esperto?» Ruppe il ghiaccio per avviare una conversazione, Ugo.
«Le svelerò un segreto, io sono un collezzionista di Panettoni per svago e divertimento. Riconosco subito se sono panettoni di qualità. Per permettere la più lunga conservazione del prodotto le aziende inseriscono nell'impasto dell'alcool etilico. Questo che stiamo annusando, signore, non è etanolo.»
Ugo rimase ebbro e ammaliato dalla voce del collezionista di prodotti dolciari riconducibili alle festività natalizie. Il sua accento tedesco lo ammaliava come il canto di una sirena.
«Sono alquanto certo che sia necessario far ritirare dal commercio questo vino.» Si riscosse, Ugo.
«Jawohl. Ich stimme zu³.» Concordò l'uomo davanti a lui. Parlando in tedesco e la sua voce mentre parlava nella sua madrelingua era come miele su una fetta fragrante di pane dolce. Poi l'uomo tossicchiò.
«Verzeihung⁴! Mi perdoni, concordo con lei.» Esclamò alzandosi dalla sedia e avvicinandosi con passi calcolati, eleganti e seducenti al suo tavolo.
«Sono Otto Skoiffön, collezzionista di panettoni per passione.» Si presentò con un eccitante e sensuale accento tedesco che fece tremare le mebra a Ugo.
«Ugo Pirellini, il mio mestiere è essere un critico gastronomico.» Si presentò Ugo, con voce tremante.
«Lei sa cos'è l'Omocausto e chi sono i triangoli rosa, Signor Pirellini?» Domandò Otto sondando il terreno.
Voleva capire se l'uomo davanti a lui capiva e comprendeva. Voleva leggere le sue reazioni.
Ugo non riuscì a rispondere verbalmente. Abbassò lo sguardo e si torturò le mani.
Otto come faceva a sapere che lui era interessato agli uomini? Era possibile che Otto lo avesse capito solo guardandolo? Come lo aveva capito? Era possibile che Otto lo avesse spogliato e lo avesse scrutato nel profondo? Era forse questo un modo per chiedergli se era uno di loro? Era Otto interessato a lui e quella frase era una specie di codice?
Ugo annuì silente. Sapeva bene chi erano gli uomini dal triangolo rosa. Lui stesso era un uomo che avrebbe portato quel triangolo se fosse stato un uomo che viveva durante e nel regime del Terzo Reich. Per fortuna lui nacque quando la guerra stava terminando, ma ben sapeva e aveva vissuto nella paura nei suoi primi cinque anni di vita. Mandò giù a vuoto.
Il ristorante iniziò a riempirsi, i clienti li ignoravano ma Ugo si sentiva sotto processo. Aveva l'impressione che tutti lo stessero guardando. Che li stessero giudicando. Ma non stavano facendo nulla di male.
Stavano solo dialogando.
Davanti a sé però aveva un uomo bellissimo.
E lo bramava. Desiderava quell'uomo affascinante e sensuale e Ugo sognava e anelava disperatamente che gli chiedesse se fosse interessato a una scappatella in bagno. Otto rise:«La sto imbarazzando signor Ugo?»
«No! Sono alquanto interessato a intrattenere del gentilsesso con voi Otto, se anche voi lo desiderate.» Esclamò Ugo con le guance spruzzate di porpora.
«Interessant⁵!» Constatò Otto, donando a Ugo un sorriso ammiccante.
«Credo prima dovremmo avvisare le autorità o chi di dovere signor Ugo. Questo vino potrebbe mettere in serio pericolo i consumatori.» Tese una mano, Otto.
Una promessa silenziosa e allietante.
Una promessa peccaminosa, ma anche terribilmente giusta.
Ugo non ci pensò due volte a posare la sua mano sul palmo di Otto.

Wine, love and 1986 (Man × Man)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora