IV

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Esisteva un ragionamento che portava ad una deduzione logica/morale/sentimentale stereotipo, ripresa dal Piccolo Principe, che diceva che l'importanza di qualcosa è determinata dal tempo e dall'amore speso nel curare la suddetta cosa.
Diana sapeva che era così, che il legame affettivo per un lavoro, per la fatica spesa in qualcosa, vale più del prodotto che si ottiene. Nessun oggetto o materiale poteva riuscire a ripagare quel conatus, quello sforzo e spinta vitale che ti induce a produrre, per amore in te stesso, nell'oggetto, nel lavoro.

O almeno, così era nella società capitalista della produzione, dell'etica del lavoro, del senso di colpa, della fatica e sacrificio.
Ma non è questo il focus.

Diana spendeva ore, che diventavano giorni, a leggere.
Nello specifico, aveva speso diverso tempo per reperire materiale da studiare riguardo una micro-nicchia ben specifica del suo settore: gli abiti e la loro produzione di una sotto cultura alternativa russa negli anni '80.
Finalmente trovò un saggio tradotto in italiano, venduto all'asta su eBay, che il venditore non si azzardò mai a venderle subito, nonostante nessun altro avesse proposto una cifra più alta — difatti, altre cifre non furono proposte per nulla. Diana era l'unica ad avere proposto un prezzo.
Le arrivò dopo settimane, in cui non riusciva neanche a tracciare la spedizione, poiché era stato mandato con un tipo di corriere ultra economico, che non forniva informazioni sullo stato del pacco.
Quel libro era costato della fatica a Diana, ma soltanto una frazione di tutta la fatica che avrebbe dovuto fare.
Era determinata a scrivere un articolo ben dettagliato e prolisso riguardo il tema, ed aveva intenzione di farlo bene. Lo avrebbe mandato alla rivista per cui lavorava in maniera ossequiosa, da cui otteneva spesso dei premi ed aumenti per articoli molto curati ed un atteggiamento responsabile, ed una spiccata affidabilità concernente le date di scadenza.

Per leggere quel libro, Diana lo portava con sé ovunque, a lavoro, in casa, lo teneva in borsa perfino se andava al cinema, al bar, a fare la spesa, ed ovviamente, in università.
Nel corso di laurea magistrale in russo, non era poco comune trovare delle studentesse e degli studenti appassionati di curiosità specifiche e peculiari riguardo usi e costumi nell'Unione Sovietica o nella Russia in generale. Difatti, molte e molti lavoravano in piccole riviste indipendenti, altri, più fortunati ma che dovevano sopportare l'appellativo di "pennivendoli" scrivevano articoli per riviste che godevano di più fama.
Tra questi "pennivendoli", nel corso vi era la "Pennivendola" per eccellenza, con la "p" maiuscola.
Il suo nome era Clara.
Clara scriveva per la rivista "Italingrado" che oltre ad avere un nome di pessimo gusto, era riconosciuta per i suoi argomenti triti e ritriti che attiravano principalmente chi non era particolarmente ferrato nel campo specifico della cultura russa.
Clara lavorava per Italingrado assieme alla sua amica e coinquilina Teresa, che era meno carismatica di Clara, e ne soffriva parecchio, e veniva inoltre pagata molto meno.

La due ragazze camminavano con intorno una nube di superiorità e con uno sguardo di sufficienza che si riportava alle loro labbra piegate da un lato mentre si cercava di avere una conversazione con loro.

Le due passarono con passi sincronizzati nella navata più a destra dell'aula universitaria, con le suole che sembravano emettere lo stesso rumore, nonostante fossero degli stivaletti bassi combat davanti, e delle scarpe da tennis dietro che seguivano. Come emettessero uno specifico suono, ed uno specifico odore, come i feromoni nella specie animale, Diana intercettò subito l'arrivo delle due ragazze che le passarono accanto pochi secondi dopo.
Clara fu colpita dalla copertina vecchia e strappata del libro poggiato sul banco della ragazza bionda, che non sapeva affatto come si chiamasse. Lo osservò, ne memorizzò il titolo e si mise a sedere nella fila di posti appena davanti alla cattedra.

Il suo intento era già chiaro, eppure Diana non sospettò affatto nulla di ciò che sarebbe successo dopo.

——
Ne approfitto di questo capitolo di costruzione per chiedere feedback sulla storia finora!
Non è molto emozionante, ma spero di stare costruendo bene l'alone di frustrazione e "incapacità" attorno ai due protagonisti.
Ovviamente col tempo si costruirà meglio.
Ne approfitto per dirvi qualche cosina su di me che potrebbe orientarvi sul mio modo di scrivere:
Potete chiamarmi Cynda, ho 19 anni (ne devo fare 20) e studio Filosofia all'università :) scrivo su Wattpad come "esercizio di stile" per riuscire a barcamenarmi in diversi generi.
Leggo abbastanza, sia saggistica che romanzi, tra i miei libri preferiti:
La vegetariana di Han Kang
Le braci di Sandor Marai
Uomini e topi di Steinbeck
Diari di Sylvia Plath
La nausea di Jean Paul Sartre
Il muro di Jean Paul Sartre
Il processo di Franz Kafka <3
Potete chiedermi ciò che volete e scrivermi in privato quando preferite!

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