Travel and The Mirage Hotel.

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Tengo il cellulare ben saldo contro l'orecchio, nella speranza di non svenire nel fare quello che sto per fare. Lancio una rapida occhiata a Zoe e Brit che stanno discutendo non troppo lontano da me. Le loro voci squillanti sono udibili ma la mia attenzione viene richiamata da tutt'altra parte: papà ha risposto.

« Sam! » Urla mio padre.

Socchiudo gli occhi e sospiro rumorosamente.

« Sam, mi senti? Ma dove diavolo siete? » Domanda furioso.

« Papà, c'è una cosa che devo dirti. » Pronuncio con difficoltà

Il silenzio di papà è più rumoroso del battito del mio cuore, che rischia di esplodere dalla tensione. Mi volto a guardare l'auto di papà, diventata una decapottabile disastrosa e quando siamo arrivate, era intera. Ma è uno dei problemi minori questo. Come farò a dire a papà..

« Abbiamo combinato un disastro. » Enuncio con tutta l'aria viva che mi è rimasta in petto.




****



Blocco la valigia con il peso nella speranza che si chiuda quando improvvisamente, sulla soglia della porta, sbuca dal nulla papà. Bussa due volte, cercando la mia attenzione. Mi volto. Ha gli occhi fissi su di me ed il volto divertito ma allo stesso tempo preoccupato. Faccio una smorfia di fatica e lui sorride.

Entra in camera con un passo lento e fluido, si poggia sul comò e mi guarda con le braccia incrociate tra di loro.

« Andrai fuori per una notte, non è necessario portarsi tutta quella roba. » Pronuncia.

Alzo lo sguardo diligente, lui scuote la testa in silenzio ma dopo aver dato un'occhiata alla mia foto sullo stesso comò dove lui è poggiato, riprende a parlare.

« Non potete andare a festeggiare in città? Io e la mamma siamo disposti a liberarvi la casa, rompete anche le finestre se volete ma non andate a Las Vegas, Sam. » Supplica papà.

Alzo lo sguardo al cielo e mi occupo di riempire lo zaino di roba.

« Papà, il fatto che tu ed i tuoi amici vi siate devastati fino a dimenticare Doug sul tetto, lo zio di Brit dentro un ascensore e cos'era la terza cosa? » Domando.

Papà abbassa la testa ridendo. Copre gli occhi con una mano.

« Stu si è svegliato.. » Risponde ridendo più forte.

« Con le tette, ecco. » Termino la frase io.

Papà continua a ridere, facendo sorride anche me. Si avvicina, togliendo le mie attenzioni dallo zaino e riportandole su di lui.

« Tesoro, devi farmi una promessa. » Pronuncia papà.

I suoi occhi sono seri, nonostante il pensiero di zio Stu con le tette non si sia tolto dalla sua mente ed il suo sorriso è ancora percepibile. Continua a parlare:

« Se mai ti svegli e non ti ricordi neanche come si ci alza in piedi, la prima cosa che devi fare è accertarvi che sia tutte sane e salve, dopo di chè filate a casa. Ti supplico, non stare lì a cercare di ricomporre i pezzi della notte prima. » Più lui parla, più le mani attorno le mie spalle stringono sempre di più.

« E se dovessi svegliarmi da sola in un posto sconosciuto? » Domando.

Lui diventa subito serio. Non c'è ricordo divertente che tenga adesso. Il pensiero di poter avere una figlia perduta chissà dove lo sta terrorizzando così lo avviso all'istante che il mio è solo uno scherzo, che cercherò di star attenta e di tornare il prima possibile il giorno seguente.

Una Notte Da Leoni 4: Non è ancora finita.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora