𝘒𝘰𝘻𝘶𝘮𝘦 𝘒𝘦𝘯𝘮𝘢

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Entrai nella stanza e lo stesso ragazzino minuto che avevo visto prima in corridoio era lì. 

Guardai lui, guardai l'infermiera, guardai di nuovo lui e poi l'altra infermiera. Mentre i tre esseri umani che si trovavano in quella stanza mi fissavano. 

<<Signorina Yachi, andiamo, ci sono dei panzienti che ci aspettano>> disse la signora Tanaka. <<Certamente, capo infermiera>> rispose l'infermiera bionda, probabilmente era una specializzanda perchè sembrava tanto più giovane, penso fosse uscita dall'università da poco. 

Le due infermiere uscirono dalla stanza e noi due rimanemmo da soli,  io che osservavo lui e lui che squardava me. 

Ora, se permettete, mi voglio prendere un secondo per descrivere il ragazzo che si trovava davanti a me: era alto letteralmente un metro e un tappo, mi arrivava alla spalla, poi era leggermente curvo (sapete, tipo i gamberi). L'altra cosa che mi saltava all'occhio erano sicuramente i capelli, tinti suppongo, molto fighi. Poi la pelle, pallidissima, sembrava un fantasma. Oh, era anche abbastanza magrolino, in sostanza era minuto, infatti i vestiti gli andavano grandi. A proposito, aveva uno stile troppo bello, con i pantaloni della tuta rossi e una felpa nera oversize dell'anime Junji ito maniac. 

Ma la cosa che mi colpì di lui era un dettaglio che non ho notato subito, solo quando c'è stato un contatto visivo. Sì, perché i suoi occhi era una trappola mortale, tagliavano più del diamante ed erano più profondi del mare, anche se al fondo di quell'abisso si intravedeva un vuoto enorme. 

Al suo sguardo mancava quel non so che di vivo, ecco gli manca lo spirito di un adolescente. 

Mentre ero assorto nei miei pensieri, questo piccolo individuo si diresse verso il suo letto, tirò fuori dalla tasca una chiave, aprì il cassetto e tirò fuori una Nintendo DS e un paio di orecchini. Si sedette sul letto, si infilò gli orecchini e iniziò a giocare ad un videogioco. 

<<Puoi anche andartene, non ho bisogno di te, ti hanno chiamato le due infermiere di prima, ma io non ho mai acconsentito ad averti qui, quindi puoi pure goderti il pomeriggio per il prossimo mese>>.

Basso, figo e stronzetto, "potrei anche innamorarmi" pensai tra me e me. 

<<Beh, mi dispiace illuderti, ma io sono un tipo ligio al mio lavoro, quindi non mi muovo da qui. Mi chiamo Kuroo Tetsuro, comunque>> risposi io.

<<Fai come ti pare, Kuroo>> wow, pronunciato con la sua voce il mio nome suonava proprio bene. 

<<Dunque, cosa vuoi fare?>>.

<<Siediti lì e fissami, se ti va. Oppure fai i compiti, leggi, scriviti con qualcuno, gioca col telefono... basta che non mi parli>>. 

<<Perché? Non vuoi parlare?>>.

<<Non mi piace parlare con le persone, è stancante per me. Poi non ho mai parlato con qualcuno al di fuori di medici e infermiere, mi metti in soggezione, zietto>>.

'Zietto' quanti anni pensava che avessi? Zietto lo dici ai quarantenni al bar quando non hai i soldi per prenderti il panino. Zietto lo dici ai trentenni, zietto lo dici a quelli grandi non ad un diciassettene.

<<Scusa, poi sto zitto, ma quanti anni pensi che io abbia?>> chiesi in tono molto sarcastico, ma anche stizzito.

<<Azzerderei un venti, forse più tendente al trenta>>.

"Piccolo bastardo" mi venne voglia di prenderlo per le orecchie e dirgli quanto sia inrispettoso, ma mi contenni. 

<<In realtà io ho 17 anni>>.

Si girò a guardarmi, appoggiò il Nintendo e poi esordì con un <<No, non è vero>>.

"This bitch- is he being serius?" pensai.

<<Beh, saprò quanti anni ciò>>.

<<Non ci cedo>>.

<<Cosa c'è da credere? Vuoi vedere la mia carta studente?>>.

<<Hai diciassette anni e invece di goderti la vita, passi il tuo tempo con dei moribondi? Sei egoista>>.

<<Egoista? Non si può essere propriamente egoisti, nel lavoro che faccio almeno>>. 

<<Allora stai sottovalutando la vita>> sembrava arrabbiato, anche tanto. 

<<Non è vero, sto facendo una cosa che mi piace, non sottovaluto la vita>>. 

<<Sprechi il tuo tempo con qualcosa che svanirà tra poco e per questo sei egoista, sei masochista e soprattutto sei un'idiota>>. 

<<Ma perché non ho capito?>>. 

<<Broncopneupatia cronica ostruttiva>>. Disse solo quello e poi si rimise a giocare.

Il pomeriggio passò così, lui con cuffie e nintendo e io che lo guardavo, tornai a casa ameraggiato, non volevo che andasse così, volevo veramente farci amicizia perché era il primo ragazzino che trattavo con Stay with Me. 

Finito di cenare e fare i compiti, presi il computer e mentre guardavo Radioactive, il film sui coniugi Currie, cercai così per curiosità cosa significava quello che mi aveva detto Kenma. 

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Cos'è la BPCO (broncopneupatia cronica polmonare)

La Broncopneumopatia cronica ostruttiva, anche nota con la sigla BPCO, è un insieme di malattie respiratorie che interessano polmoni e bronchi e provocano difficoltà a respirare. È una condizione cronica, di lunga durata quindi, i cui danni sono spesso irreversibili e possono essere solo controllati. Tra le malattie che compongono il quadro della BPCO c'è la bronchite cronica, vale a dire uno stato infiammatorio della mucosa bronchiale, che determina un'alterazione dell'albero bronchiale e, quindi, una difficoltà nello scambio gassoso tra l'aria inalata e l'ossigeno assorbito dai polmoni. È un disturbo che coinvolge organi e tessuti, a partire dal cuore. Lo stato infiammatorio protratto nel tempo è anche una delle cause dell'enfisema che consiste in un danneggiamento degli alveoli polmonari, le strutture dei polmoni in cui avviene effettivamente lo scambio tra aria e sangue. E' spesso causata dal deficit di alfa-1-antitripsina, determinato da una malattia genetica caratterizzata dalla mancanza di questa proteina che protegge i polmoni. Esistono 4 stadi: lieve, moderata, grave e molto grave. L'aspettativa di vita non è troppo bassa, ma è comunque una malattia mortale. 

Era questo che intendeva Kenma? Era affetto da questo? Forse era per quello che ha detto che non parlava con qualcuno che non fosse un medico o del personale dall'ospedale. 

"Quel ragazzo mi incuriosisce ancora di più adesso, voglio sapere di più di lui" pensai tra me e me. Volevo sapere tutto, volevo sapere la sua storia, i suoi sogni e le sue aspettative. 

Poi realizzai, lui era un mio paziente e io faccio parte di un'associazione che assiste i moribondi. Dovevo stare con lui un mese, quindi lui sarebbe morto all'incirca tra un mese.

𝙎𝙖𝙢𝙚 𝙡𝙤𝙫𝙚 | KurokenWhere stories live. Discover now