6. (VM18)

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(PRESENZA DI CONTENUTO ESPLICITO)





Quando rientrai in camera mi sedetti sul letto, ancora immacolato dall'ultimo passaggio delle cameriere che avevano risistemato la mia stanza. Avevo la sensazione di aver vissuto un viaggio in qualche multiverso e che fossi tornato nel hic et nunc a malincuore, perché se ne avessi avuta l'occasione sarei rimasto in quel mondo ancora per un po'.

Aver messo un termine temporale a quella che si era rivelata la più grande esperienza sensoriale e sessuale della mia vita sarebbe stato il mio peggior rimorso, mi stesi cercando di recuperare un po' di coscienza. Elencai tutte le motivazioni che mi avevano tenuto alla larga da Vittorio, sperando che avessero ancora un peso per la mia morale, anche se mi sembrava di aver mandato tutto all'aria se non dopo il primo morso sicuramente dopo il primo orgasmo.

Non riuscivo a togliermi il sorriso dalle labbra, godere in piena libertà, senza preoccuparmi della resistenza del partner, anzi essendo invogliato da lui stesso, non era cosa da poco conto. Mi era capitato di incontrare dei bottom molto disponibili, all'inizio credevo che Vittorio potesse essere uno di questi, invece di sottomessi veri e propri la mia esperienza ne era priva.

Erano anni che ero alla ricerca di qualcuno con cui condividere un rapporto bdsm e avevo perso parte delle mie speranze perché le mie inclinazioni sembravano sempre troppo estreme per la maggior parte degli uomini. Mi dilettavo quindi nell'usarli, nel passarci una notte moderatamente focosa insieme e poi ognuno andava per la propria strada.
Il legame tra sottomesso e dominatore era di pura fiducia e rispetto reciproco, una unione che non poteva essere sottovalutata in quanto entrambe le parti erano disposte a consegnarsi nelle mani dell'altro, vivendo incontri di assoluta libertà, proprio quello che mi aveva donato Vittorio nelle ore precedenti. Se avessi saputo che quelle erano le sue inclinazioni non gli avrei mai e poi mai detto di voler ridurre tutto ad una sola nottata.

La mia valigia era ancora sul tavolino aperta, in attesa di essere sistemata e chiusa, non mi ero ancora nemmeno lavato ma il tempo scorreva inesorabile e l'orologio nella mia camera mi ricordava che, per quanto potessi stare steso a ripensarci, la vita andava avanti. Sentivo un peso fisico all'altezza del petto, che mi obbligava a stare steso e la palpabile sensazione di aver perso l'occasione della vita, ma d'altro canto avevo avuto la possibilità di viverlo una volta almeno. Avrei dovuto esserne contento e passare avanti, qualcun altro sarebbe apparso sulla mia strada.
Con immensa fatica e stanchezza mi alzai dal letto, la prima tappa doveva essere la doccia così da potermi riappropriare del mio profumo e non avere sotto il naso il ricordo della notte passata. Una volta sotto il getto di acqua calda mi insaponai energicamente cercando di non ricordare cosa c'era sulla mia pelle qualche ora prima, inoltre notai più succhiotti di quanti ne ricordavo. Probabilmente assuefatto come ero non avevo realizzato quante volte Vittorio mi avesse morso, non tutti erano visibili, tranne uno all'altezza della clavicola che avrei nascosto senza problemi con la camicia.

Mi scoprì felice nel vedere quei marchi sul mio corpo. Per qualche settimana avrei avuto ancora il segno tangibile della notte trascorsa assieme. Il pensiero ricadde di nuovo sul ragazzino, al come avrebbe fatto a mascherare tutti i miei morsi e succhiotti, non avevo avuto pietà nel lasciarglieli ovunque volessi, né lui mi aveva fermato.
Bastò il ricordo del suo corpo nudo, creta tra le mie mani, per eccitarmi di nuovo.

<< Oh ma non è possibile...>> sussurrai a me stesso procedendo a soddisfarmi di nuovo.

Stavolta purtroppo dovetti accontentarmi delle mani e della mia immaginazione: nella doccia non ero più solo, Vittorio era in ginocchio pronto ad accogliermi nella sua bocca. In tempi record venni tra le mie mani, appoggiai la testa alle mattonelle che rivestivano il boxe doccia, facendo scivolare l'acqua bollente sul mio corpo e cercando di recuperare il respiro e la concentrazione.
Dopo non so quanti minuti uscì dal bagno finendo in fretta e furia le cose da sistemare, ero stato anche chiamato dal signor Sasaki il quale si chiedeva dove fossi finito visto che mancavo all'appello solamente io. Afferrai il cappotto dove ieri si era aggrappato Vittorio, poi la valigia, diedi un'ultima occhiata alla camera ed uscì per raggiungere tutti nell'atrio.
Erano vicino la reception, mentre Vittorio conversava amabilmente con qualche ragazza dello staff giapponese, consegnai la chiave e mi avvicinai al gruppo per i saluti di rito.
Vittorio mi si affiancò immediatamente per venirmi in soccorso ed il suo profumo si schiantò contro le mie narici, mi voltai verso di lui mentre mi traduceva probabilmente il programma delle ultime ore assieme. Mi fissava cercando la mia attenzione, perché sì lo sguardo era su di lui, ma le immagini che avevo dinanzi agli occhi era tutte della notte trascorsa: la sua sua bocca dolce, le sue mani sul mio corpo, il suo sguardo languido, il suo corpo nudo. Ripensando ai segni sul mio corpo i miei occhi scesero sotto la sua mandibola, credevo si sarebbe coperto con un cardigan o una sciarpa, invece non aveva proprio nulla. Il suo collo era in bella mostra, pieno dei miei morsi e dei miei succhiotti, il respiro mi si mozzò, li aveva esposti agli occhi di tutti e quello accese una fiamma al centro del mio petto. Se non mi fossi calmato avrei preso fuoco per autocombustione.
Vittorio mi toccò la spalla per richiamare la mia attenzione, il che fu ironico perché era già su di lui, anche se cercavo pigramente di combatterla.

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