Romilda lo prese per il braccio e lo trascinò all'interno dell'università.
-Mi spieghi che succede? Cos'hai visto?- domandò confuso lui
-Di nuovo l'ombra! Era molto vicino ma copriva la faccia dietro un cespuglio, però ho riconosciuto i vestiti-
-Non lo vedevi da molto?-
-Sì, sento costantemente la sua presenza che mi segue, ma oggi mi ha spaventato particolarmente, lo avevi dietro le spalle...-
-Romilda, devi andare dalla polizia, guarda in faccia la realtà! Non puoi continuare così-
-Smettila! Non proporlo più, è inutile!-
-Ho capito, ma almeno lascia che ti aiuti, non trattarmi come se non ci conoscessimo da quando avevamo ancora il pannolino!-
-Lo so, ho bisogno di un po' di spazio. Ogni tanto sei un po' oppressivo e non potevo permettermelo con quello che sto passando-
-Mi dispiace, lo faccio perché ci tengo molto a te, lo sai!-
-Lo so, ma ogni tanto lascia che respiri-
-Io...lo capisco. Mi impegnerò, ma non ignorarmi, per favore-
-Non voglio ignorarti! Ascolta, domani non ho università, ci vediamo va bene?-
-Perfetto! Io sono libero-
-Bene, allora a domani-
-Stai attenta, ok?-
-A domani- rispose lei salendo le scale dell'università.
Arthur uscì e si diresse a casa dove passò il resto della giornata, fino ad addormentarsi sul divano.
Si svegliò alle 3:47 per poi andare a completare il sonno sul proprio letto.Definitivamente si alzò dal letto la mattina per circa le 9:30.
La prima cosa che fece fu' scrivere a Romilda "A che ora ci vediamo e dove?".
Lei rispose pochi minuti dopo "Ti suono alle 12:45".Alle 12:49 Romilda suonò.
-Ciao! Benvenuta!- affermò Arthur entusiasta aprendo la porta
-Ehy, dove andiamo?- domandò lei sottotono
-Ehm...direi sempre al solito?-
-Fai tu, per me va bene- rispose sempre allo stesso modo lei e lui lo notò
-Tutto bene? È successo qualcos'altro?- domandò preoccupato
-A dire il vero sì...ho trovato un'altra lettera...-
-Fammela vedere!- quasi urlò lui in panico
-L'ho bruciata! Ero più infuriata che spaventata!-
-Bruciata? Dove?-
-Nel mio camino...ma perché chiedi dove?-
-La lettera te l'ha lasciata in casa?-
-Sì!!!-
-Romilda. Mi dispiace-
-Non mi interessa di quello che fa questa persona. Non ho paura!-
-Ma...sei sicura? È pericoloso...come fai a stare tranquilla?-
-Me lo avevi detto anche tu, non farà nulla, è solo stressante vederlo ovunque vada, ma non farà nulla di più-
-Ehm...o...ok. L'importante che tu sia sicura...-
-Andiamo a mangiare?-
E lui, un po' confuso, rispose -Ok-.Andarono al solito bar-ristorante prendendo i soliti panini.
I dialoghi durante il pranzo non furono molto lunghi, come trafitti violentemente da una tensione tagliente, spezzettati in tanti piccoli frammenti annebbiati e galleggianti nelle loro teste.
In un momento di silenzio Arthur le domandò -Per curiosità: Freddie è il tuo ragazzo?-
Lei quasi si strozzò con la bevanda per poi chiedere -Eh? Perché?-
-Così, per curiosità. Siamo migliori amici, dobbiamo dircele le cose-
-È solo un amico-
-Sicura?-
-Ma sì, perché?-
-Niente-
-Poi sono io che ho un atteggiamento strano...sono io quella seguita, quindi non hai sta scusa. Che ti succede?-
-Ma che paragone è? Sei tu che dici di essere tranquilla! Io sono solo preoccupato per te-
-Preocupato di Freddie?-
-No! Non è quello! Che dici?! Sai che ti sono vicino per questa situazione...-
-Ripeti sempre la stessa cosa! Ma non mi sembra che tu stia facendo qualcosa per cambiarla!!-
-Ma stai scherzando?! Hai detto che sei tranquilla! Che diavolo dovrei fare io?!?-
-Tu...non lo so! Pensaci! Qualcosa puoi fare! Ok?!? Fai qualcosa, perché così mi hai rotto!!!- affermò lei urlando
-Io...ti ho rotto?- domandò lui a testa bassa
-Ok...ho esagerato. Però...capiscimi-
-Ti devo capire? Io...ci provo. Ma tu capisci me...voglio proteggerti, ti a...ti... ti voglio bene! Siamo migliori amici-
-Ok...ora basta, ora vai in bagno e respira. Poi torna e vedi cosa puoi fare-
-Eh? Ma che stai...-
-Fallo-
Arthur, ancora confuso la ascoltò e andò in bagno.
Nel frattempo Romilda aspettò seduta al tavolo.
Inizialmente osservò il piatto con sguardo vago, poi spostò la visita su un altro cliente e notò che la stava guardando. Abbassò lo sguardo e lo rialzò verso un'altra cliente che anch'essa la stava osservando. Di nuovo abbassò lo sguardo e poi lo spostò su una famiglia ed incredula constatò che anche tutti loro la stavano guardando. Abbassò nuovamente lo sguardo e lo rialzò verso il bancone. Quasi cacciò un urlo, perché di fronte ad esso davanti ai suoi occhi c'era la stessa figura con gli stessi vestiti, ma la faccia era spaventosamente confusa, come nei sogni. Occhi, bocca, naso e ogni parte della faccia, comprese quelle della testa ovvero capelli, orecchie , mento, si mischiavano insieme costantemente in un vortice terrificante.
Si accorse che anche le altre persone avevano assunto la stessa identica faccia.
La figura di fronte al bancone avanzò verso Romilda e lei era in panico, ma bloccata come una statua. Non appena la figura aveva inziato ad avanzare anche tutti gli altri clienti, che si erano moltiplicati per 10, si erano alzati e si erano uniti all'altra figura.
Romilda era impotente, era costretta a vedere quelle figure con la faccia confusa avvicinarsi lentamente a lei.
Non riusciva a muoversi, a parlare, a mala pena riusciva a respirare.
Quando ormai le figure erano a pochi centimetri dalla sua faccia, tanto che riusciva a sentire i loro respiri, Arthur la svegliò dallo stato di trans.
Lei, chiudendo e aprendo gli occhi, scoppiò a piangere -Ro...Romilda che succede?-
-Non ce la faccio più! Mi è entrato in testa!!! Non ce la faccio più!!!- urlò e poi uscì di corsa
-Aspetta!!!- urlò lui seguendola fuori e lei era impanicata guardando sulla destra. Arthur in quella direzione vide un'auto
-È la sua macchina.... è la sua macchina! È la sua macchina!!!!- urlò lei disperata scappando nella direzione opposta. Arthur, invece era furioso e volle una volta per tutte finirla con questa storia e fare davvero qualcosa per Romilda, proprio come le aveva detto lei.
Camminò verso l'auto e una volta di fronte urlò -Esci fuori se hai il coraggio!!-.