Il ragazzo di Satana

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Erano passate due settimane dal fattaccio, Jaire aveva fatto finta di non sapere niente, e Berry pure. Aveva imparato a conoscerlo, ad apprezzarlo; alla fine quel ragazzo mingherlino non era così male: aveva scoperto che abitavano nello stesso quartiere, anche se non era ben riuscita a capire dove, quasi tutti i pomeriggi lui andava a trovarla e la aiutava a studiare - nonostante frequentasse l'anno inferiore, sembrava preparatissimo su tutti gli argomenti del suo - oppure rimanevano a leggere, disegnare, ascoltare musica, chiacchierare del più e del meno. Jaire non mostrava il minimo segno di pentimento, e lei non aveva intenzione di farlo: dopotutto loro due non avevano fotto niente, a quegli idioti.
«Cosa vuoi fare?», chiese, lasciandosi cadere sul letto di Jaire.
«Non so... Vediamo un po' d TV?»
«Va bene, tanto non c'è niente da fare.» accese la televisione.

«...e passiamo ora a uno strano e inquietante fatto», disse la presentatrice del telegiornale, guardando fisso nella telecamera, «accaduto ad Hyde Park, nel centro della nostra amata città.»

Berry spense la televisione e la voce della presentatrice rapidamente di tono per poi cessare. «Che merda è? TG Londra?», esclamò Berry, quasi disgustata.

Jaire le prese il telecomando dalle mani e riaccese; la voce squillante continuò a parlare come niente fosse: «...ed è così che la vita di tre splendidi ragazzi si è spenta in modo orribile. Ma ora sentiamo cos'hanno da dirci gli agenti incaricati del caso.» Porse il microfono a un uomo massiccio di colore, con dei grandi baffoni neri e un manganello alla cintura.
«Si, dicevo, la metodologia ricorda un rituale satanico», disse l'uomo, «Anche la metodologia lo ricorda.» Indicò i corpi di Rudy e Jessica, ridotti davvero male: erano coperti di graffi, la pelle era semidecomposta, intere ciocche di capelli si erano staccate. Alzò la maglietta di Rudy; «Vede quel taglio sul ventre? Sono entrambi stati svuotati delle interiora.»

Berry rabbrividì. Jaire la guardò; «Capisci?» La ragazza annuì.

Il poliziotto continuò: «Quanto alla terza ragazza... non si trova il corpo.»
«Allora come fate a dire che c'è una terza ragazza?» Jaire sperò che lo chiedesse per far capire agli spettatori più tardi di comprendonio.
«La testa.» Il poliziotto indicò un congelatore a chiusura stagna. «Apra il congelatore.»
La donna andò verso la ghiacciaia, aprì i numerosi fermi che tenevano il coperchio chiuso e la aprì; una nuvola di freddo vapore uscì dal congelatore. Quando il vapore freddo si dissipò la ragazza lanciò un urlo acuto e saltò all'indietro.

Jaire spense la TV; «Dobbiamo andare lì.»
«Sei pazzo? C'è la polizia, e se anche non ci collegassero all'omicidio rischieremmo grosso!»

«...tutto questo è scioccante, ma abbiamo un sospettato.» L'agente sorrise malinconicamente, scoprendo i denti bianchissimi. «Forse è troppo presto per dirlo, ma abbiamo modo di credere che sia stato Christian Smith a uccidere queste persone per un rito satanico.»
«Un nome ironico, di certo... Linea allo studio», disse la donna soffocando una risata.

«Non possono permettersi di scherzare a questo modo! Stanno parlando di morti!» Berry spense l'apparecchio, infuriata.
«Meglio così, no? Deprimersi non li farà tornare in vita. E alcuni potrebbero dire che sei complice della loro morte», obbiettò Jaire, annoiato.
«Dillo di nuovo e ti denuncio.»
Jaire la baciò; «Non faresti mai uno sbaglio più grande»
Lei lo allontanò da sé. «Forse dovrei farlo. Un innocente sarà accusato di omicidio plurimo, per colpa nostra.»
«Ah, gli auguro di trovare un buon avvocato.»
«Sei un fottuto insensibile!»
«E ringrazio Dio se lo sono», obbiettò, franando un tic. «Dato che quella che sta peggio, tra noi due, non lo è.»

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