Un altro giorno, voleva dire nuove attività e infatti fu cosí, avevamo ben un'ora di musica, dove un certo cardiotrap si mise a schiacciare tasti sul pianoforte, cantando in napoletano molto stretto, tipico di tutti noi.
Mi sentii improvvisamente una mano sulla spalla, che indubbiamente richiamò la mia attenzione, facendomi girare. Mi accorsi subito di quegli occhi, che parevano quelli di un morto, ma che d'altro canto sembravano avere una scintilla, che riconobbi essere quelli di Edoardo, che anche oggi portava una delle sue camicie.
"Biliardino?" mi indicò con il pollice il gioco dietro, dove c'era già Rosa ad aspettarmi, con un espressione seria. Mi avvicinai e mi misi in postazione, intimorita dalla situazione, siccome io e la mora eravamo contro il ragazzo.
Proprio in questo momento, tre delle famiglie più potenti di Napoli (Conte, Ricci ed Cava) stavano giocando tutti ad un biliardino, con grande competivitá. "In questi giorni a Di Salvo hanno dato il permesso di uscire, quando tornerà dobbiamo ucciderlo" sussurrò Edoardo, facendoci un goal dritto in porta con la difesa.
"Non mi sporco le mani di merda" gettai aspra, buttando un'altra pallina sul campo, continuando a smanettare le maniglie.
"Infatti non saremo noi a farlo, sará Rosa" disse tutto di un fiato, mentre io tirai in porta con la mediana ed entró.
Alle sue parole, dopo aver segnato, mi misi dritta, osservando la ragazza accanto a me, leggermente stupita. "E perché non puoi farlo tu?" squadrai dall'alto verso il basso il castano.
"Ho deciso che voglio farlo io!" la mora, sbattè un pugno sul tavolo, facendo girare gli educatori, che si misero leggermente in allerta.
Io annuii soltanto, gettando un'altra pallina.
"Tu chi cazzo sei per dirmi che devo fare?" alzai la testa sempre verso il mio interlocutore, mentre si stava accendendo un'accesa discussione tra noi.
"Sono Edoardo Conte e comando io qui dentro"
Gli risi in faccia, appoggiandomi con le mani al biliardino, continuando a sghignazzare. "Non piú."Mi allontanai dal gioco, per poi appoggiarmi al pianoforte, dove solo guardando il ragazzo che continuava a suonare lo feci alzare e mi misi all'opera. Strimpellai un pò prima di avere una vera e propria sinfonia, che tutti riconobbero essere una canzone di Liberato, un idolo per i ragazzi di questi tempi. Tutti insieme cominciarono a cantare, abbracciati uno agli altri, divertendosi e io sorrisi.
Edoardo invece, sempre con il suo fare serio e cupo restó immobile, accanto a Rosa, che invece partecipava al coro.
"Conticell', vuoi suonare?" appoggiai un gomito sui tasti, facendo gran baccano, osservandolo.
"Solo se mi insegni tu" incrociò le braccia, avvicinandosi allo strumento, facendosi spazio tra la folla. "Allora ti toccherà imparare solo"
L'atmosfera era rovente, infatti tutti non facevano altro che girare le loro teste appena uno di noi due parlava. Lo vidi accendersi una sigaretta. "Non offri ai tuoi amici?" ed alcuni si avvicinarono appunto ad Edoardo, supplicandolo di offrirgli delle cicche.
Lui mollò direttamente il pacco, buttandolo sulla carcassa del piano, allontanandosi, cosí lo seguii.
"Sei fastidiosa" si lamentò lui, fumando all'aria aperta, dopo aver sceso un paio di scale.
Io soddisfatta del suo 'complimento' sorrisi, maliziosa, sentendo provenir da sopra una calorosa melodia. "D'altronde sono una Cava" portai le braccia al petto, fiera di portare il mio cognome.
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Judas ✭ Edoardo Conte
Fanfiction.・。.・゜✭・.・✫・゜・。. una giovane ragazza dall'aspetto ingannevole ma di famiglia potente e mafiosa finisce nel IPM napoletano, per gravi accuse. condannata alla sua pena si adeguerà al carcere, provando a dar poca retta ai ragazzi malavitosi e perversi...