3.

158 14 2
                                    

Nelle settimane successive a quel fatidico sabato, la strada mia e del ragazzino non si incontrarono più. Seppi che era tornato a lavoro il lunedì successivo perché il responsabile del personale venne a ringraziarmi in ufficio per aver parlato con lo stagista e aver reso il rientro più fattibile.

Secondo il programma da me stilato e in base alle relazioni finali che ogni responsabile mi inviava  sapevo che aveva superato egregiamente anche il periodo nel settore logistica, dove per tre giorni aveva sostituito anche il picker e si apprestava a concludere anche la settimana nel settore dedicato alla gestione del personale. Oramai collezionavo lettere di complimenti da ogni dove, alla fine dei quattro mesi gliele avrei regalate tutte.
Gli uffici nei quali stava svolgendo il suo stage quella settimana erano gli stessi che potevo guardare dalla mia finestra e non potevo negare che spesso e volentieri mi ci affacciavo per vedere se realmente era così immerso nel lavoro come mi dicevano tutti, mai una volta avevo trovato un riscontro diverso. Ci buttavo l'occhio soprattutto quando ero al telefono, perché se la conversazione era lunga mi piaceva camminare per la stanza, come quel preciso giovedì.

Ero nel pieno di una conversazione con una nuova ditta alla quale volevamo affidare le consegne per la città di Perugia, ma vi erano dei cavilli legali che dovevano essere risolti. Mentre ne discutevo con il nostro avvocato mi fermai accanto alla finestra e feci cadere lo sguardo direttamente sulla sua postazione. Era anche quella volta immerso nel suo lavoro al pc, poi riportava qualcosa sul blocco note che aveva accanto per poi ritornare al computer. Per qualche attimo, nel quale l'avvocato mi aveva messo in attesa, soffermai il mio sguardo su di lui, la sua postura un po' storta, il suo continuo toccarsi il collo, come se sentisse dolore. Mentre lo fissavo si voltò nella mia direzione, i nostri occhi si scontrarono dopo poco meno di due settimane nelle quali non ci eravamo visti nemmeno per sbaglio. Inclinò leggermente il capo, come se stesse cercando di capire se davvero fossi lì impalato a spiarlo oppure aveva le allucinazioni. Vergognandomi come un ladro feci un passo indietro sparendo dalla sua visuale. Guardai il mio riflesso nel vetro e mi diedi del deficiente totale, non per averlo guardato ma per aver indietreggiato come se stessi sul serio facendo qualcosa di sbagliato. Per fortuna l'interlocutore tornò sulla nostra conversazione e mi dimenticai di ciò che era avvenuto poc'anzi. Nel pomeriggio fui convocato dalla segretaria del presidente per organizzare la cena di fine anno, mancavano ancora dei mesi ma era necessario spedire gli inviti, confermare i presenti, prenotare il ristorante e comprare dei regalini. Il mio compito si limitava a fornire una lista dei dipendenti che stesso quel giorno consegnai, inserendo anche lo stagista che avrebbe concluso il suo periodo proprio a dicembre. Mi infilai giusto in tempo in ascensore per scendere nel mio ufficio, facemmo una sosta al quarto piano dove praticamente scesero tutti ma salì l'unica persona che avevo accuratamente evitato nelle ultime settimane.
Lo fissai dritto negli occhi, lo stagista vedendo chi ci fosse nell'ascensore tentennò se entrare o meno, lo vidi compiere chiaro e tondo prima un passo in avanti e poi uno indietro.

<< Non abbiamo tutto il giorno. Salga, non la mangio mica. >> lo incitai anche perché non potevo stare lì ad aspettare che prendesse una decisione. Annuì senza fiatare, entrò e si schiacciò alla parete opposta alla mia, mettendo quanta più distanza fosse possibile creare in quello spazio relativamente angusto.

<< Ha paura di me? >> chiesi notando come evitasse anche il mio sguardo.
Appena entrati aveva cacciato il telefono dalla tasca senza nemmeno pensarci su.

<< La sto evitando, è diverso. >> rispose senza alzare lo sguardo, il che mi fece irritare a morte. Quando due persone conversavano era buona educazione rispondere almeno guardando l'altro in faccia, era una regola del vivere civile.

<< Le sto parlando, è pregato di guardarmi almeno in faccia. >> dissi in tono aspro per fargli arrivare chiaramente che mi aveva già alterato.
La peste sollevò lo sguardo, mise via il telefono e mi guardò dritto in faccia, proprio come avevo chiesto.

<< Lei ha le idee molte confuse, lo sa questo? >> mi disse lasciandomi a bocca aperta.

Something of mine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora