Questa parte non doveva esistere, infatti mi sto ancora chiedendo perché io l'abbia scritta e la stia pubblicando
Questa è per voi del twitter che volevate tanto una nuova parte, godetevi questo schifo che (se possibile) fa più schifo delle parti precedenti
(p.s. Ho appena finito di scriverlo e sono le 2.36 di notte ergo accollatevi gli errori perché non ho intenzione di rileggerlo)La musica risuonava dalle casse, era quasi martellante per la testa di Manuel che, ormai dentro da due ore, iniziava a non sopportare più tutto quel casino.
Erano al centro della pista e stavano ballando attaccati l'uno all'altro da minuti - ore - interi. Più che ballando, visto che Manuel non sapeva ballare, si stava limitando a ondeggiare i fianchi e a strusciarsi sul corpo di Simone.
Simone. Era bellissimo quella sera, non che fosse una cosa nuova, lui era sempre bellissimo. Ma quella sera, mio Dio, era bello da togliere il fiato.
Negli anni avevano sperimentato vari outfit, soprattutto visto che ormai i buttafuori del KitKat li conoscevano e sapevano che non gli avrebbero mai fatto storie a riguardo, ma quella sera con quel completo scuro elegante, senza la camicia, e con solo una collana di pelle lunga fino all'ombelico e una catena al collo.
Lo sguardo di Manuel scese fino alle sue mani che erano ferme e decise intorno ai suoi fianchi, quegli anelli poi. Gli anelli color oro che gli decoravano le mani facevano solo desiderare a Manuel di vederle presto intorno al suo collo.
«Tutto bene, Manu?» gli urlò all'orecchio il ragazzo cercando di contrastare la musica alta del locale. Lui lasciò un bacio sul suo collo, «Stavo a pensa' che sei bellissimo stasera.»
Anche se le luci stroboscopiche gli impedirono di vederlo a pieno, Manuel notò i rossore sulle guance di Simone. Si imbarazza ancora per queste cose, pensò, poi però nun se imbarazza pe... altre cose.
«Tu lo sei, lo sei sempre.» disse affondando il volto nella curva del suo collo. Passò una mano sulla camicia nera completamente trasparente, scendendo poi sul fondo schiena nascosto da quei pantaloni scuri eleganti. Strinse nella sua mano una porzione del culo di Manuel, sentendolo gemere timidamente nel suo orecchio.
«Basta balla', Simò. N'ce la faccio più.» disse al suo orecchio per poi staccarsi dal suo corpo e, prendendolo per una mano, tirarlo verso i divanetti blu che avevano aggiunto da poco in quella sala che davano sulla pista allontanandoti però dal martellio dato dalla tecno.
Appena trovarono un divanetto libero, si accomodarono su di esso e subito dopo Manuel chiamò una delle cameriere. Simone lo vide avvicinarsi al suo orecchio per poi sorriderle e vedere lei sorridere allo stesso tempo per poi andare verso il bar. «Che le hai chiesto?» a parlare fu la gelosia di Simone che, anche se erano ormai anni che stavano insieme, continuava a temere che Manuel lo lasciasse per qualcuno o qualcuna migliore di lui.
«Le ho chiesto da bere, perché il mio ragazzo ha bisogno di rimanere idratato.» scherzò per poi allungarsi su di lui e rubargli un bacio a stampo.
Ne avevano fatta di strada dalla prima volta che avevano messo piede dentro quel posto. Avevano 27 e 28 anni ormai, erano alle porte dei trenta, avevano una casa tutta loro, si erano laureati entrambi - anche se con un po' di difficoltà iniziali - ed erano felici, lo erano davvero. Cosa ce manca quindi? Continuava a pensare Manuel.