𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 10 (Kathlyn)

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"𝔏𝔞 𝔪𝔢𝔫𝔱𝔢 𝔬𝔯𝔡𝔦𝔫𝔞,𝔦𝔩 𝔠𝔲𝔬𝔯𝔢 𝔠𝔬𝔪𝔞𝔫𝔡𝔞"

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"𝔏𝔞 𝔪𝔢𝔫𝔱𝔢 𝔬𝔯𝔡𝔦𝔫𝔞,
𝔦𝔩 𝔠𝔲𝔬𝔯𝔢 𝔠𝔬𝔪𝔞𝔫𝔡𝔞"

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Ero felice di essere finalmente fuori dal castello.

Dato che gli operai e i muratori erano in pausa, perciò non dovevo controllare che non sconfinassero in aree della casa a cui preferivamo che non avessero accesso, ero stata libera di accompagnare Callum in città e ne ero emozionata. Avevo una gran voglia di esplorare Notturn Hall per la prima volta, dato che da piccoli ci era sempre stato vietato persino di uscire di casa.

Inoltre, anche se avevo meno problemi di autocontrollo rispetto ai miei fratelli, il passato che riecheggiava tra quelle mura a volte sembrava schiacciarmi sotto il peso di tutti i suoi ricordi. Faceva ancora male pensare a quanto avevamo perso, per colpa dei nostri genitori.

Lanciai un'occhiata fugace a Callum, seduto al posto del conducente. Indossava una camicia bianca immacolata, senza neanche una grinza, con una cravatta scura annodata alla perfezione. I capelli, di un nero lucido, erano tirati indietro nella solita maniera impeccabile e si era accorciato la barba di recente. Non c'era il minimo dettaglio fuori posto, persino il gradevole profumo di ribes che emanava era dosato in modo tale da renderlo accattivante, senza però risultare troppo pungente.

Era incredibile come riuscisse a trovare il tempo per una cura così maniacale del proprio aspetto, nonostante fosse pieno di cose da fare.

«Che c'è?» chiese curioso, accorgendosi del mio sguardo.

Sorrisi. «Nulla. Allora, chi hai detto che è questo hacker?»

«Un certo Will Greene. È stata la Bailey a darmi il suo nome, a quanto pare faceva dei lavoretti illegali per suo padre già da quando aveva quindici anni».

Mi mordicchiai una pellicina attorno all'unghia dell'indice, intanto che continuavo a squadrarlo di soppiatto. Il suo viso non tradiva nessuna emozione, solo la distaccata gentilezza che conoscevo bene, eppure non ero convinta. «Non me ne hai ancora parlato da quando l'hai incontrata. Che impressione ti ha fatto?»

Callum scrollò le spalle. «Intelligente, ma sfrontata. Credo che andrebbe d'accordo con un paio di nostri fratelli, in quanto a ego».

«Ti fidi?»

«Per niente».

Dopo aver parcheggiato sul ciglio della strada, Callum scese subito dall'auto e si affrettò ad aprirmi lo sportello. Lo ringraziai, anche se non potei fare a meno di roteare gli occhi divertita. Gli avevo ripetuto fino allo sfinimento che la sua galanteria, per quanto apprezzata, non era necessaria con me, ma avevo dovuto rassegnarmi al fatto che erano gesti così spontanei per lui che non riusciva a farne a meno.

Mentre camminavamo uno accanto all'altro, la mia attenzione venne catturata dalla semplice bellezza della cittadina. Graziosi negozietti, ristoranti con tavolini all'aperto, qualche bottega dall'aria antiquata e persino un centro commerciale ancora addobbato con le decorazioni natalizie davanti al quale rallentai per ammirare oltre le vetrine.

Fear of SilenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora