Un urlo acuto riecheggiò nella stanza.
Arthur si alzò di scatto in piedi e domandò preoccupato a Romilda -Che succede?!-
Romilda attese qualche istante per riprendersi e connettere i sensi alla realtà -Non preoccuparti- affermò lei
-Hai cacciato un urlo che probabilmente ha svegliato il vicinato, non puoi dirmi che non mi devo preoccupare-
-È il solito incubo. Ormai capita di continuo, nulla di preoccupante-
-Certo, ma comunque hai preso un bello spavento. Mi confermi che tu stia bene?-
-Sì, sì, tutto apposto, grazie-
-Bene...-
-E scusami per averti svegliato-
-Mi sarei alzato lo stesso, vado a preparare la colazione, hai preferenze?-
-Qualsiasi cosa, tranquillo-
-D'accordo arrivo subito-Romilda attese un paio di minuti a letto, ma inziò a provare una brutta sensazione, la pelle d'oca inziò a tirarle i peletti in aria drittissimi come se volessero raggiungere il soffitto, il sudore incominciò a scendere e una sensazione di freddo le trapassò la schiena fino a raggiungere la nuca.
Guardò verso la porta della stanza, dopo che uno strano bagliore aveva attirato la sua attenzione. Seguì un altro bagliore insieme ad un inspiegabile tuono.
Romilda era confusa e sporse la testa, senza alzarsi, verso la porta aperta, quando da essa, dopo un altro strano lampo, mostrò una figura completamente oscurata, alla quale era visibile soltanto la pistola che teneva in mano. La figura si avvicinava a passo svelto verso la ragazza, quando essa si coprì gli occhi.
-Ehm? Bubù settetè?- domandò ironicamente la voce di Arthur, cosa che fece togliere le mani dagli occhi a Romilda e suoi occhi le mostrarono Arthur con un vassoio di cibo in mano
-Come?- domandò lei
-Perché ti sei tappata gli occhi?-
-Ehm...niente...niente-
-Beh, ho preparato qualcosina, non sapevo cosa portare e ho preso più cose: fette tostate, biscotti, cioccolato, poi qui hai marmellata, burro e una brioche. Ti faccio un bicchiere di latte o preferisci del succo?-
-Ehm...va bene il succo-
-Allora è proprio sul vassoio-
-Comunque non ce n'era bisogno, mi stavo per alzare. Grazie, sei stato gentilissimo....come sempre- affermò lei, mentre Arthur le poggiava il vassoio sul letto.Passarono circa quaranta minuti prima che Romilda si alzasse dal letto, ma una volta lasciato non uscì di casa per tutto il giorno, fino alla sera quando Arthur le domandò -Vuoi cenare fuori?-
-Non voglio uscire, non mi sento sicura a farlo...scusa. Ma non rinunciare per colpa mia, tu esci-
-Negativo. Te lo puoi scordare che ti lascio qui da sola. Sicura di non voler prendere una boccata d'aria? Se mi dirai nuovamente di no ci vedremo un film qui, non ti devi preoccupare-
-Solo per cenare, poi torniamo subito qui...- rispose lei titubante
-Sicura? Non voglio costringerti-
-Andiamo-
-Che ne dici di mangiare sushi?-
-Non credo di avere abbastanza soldi dietro...-
-Non preoccuparti, pago io...e non puoi rifiutare!-
-E va bene, però la prossima volta offro io-La serata passò tranquilla e serena, cullata da una docile brezza venuta dal mare. Tornarono a casa di Arthur alle 22 spaccate e Romilda andò subito in camera per buttarsi sul letto, piena di cibo fino a scoppiare e stanca morta, ma su quello su cui lei doveva buttarsi trovò un oggetto curioso, ma meraviglioso, profumato e delicato: una rosa.
-Arthur? Me l'hai lasciata tu questa?- domandò lei, ma appena lo fece, per qualche misteriosa ragione, la rosa si frantumò in migliaia di piccoli pezzi che si volatilizzarono magicamente nell'aria
-Questa cosa?- domandò Arthur appena arrivato nella stanza
-C'era.... c'era....una rosa-
-Una rosa? E da dov'è entrata una rosa? E poi dov'è?-
-Era proprio qui....sul letto, ma poi è svanita...-
-Mh....ok, bella questa-
-Cosa? Non mi credi?-
-No no! È che....non pensi sia un po' strano?-
-Non sono pazza! Io l'ho vista!- urlò lei
-Calmati, ti credo. Ho detto solo che è strano, non che tu te lo sia inventato-
-Ho...ho bisogno di stendermi....- affermò lei sdraiandosi sul letto -Vorrei...vorrei dormire un po'-
-D'accordo, io vado di là e mi guardo un film, dormo di là?-
-D'accordo-
-Preferisci stare da sola?-
-Come preferisci...-
-D'accordo allora vado...- affermò lui avvicinandosi alla porta
-No! Fermo!- lo bloccò lei -Non voglio stare da sola....ho cambiato idea. Ho paura a stare da sola...vorrei che tu restassi qui-
-Va bene, prendo solo le mie cuffie, così mi vedrò il film sul cellulare-E così dopo neppure 5 minuti dall'inizio del film, Romilda si addormentò.
Naturalmente come da ogni sonno, come costantemente accade ad ogni risveglio, Romilda cacciò un grido svegliandosi improvvisamente di prima mattina.
-Ehy ehy- la calmò Arthur -Solito incubo?-
-Già, sempre il solito...- affermò lei, ma il suo sguardo cadde sulla scrivania sulla quale era appoggiata un'altra rosa -Guarda lì la vedi? La vedi quella?-
-Ehm...una rosa?-
-Ce l'hai messa tu?-
-No... è quella di cui parlavi ieri? L'hai messa tu?-
-Ma no! Ieri non c'era! L'ha messa il tizio del parco, ne sono sicura!-
-Che? Ancora quello lì? Te l'ho detto, i tipi come lui cambiano obbiettivo continuamente. E poi avrei notato entrare qualcuno in casa di notte no? Tra l'altro ho chiuso tutto a chiave...-
-Credi che ce l'abbia messa io? E perché avrei dovuto?-
-No...non penso affatto che l'abbia messa tu...- spiegò lui avvicinandosi alla rosa e notando qualcosa su di essa -C'è un foglio-
-Un foglio?-
-Sì un biglietto...-
Romilda si alzò subito in piedi e andò a prendere la lettera piegata a metà sopra la rosa. La alzò e la aprì, leggendo quello che c'era scritto sopra:
"Non puoi nasconderti, io ti vedo, io ti ascolto, io sento il tuo battito del cuore, sento il tuo sangue scorrere nelle tue vene, sento il tuo respiro pompato dai polmoni, sento la tua pelle fredda all'idea che tu sia ancora il mio obbiettivo, sento i tuoi denti stretti dalla paura, sento l'odore della tua ansia e della tua debolezza. Non puoi nasconderti per sempre, stai pur certa che quando meno te lo aspetti io verrò a prenderti, Romilda".
La ragazza fece cadere la lettera a terra, prima di scoppiare in un pianto creatosi dalla paura.