1_Lo stalker

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Un urlo acuto riecheggiò nella stanza.

Romilda si sedette di scatto sul letto, sudando quanto una cascata, dopo l'urlo spaventato appena emesso.

Le servì tutta la mattina, fino all'ora di pranzo per riprendersi, nemmeno del tutto, anche se aveva soltanto avuto un incubo, tanto reale quanto raccapricciante, ma comunque un incubo. Telefonò il suo migliore amico Arthur per chiedergli di pranzare insieme e lui accettò subito.

-Che intendi con "faccia confusa"?- domandò Arthur mentre Romilda raccontava il suo incubo di fronte ad un gustoso piatto con un panino e delle patatine fritte
-Intendo che vedevo la sua faccia, ma non riuscivo a riconoscerlo, era appunto "confusa" e incomprensibile-
-E questo losco individuo ti seguiva?-
-Sì esatto, mi puntava continuamente una pistola contro, finché....beh, mi ha sparato... più di una volta-
-Oh mio dio e come stai?! Dove li ha fatti i buchi?- scherzò Arthur
-Scemo! Ero spaventata davvero-
-Ehy, scherzavo. Ma poi, stai tranquilla, era solo un incubo, non devi farti manipolare da questi...-
-Lo so...lo so...- rispose lei pensierosa, osservando nel vuoto di quel ristorante
-Quello hai intenzione di mangiarlo?- domandò Arthur indicando il panino della sua amica
-Non ho molta fame....a dire il vero...-
-Potevi non ordinare il menù, mi costringi a gustare due ottimi panini. Le patatine le mangi?-
-Ehm...ok, sì, quelle le mangio. Prenditi pure il panino-
-D'accordo...- rispose Arthur prima di addentare il suo secondo hamburger.
Il ragazzo divorò il cibo in pochissimo tempo, mentre Romilda stava ancora sgranocchiando le sue patatine con molta calma.
-Io tra poco andrei all'inaugurazione di quella mostra di cui ti parlavo, vieni con me? È qui in centro- affermò Arthur pieno come un uovo
-Nah, tranquillo, va' pure, io credo che starò qui, finirò le mie gustosissime patatine e poi mi andrò a fare una passeggiata-
-Se ti và appena finisco alla mostra mi unisco alla passeggiata-
-Magari ci mangiamo qualcosa sta sera ok?- propose lei
-Va benissimo, ci vediamo per le 20 dalla fontana?-
-Perfetto, a dopo!- rispose lei addentando un'altra patatina, mentre Arthur stava pagando per entrambi e subito dopo uscì dalla porta e si diresse verso il palazzo dove si sarebbe tenuta la mostra.

Finite le patatine Romilda si alzò e si diresse verso il parco dove avrebbe svolto la sua tranquilla passeggiata.

Arthur fu' accolto nel palazzo da un enorme banchetto iniziale, con altra gente che era lì per l'inaugurazione, mentre intorno a lui poteva notare le prime opere esposte. Poco dopo un elegante donna, autrice della mostra, fece un discorso a tutti i presenti e subito dopo, con una guida al proprio fianco, li accompagnò per la mostra.
Passò un'ora e mentre Arthur e gli altri erano dentro Romilda era corsa con ansia al palazzo, per qualche strano motivo, come se qualcuno la stesse seguendo
-Signorina, è in corso l'inaugurazione della mostra qui, di che cosa ha bisogno?- domandò l'uomo alla segreteria
-Ho bisogno di entrare, la prego...-
-L'inaugurazione è già iniziata, se vuole da settimana prossima può venire qui, il biglietto costa solo 9 euro-
-Ho bisogno di entrare adesso. C'è un mio amico e ho bisogno di lui...-
-Glielo posso chiamare, come si chiama?-
-Arthur, Arthur Pattinson-
-Va bene, aspetti qui- disse l'uomo entrando nella mostra.
Romilda si guardava continuamente intorno e si sentiva costantemente osservata, pur ritrovandosi al chiuso.
Ad un certo punto sentì un tuono provenire dall'esterno, seguito dalla pioggia improvvisa e insistente che batteva a vento contro il palazzo.
Romilda si girò verso la porta, quando ormai sembravano passati infiniti minuti, spaventata e in ansia per qualcosa che probabilmente era successo qualche minuto prima al parco.
Improvvisamente la porta di fronte ai suoi occhi si spalancò con una folata di vento e la ragazza notò che l'esterno era diventato molto buio, come se il giorno fosse stato risucchiato dalla notte in pochi istanti. Subito dopo seguì il lampo proprio di fronte alla porta spalancata, che lasciò spazio ad un ombra. Romilda tirò un acuto grido, cosa che fece correre Arthur in suo soccorso -Romilda, che succede?-
-Arthur....- affermò lei in lacrime
-Che succede?- ripetè lui
-Portami a casa...- disse Romilda ed osservando la porta si accorse che in realtà era sempre rimasta chiusa.

Non appena si trovarono a casa del ragazzo, Arthur la aiutò a mettersi sul lettto e le si sedette accanto.
-Allora: che cosa è successo?- domandò preoccupato lui
-C'era qualcuno...qualcuno che mi inseguiva. Ha iniziato a seguirmi dal parco, poi nei vicoli e infine in centro vicino al palazzo...-
-Davvero?! Oh mio dio, l'hai visto in faccia?-
-No! Non l'ho visto...ero spaventata, ma sono sicura che era sempre lo stesso, per via dei vestiti-
-Ho capito, ora stai tranquilla, puoi dormire qui da me, io mi metterò sul divano, per qualunque cosa chiamami, va bene?-
-Resta qui....ho paura-
-Ehy. Non devi preoccuparti, ok? Qui ci sono io con te, nessuno entrerà qui per farti del male. Finché non ti riprendi puoi stare qui-
-Va bene.... però resta qui comunque-
-Ok, ok tranquilla. Starò qui, non ti preoccupare- disse lui sedendosi sulla poltrona accanto al suo letto dov'era sdraiata la ragazza
-Che cosa vuole da me? Io non ho fatto niente di male...- affermò ad una certa Romilda
-Lo so, sai come sono fatti questi individui. Sono schifosi...ti proteggo io, ma vedrai che questa persona avrà già cambiato obbiettivo, ok? Sta tranquilla-
-Sei molto gentile, Arthur. Lo sei sempre stato-
-Tutto pur di aiutarti, ci sono sempre per te e lo sai, siamo amici dalle elementari. Ci proteggiamo a vivendo, ok?-
-Certo, amico mio, grazie...-
-Ora riposa un po', vuoi mangiare qualcosa per cena più tardi?-
-Qualcosa di leggero-
-Risotto con un po' di formaggio?-
-Va bene, ma non troppo-
-Ok, tranquilla-

Una volta che Romilda ebbe mangiato si addormentò come un sasso e dopo un'oretta anche Arthur, al suo fianco, cedette.

Romilda, durante il sonno, si muoveva continuamente, sudando quanto una fontana, mentre aveva nuovamente lo stesso incubo di sempre
-Fermati! Per favore!!- urlò alla macchina che si era appena fermata di fronte al buio vicolo cieco notturno in cui lei era andata -Sta facendo un errore! Io non ho fatto niente di male, ti prego!-
L'ombra uscì dall'auto con un mano una revolver. La sua faccia era contorta e gli elementi su di essa erano indecifrabili.
-Per favore, chi sei?! Perché mi fai questo ?!- urlava lei disperata e arrivata a spalle contro il muro, mentre la figura si avvicinava
-No!!! Ti prego!!!-
Ma l'ultima cosa che Romilda poté sentire fu' una gettata di colpi mortali verso di lei. Poi per un istante: buio.

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