Le bacche della follia

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«Sapete», disse Jaire, ostentando disinteresse, «Ho trovato un posto perfetto.» Si stava accendendo una sigaretta di cannabis, nel buio scantinato della nonna di Naomi. Era un ragazzo mingherlino, biondo con gli occhi azzurri e indossava una felpa di almeno due misure troppo larga. Tossì e quasi sputò la sigaretta, ma venne ignorato.

Da quando il Parlamento aveva varato la maledetta legge, chiunque venisse trovato con anche solo un pizzico d'erba sarebbe stato sanzionato - la multa andava dai cinquanta ai quattrocento euro. Quasi fossero ancora nel ventesimo secolo.
«Ah si?» Jessica non era entusiasta. «E dove sarebbe, questo posto?»
Jaire sfoggiò un sorriso sornione; «Ma come, ragazzi? È una sorpresa.»
Rudy ringhiò. Era un ragazzone spesso, con la barba che cresceva a ciuffi e i capelli non diversi dalla barba; dei tatuaggi spessi serpeggiavano sui suoi spessi bicipiti. Era il ragazzo di Jessica, se non si fosse capito.
«Va bene, va bene... dicevo per dire... È una casa nel bosco di Hyde Park; era piena di ragnatele, scommetto che non ci va nessuno da anni.»
Berry sorrise, Jaire ne fu rapito. «Dài, andiamoci, peggio di così...» Arricciò il naso. Quel posto puzzava di muffa, e Jaire sperava si trattasse solo di quello, ma era il posto più sicuro che avessero trovato in tutta Londra, finora.
Jaire era felice che Berry avesse approvato la sua idea, lei era l'unica per cui provasse una certa ammirazione - e probabilmente per lei provava qualcosa di più. «Grande!» Non riuscì a mantenere la finta noncuranza, ma gli altri erano probabilmente troppo stupidi per capire cosa provava per Berry; «Allora domani vi accompagno.»
«Perché non oggi?» Questa volta era Naomi, a parlare. Spostò una ciocca di lunghi capelli che le erano scivolati sul volto.
«Ma...» Forse neanche lei aveva un briciolo di buonsenso, forse l'unica che si salvava era Berry. «Si sta facendo notte, rischiamo di farci male...»
«Hai paura?», lo schernì Rudy.
«Va bene», sbottò, «Andremo oggi.»

Il sole aveva superato il terzo quarto del suo arco nel cielo ed era a metà del quarto, lanciava lunghe ombre nere sull'erba umida. Nel parco, stranamente, non c'era anima viva, Jaire rabbrividì. Faceva stranamente freddo, per essere quasi maggio, ma non fu il freddo a farlo rabbrividire. Jaire sapeva benissimo che i suoi compagni erano troppo idioti per percepirlo, ma sentì un miasma insidioso e opprimente, che lo stringeva in una spiacevole stretta malsana, congelandogli le ossa fino al midollo. Vide Berry frenare a stento un tremito e sorrise, pensando che almeno lei non era completamente insensibile.
«Allora, sai almeno dov'è questa casa?», ringhio Rudy, afferrandolo per il colletto della maglietta.
«È nel bosco, Rudy. Dobbiamo andare nel bosco per vederla.» Ignorò un'occhiataccia di Jessica e continuò a camminare, impassibile.
Quando arrivarono ai margini del bosco l'aria si era fatta gelida e tutti - tranne Rudy - tremavano; il sole sembrava aver aumentato la sua velocità, perché ora era già il tramonto. Jaire ebbe un'esitazione.
«Cosa c'è, pivello, hai paura del buio?», lo derise Rudy, e dal resto del gruppo Jaire sentì alcune risatine soffocate. Non gliene fregava niente: presto avrebbero avuto molta più paura di lui, pensò; sperò solo che Berry non avesse riso di lui.
«No. Andiamo avanti.» S'incamminò nella fitta vegetazione; si ricordava che quando era andato lì, poche ore prima, le piante fossero molto più rade e ordinate. Estrasse il coltellino svizzero e lo usò per aprirsi una strada tra le spesse foglie; si sentiva più sicuro, con quello in mano. Arrivarono di fronte a una catapecchia di legno, il tetto in lamiera rossa scolorita e due finestre di vetro, entrambe rotte.
«Be', eccovi il posto», disse Jaire, con un ampio gesto della mano.
«Tutto qui?» Jessica stava masticando una gomma ostentando noia.

«Entrate, prima di giudicare.» Sorrise «È fantastica.»
Jessica, sospettosa, fece per spingere la porta scardinata, ma Rudy prese il suo posto. «Può essere pericoloso...» Jessica si lasciò sfuggire un gemito da innamorata. Berry lanciò a Jaire uno sguardo schifato.
Entrò per primo Rudy, e dovette entrare in ginocchio per on sfondare il tetto. «Non c'è niente. Questo posto cade a pezzi.»
«Senza offesa, Rudy», commentò Jaire sarcastico, «Ma tu non vedresti nemmeno il Parlamento a Westminster.» Jessica gli lanciò un'altra occhiataccia, ancora più velenosa, ma non disse nulla, perché era vero. Allora entrò anche lei.
«Tu non entri?», chiese Naomi.
«Prima le signore», rispose lui, con finta galanteria.
Naomi si abbassò per entrare, infine entrò Berry, ma Jaire la prese per un braccio e la spinse a se, tenendola stretta, lei arrossì.
«Rudy aveva ragione», disse Naomi, dopo alcuni secondi, «Qui non c'è nulla, oltre alle ragn...» La sua voce fu interrotta dallo spaventoso urlo di Rudy - un evento più unico che raro - e subito dopo da quello più acuto di Jessica. Terrorizzata, uscì di corsa dalla catapecchia, urlando, ma qualcuno tese una gamba a farle lo sgambetto e cadde riversa sul terreno fangoso; qualcosa, da dentro la catapecchia, la prese da una caviglia e la trascinò all'interno. Seguirono alcuni interminabili secondi colmi delle sue grida e, finalmente, cadde il silenzio.
Jaire osservo compiaciuto la testa di Naomi rotolare fuori dalla capanna, occhi sbarrati e sangue che si mescolava al fango. Berry era troppo scioccata per dire alcunché. Lo guardò. Lui sorrideva. Ne fu terrorizzata, ma non oppose resistenza quando lui cercò di baciarla, forse per paura, forse perché in fondo era ciò che anche lei voleva.

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