Capitolo ventisei |✞| L'ultima danza (Atto II)

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[Ao, il fatto è lungo.
Sì... lungo quasi due anni. Lo so.
Poi vi spiego, anime belle.
Poi vi spiego.]

Miss Delia avanzò verso di noi, le luci nel corridoio svanirono, come la fiamma della candela quando soffiamo. In un attimo di impeto mi fiondai nel buio e mi inginocchiai accanto a Julia, per timore che le passasse sopra. La presi per le spalle e la sollevai per metà da terra, la ferita alla testa riversava rosso sul pavimento e lungo il viso, arrivando al collo. Rabbrividii, l'odore mi diede alla testa, e voltandomi indietro, realizzai di non essere l'unica. Miss Delia a pochi passi da me, i Sakamaki ancora più indietro, le ragazze pietrificate, fatta eccezione per Selene che era corsa contro la porta del salotto schiacciandosi contro le ante che violente sbattevano, colpendola senza pietà dietro la schiena. «La festa ha cambiato location, mi sa...»

Sbiancai. Il sangue. La sete. La perdita di controllo. La perdita di se stessi... La perdita dei manichini.

«Questa me la pagherai molto cara...», mormorò Kanato con la mano davanti alla bocca. La sua voce rimbombò nella stanza, non avevo idea di dove fosse. La porta sbatté più forte. Selene non avrebbe retto ancora per molto.

«Non mi aspettavo nulla di diverso da te», Miss Delia si protese verso di me con un sorriso soddisfatto sulle labbra. «Era da tanto che desideravo parlarti, forse adesso mi degnerai della tua attenzione.» Questa nuova forma aveva una pelle così pallida, quasi diafana e luminosa, che con gli occhi sbarrati riconoscevo la mappa delle vene bluastre su tutto il corpo, e più si avvicinava, più io mi imponevo si rialzarmi, ma il peso di Julia mi tirava verso il basso. Il fantasma di quella donna continuava ad avvicinarsi, quando a un tratto sia Laito che Subaru piombarono tra noi e lei. «La signorina riceve su appuntamento. Puoi parlare con me, se vuoi.»

«Da' qua», Subaru mi strappò Julia dalle braccia e la sollevò da terra, aggiungendo, in un sussurro digrignato: «Hai già fatto abbastanza.»

«Mi sottovaluti, Laito», setenziò Miss Delia osservandolo dall'alto in basso, «Comincio ad averne abbastanza, di te.»

«Un tempo non l'avresti pensata così», ribattè lui, indietreggiando verso di me. Protese il braccio destro e mi ci aggrappai per tirarmi su, Laito non si mosse neppure un attimo. Dall'altro lato della stanza, i suoi fratelli gli puntarono addosso sguardi complici ma ermetici, che si interruppero quando Selene crollò in ginocchio con un ultimo spintone alla porta. Sulla sua testa comparve una mano, poi un'altra.

La stanza piombò nel gelo. Non ebbi neppure il tempo di domandarmi cosa fosse successo, che qualsiasi via d'uscita dalla mia mente fu ostacolata da un unico pensiero: chi sta controllando quei cosi adesso?

Miss Delia tornò a guardare nella nostra direzione. «La resa, talvolta, è la più saggia delle scelte.»
Se stesse parlando a me, o a Laito, questo non me lo spiegai.
Come non mi spiegai neppure come feci a ritrovarmi fuori dal salone, dall'altro lato della folla di corpi, in una frazione di secondo. La luce dell'androne mi inondò gli occhi, doveva essere il secondo piano. Ancora stordita dal memoriatur, riconobbi poco a poco la stretta di Laito attorno al mio corpo e tutti gli altri attorno a noi.

Trattenni il fiato. «C-Credo di dover vomitare.»

«Come sei delicata», commentò Laito senza perdere di vista tutti i corpi che si riversavano nel salone, gettandosi nelle tenebre. «Ecco perché eri così pallida quando sei arrivata qui in auto.»

Ayato spinse l'ultimo manichino oltre le porte e le chiuse con forza, tanto da far vibrare tutta la parete e i lampadari sulle nostre teste. «Non siamo nemmeno a metà. Sbarazziamoci degli altri il prima possibile. Meno ne ha a disposizione, più tempo guadagneremo per rispedirla da dove è tornata.»

Love and Death ~Diabolik Lovers~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora