𝘗𝘢𝘳𝘤𝘰

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Arrivai all'ospedale in mezz'ora, anche se da casa mia dista un'oretta. 

Corsi dentro, ormai conoscevo bene la strada. Arrivai, spalancai la porta e lui era lì che leggeva un fumetto.

Ci fu un attimo di silenzio abbastanza imbarazzante, con io che lo guardavo e lui che intanto aveva posato i suoi occhi su di me. Taglienti come sempre, un po' meno vuoti del solito. 

<<Puoi uscire, giusto? Intendo fuori dall'ospedale?>> chiesi.

<<Buongiorno anche a te>> mi rispose.

<<Puoi o no?>>

<<Dove sono finiti il ciao? Come stai? E poi te non dovresti stare a scuola?>>

<<Rispondimi e basta, Kenma>> fermai il suo flusso di pensieri con un tono fermo.

<<Sì, tecnicamente sì. Ma non mi posso allontanare troppo>> disse.

<<Allora muoviti, andiamo a fare un giro>>

<<Ma anche no>>

<<E invece tu vieni con me stronzetto, muoviti che anche se sembra molto non abbiamo tanto tempo>>

<<Ma non posso decidere?>>

<<No, mi dici sempre che sono il tuo zietto e i bravi bambini ubbidiscono sempre>>

<<E sei io fossi un bambino cattivo? Cosa mi faresti, sentiamo?>>

Ok, quella frase pronunciata in quel modo, con quel tono di sfida ma al contempo ammiccante, aveva un non so che di sensuale. Poi detta da lui, con la testa leggermente piegata. 

Cazzo, forse non era stata una buona idea occuparsi di un ragazzo. Perché se Kenma fosse stata femmina, sarebbe stato tutto semplice. Tanto sono gay. 

Mi duole ammetterlo, ma trovavo Kenma maledettamente carino e poi mi piaceva, come persona, come cervello, come testa. 

Ma poi perché stavo facendo una cosa così?

Perché lo avevo preso di peso e trascinato giù dal letto? Perché lo avevo obbligato a cambiarsi, a mettersi le scarpe e a prender una mascherina? 

Ma soprattutto perché lo avevo preso per mano e mi stavo dirigendo a passo spedito, non troppo veloce per non affaticarlo, verso l'uscita? Perché per mano?

Per quale motivo mi era partito questo impulso? Perché mi sentivo così euforico?

E poi un'altra idea si formò, una domanda da un milione di dollari. 

Perché lui lo stava permettendo? 

Perché non si era staccato o lamentato, come aveva sempre fatto nei precedenti giorni?

"Cazzo Kenma così però mi fai pure venire le pare mentali, non va bene" pensai tra me e me. 

<<Posso sapere almeno dove andiamo?>> chiese, e la sua voce mi riportò alla realtà. 

<<C'è un grande parco, rinnovato da poco, è molto molto bello. C'è una calma e una tranquillità. Ti ci devo assolutamente portare>>

<<Beh, grazie, io e i miei polmoni ti ringraziamo. Il polline e le polveri sono i nostri migliori amici>> 

<<Da quanto non esci Kenma?>>

Non rispose subito, forse avevo toccato un tasto abbastanza dolente.

<<Quasi due anni>>

Mi fermai, quell'informazione mi aveva spiazzato.

<<Ce, fammi capire. Te sei qua dentro da due anni, non hai mai messo un piede fuori per tutto sto tempo?>> 

<<Quasi due anni>> disse.

Aveva cambiato espressione, anche se non sembrava molto. La sua faccia di solito era sempre la stessa e tutto giocava sull'inclinazione della testa e la curvatura della bocca. Gli occhi erano sempre uguali. Però quella volta no. Quella volta erano cambiati anche loro e sembravano tristi?

<<L'anno scorso è stato particolarmente difficile, solo per questo>> 

"Kuroo sei una merda" mi ricordò prontamente il mio subconscio.

<<Scusami, non volevo>> dissi, spostando gli occhi verso il basso.

<<Ehi>> dicendolo mi strinse la mano.

<<Non provare a compatirmi>> disse.

<<Mai, signor generale>> dissi in tono scherzoso.

<<Andiamo a questo parco, bad boy>> 

<<Perché bad boy, non ero uno zietto?>>

<<Gli zietti sono bravi, non marinano la scuola per venire in ospedale>>

<<Per te questo e altro, Ken>>

<<Chiamami ancora così e ti esplodo lo scroto>> mi disse sorridendo. 

Ridacchiai.

Il parco non distava molto dall'ospedale, cinque minuti circa. Il verde brillante rifletteva il sole della mattina. Il profumo di erba bagnata era ancora forte nonostante non fosse prestissimo.

Tutta questa vita, nonostante fosse appena iniziata la primavera.

La temperatura era proprio ideale per una passeggiata, perfetta per un pic-nic in compagnia.

"Oggi è proprio una bella giornata, menomale che non l'ho sprecata a scuola" pensai.

<<Allora che facciamo?>> chiese Kenma, la voce filtrata dalla mascherina.

Non poteva uscire senza. Era primavera, iniziava a risvegliarsi la natura, i pollini e tutte le sostanze che venivano rilasciate gli davano fastidio. Anche lo smog e l'inquinamento dell'aria erano dannosi per lui.

<<Vuoi sederti, così ci riposiamo un po'?>> chiesi.

<<Sono malato, non invalido>> disse in tono sarcastico.

𝙎𝙖𝙢𝙚 𝙡𝙤𝙫𝙚 | KurokenWhere stories live. Discover now