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Nudo come un verme si avvolse nel tessuto caldo dell'accappatoio che aveva prontamente deciso di poggiare al calorifero, ma questo non gli bastò per fuggire al freddo del bagno in cui aveva deciso di lavarsi da tutta la sbornia che aveva in corpo.

Non era un alcolista, era solo un giovane studente delle superiori che per fare festa e inebriarsi di divertimento avrebbe fatto qualsiasi cosa.

E puzzava come una fottuta distilleria, prima di entrare in quella gabbia di vetro macchiata di gocce roventi.

Taehyung decise poi di rivestirsi mentre il grigio dei suoi capelli banganti minacciava di sciogliersi nel rosso dell'accappatoio.

"Porca puttana..."

Sussurrò più a sé stesso che ad altro, mentre bagnato e accaldato, uscì dal bagno con la delicatezza di un elefante in preda ad una sparatoria.
Odiava l'hangover, odiava lo stomaco che si contorceva e odiava anche il Pensiero che sarebbe dovuto andare a scuola in quelle condizioni.

Diciotto anni e non sentirli dicevano...peccato che lui li sentisse fin troppo, buttò sul proprio corpo una maglietta larga colore della crema e un paio di jeans strappati che facevano invidia a un tiragraffi di un leone.

"Vado a scuola"

Il suo coinquilino avvolto da una coperta e con una tisana da vecchio in mano rispose con un cenno stupido e un espressione da scemo che diceva molto su cosa avesse fatto la sera prima.

"E apri la finestra quando fumi quella roba, cristo che odore."

Taehyung non era un amante della delicatezza, o almeno lo era, ma non con quel deficiente del suo coinquilino, un piccolo ragazzo dalla chioma spettinata e ingestibile che tendeva al color cioccolato, Park Jimin, più vecchio e più stupido di lui.

Eppure quei due di avventure assieme ne avevano vissute a centinaia, una più bella dell'altra, se non fosse che in tutte queste, erano probabilmente sbronzi o sotto effetto di qualche sostanza stupefacente, che ormai nelle discoteche londinesi andavano assai di moda.

E quasi non gli venne il vomito anche solo a pensare a tutti quei cocktail mortali che avrebbero potuto ucciderlo, presi nella foga della serata.
Che vita vuota, che vita priva di significato.

Il cancello scolastico ricordava quello di una prigione, grigio, spoglio e fottutamente puzzolente, alcuni ragazzi lo usavano come urinatoio, e le ragazze ci spegnevano lunghe sigarette sopra sperando di nascondersi dal padre severo che pensava di aver cresciuto delle principesse.

Se solo poveri quei genitori illusi le avessero viste la sera prima, o quella prima ancora, o il giorno del loro diciottesimo, mentre pippavano cocaina e cartongesso dall'addome scolpito di un povero stronzo, ubriaco e fatto quanto loro.

Però Tae non si sarebbe mai permesso di giudicare, oramai facevano tutti schifo allo stesso modo, ma c'era qualcuno che faceva ancora più schifo, e quando lo vide non fece nulla per trattenere lo sguardo schifato che gli dedicò con tanto astio.

Jeon Jungkook, pieno di soldi da fare schifo, figlio di avvocati e nipote di medici, con praticamente un mestiere o più, incollati a forza sulla sua schiena, un fisico statuario l'amore e l'affetto di una famiglia presente e piacevole, ragazze e ragazzi a palate pronte a vederlo gemere e godere per soddisfare la propria malsana perversione.

Ma di una cosa Kim fottuto Taehyung era più che certo, nessuno faceva schifo quanto lo facesse quel ragazzo.
Era bello, aveva modi eleganti e sensuali, risultava gentile con tutti, ma il grigio appena lo guardava in faccia, era certo che fosse un pezzo di merda, forse il peggiore.

"Ciao Tae, hai finito il progetto di scienze che dovevi consegnare oggi? Il prof mi ha mandato a recuperarlo da te, dato che non ci sarà nemmeno domani".

Dio mio, avrebbe voluto sfondargli quel sorriso del cazzo a pugni, ma si limitò a dargli qualche pezzo di carta con parole disordinate scritte sopra (il compito ma era più divertente scriverlo così), e gli voltò le spalle rifiutandosi di vedere quella chioma scura ancora una volta.

"Bhe grazie Tae"

Tae di qua, Tae di la, non lo sopportava, odiava anche il fatto che quel pallone gonfiato avesse trovato addirittura il coraggio di chiamarlo con un nomignolo di merda, rendendo quel rapporto ancora più falso del dovuto.

E taehyung Kook lo conosceva bene, fin troppo, lo aveva studiato fino a capirne ogni singola mossa, anche perché non si sarebbe mai permesso di odiare qualcuno senza averne motivo.
Ma lo aveva visto come si sforzasse di essere buono e gentile con tutti, lo aveva capito, e lo odiava perché pur di non essere solo, era chiunque la gli avrebbe chiesto di essere.

Ed era così fottutamente subdolo e controproducente come modo di vivere.

Ma a volte non lo biasimava, stare da soli faceva schifo.

E quando si rese conto che lo avrebbe avuto come vicino di banco, quasi non si buttò dalla finestra dell'aula in cui era appena entrato, esasperato si trovo a doversi sedere sotto lo sguardo insistente del professore di algebra.

"Cia-"
Jungkook davvero provò a iniziare una conversazione ma la voce di Tae lo scosse come un tornado con la classica fattoria di campagna che non è in grado di proteggere neanche quattro mucche del cazzo.

"No"

Secco, freddo e soprattutto fottutamente acido, tanto da portarlo a ripensare a tutto il vomito rigettato al festino della sera prima.

Quella si che sarebbe stata una lunga e difficile giornata.

Let's get naked (kookv)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora