7.

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Le sue mani venose e belle, attraenti, si posarono direttamente sul biliardino, mentre i suoi occhi si intersecarono con i miei, creandomi una strana sensazione, come brividi lungo la schiena.
"Devo evadere da qui, ho delle commissioni da fare, mi serve il vostro aiuto" Edoardo ci sussurró, a me e Rosa, che ci scambiammo uno sguardo confuso.
Io in un primo momento risi, comprendoni la bocca con la mano. "E sentiamo, devo prendermi qualche altro anno per colpa di uno come te?" mi avvicinai, affiancando il tavolo da gioco, passando le mano tra gli omini di plastica.
"Fuggi con me, torneremo entro mezzanotte di domani" alzó le spalle, innocentemente come se non stesse programmando un'evasione. Lo osservai con occhi accattivanti, infuriata dalla sua proposta folle.
"Io non le faccio queste cazzate, non hai capito?" alzai il capo nella sua direzione, sentendomi gli occhi di Rosa fissi su di me. Stavo dando scena, lo sapevo benissimo, ma mi piaceva sentirmi sotto i riflettori, sopratutto se a comando di quest'ultimi ci sta Edoardo Conte.
"Mi devi aiutare, cazzo! Ho da sbrigare cose per i Ricci" continuó lui, piegando la testa, cercando di spiegarsi, argomentando ulteriormente.
Sospirai, quasi sbuffando, stringendo i manici del biliardino, innervosita dalla discussione in corso.
"Hai scassato il cazzo di comandare" senza pensarci due volte, alzai il braccio, allungando la mano, chiusa in un pugno verso il suo volto, azzeccando per bene il naso. Sotto al mio tatto sentii quasi un crac che mi fece quasi impaurire (per avergli teoricamente rotto il naso). Rosa mi tiró subito indietro e il gruppetto del Conticell' - come lo chiamavo io - non esitò ad avvicinarsi, cercando di provocarmi ancora.
Il castano, portò subito la mano sulla zona colpita e dolente, massaggiandosi appunto, il naso. Dopo poco allontanò il palmo, guardandolo, osservando le dita insanguinate, che posó sulle labbra, macchiandole di quel liquido rossastro.
Il comandante corse subito nella zona dove si creó una certa tensione,  agitando le braccia cominció a sgridarmi. "Come ti è saltato in mente?!" si avvicinó al mio viso, con un espressione seria e preoccupata.
"Che cazzo avete in quelle teste!" continuó lui, per poi girarsi verso il ferito. "Tutto okay? Vieni, ti porto in infermeria" Edoardo venne preso dal braccio, e fu portato via.
La mia compagna di stanza mi accompagnò fino alle celle, dove mi fece sedere sul letto, inginocchiandosi accanto ai miei piedi.
Mi guardò anche lei, per poi tirarmi uno sguardo che non feci in tempo nemmeno a vederlo. La mia pelle bruciava, tanto, infatti subito, cominciai a massaggiarmi la zona arrossata. "Che cazzo!"
"Che ti prende con Edoardo?!" urló Rosa, agitandosi, andando avanti e indietro di fronte alla brandina.
Guardai in basso, accorgendomi di quanto veramente non riuscissi a sopprimere la rabbie e di quanto quest'ultima avesse l'effettivo controllo su fi me. In quegli esatti momenti, la vista mi si rabbuia e niente di razionale mi si para davanti agli occhi, impedendomi di ragionare. "Scusa" bisbigliai.
"Non devi chiedere scusa a me" salii sul letto a castello, sdraiandosi spensierata sul materasso in alto, lasciandomi sola, innabuiata da pensieri.
Forse non avrei dovuto fare di testa mia.

Judas ✭ Edoardo ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora