Capitolo 2

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Tea

"what are you willing to do?
Oh, tell me what you're wil..."

Cerco a tastoni il telefono sul comodino, finché non lo trovo e spengo la sveglia.

Per carità, adoro Rihanna e potrei passare il resto della mia vita ad ascoltare le sue canzoni ma temo che se non mi alzerò dal letto entro pochi minuti, entrerà in camera mia madre armata di padella e mestolo per
svegliarmi a modo suo.

Scosto le coperte mettendomi seduta sul bordo del letto, individuo le ciabatte e ci infilo i piedi prima di
recuperare il telefono e gli occhiali dal comodino.
Sospiro raggiungendo la porta della camera e aprendola.

Un bel respiro profondo Tea, ce la puoi fare.

Scendo le scale per raggiungere la cucina dove trovo mia madre, già vestita e pronta per uscire, che posa un piatto ricolmo di pancake sul tavolo.

Mi sorride non appena varco la soglia della cucina e mi accomodo sulla sedia, avvicino il piatto cominciando
poi a ricoprire i pancake di Nutella.

"Come ti senti?"

Non alzo lo sguardo verso di lei mentre do un primo morso alla mia colazione.

So a cosa si riferisce, ma non saprei risponderle.
Non so mai se l'ombra che da anni si è impossessata di me e mi segue ovunque, mi lascerà in pace oppure rovinerà un'altra delle mie giornate.

La fastidiosa sensazione che provo allo stomaco mi porta a pensare che anche oggi sarà al mio fianco.
Come da sei anni a questa parte.

"Se non te la senti di entrare da sola ti posso accompagnare fino alla segreteria"

Mi alzo per posare il piatto e il coltello sporco di Nutella nel lavello, mi giro verso di lei notando un velo di
preoccupazione sul suo viso.

"No grazie, mamma. Voglio affrontarla da sola, è giusto che cominci a gestire le situazioni che mi mettono a disagio senza il tuo aiuto"

Annuisce lisciandosi la gonna, finisce di sparecchiare la tavola e si dirige all'ingresso per infilare le scarpe.

Torno al piano superiore per prepararmi, entro in camera per poi dirigermi verso l'armadio e aprire le ante.

Forse molti di voi la considereranno una cosa stupida, ma all'interno del mio armadio ho una serie di
indumenti che considero i miei "compfort clothes" e che indosso solo nelle situazioni in cui so che mi
sentirò a disagio.

Il primo giorno in una nuova scuola di una nuova città è una di queste.

Lascio i vestiti sul letto e mi chiudo in bagno, lavo il viso e i denti per poi dedicarmi ai capelli.
Non mi trucco, sia perché poi non ho voglia di struccarmi sia perché non voglio arrivare tardi e
considerando il mio impedimento nell'applicare l'eyeliner, ci potrei mettere anche mezz'ora.

I nodi allo stomaco e il tremore delle mani aumentano mentre indosso i vestiti e infilo i piedi nelle scarpe.

Lancio uno sguardo allo specchio, giusto per assicurarmi di essere abbastanza in ordine non sembrare una scappata di casa.

L'occhio però mi cade sulla frase scritta sul cartoncino che io stessa ho appeso all'angolo del mio specchio.

"Hai sorriso oggi?"

No non l'ho fatto e non credo lo farò. Quella maledetta ombra che si è accampata dentro di me non mi
permette di farlo da anni, non ricordo neanche l'ultima volta in cui mi sono sentita felice.

Per evitare di farla vincere per l'ennesima volta, abbandono la camera e raggiungo mia madre già ferma davanti alla porta.

"Sei pronta?"

𝓛𝓪 𝓢𝓽𝓸𝓻𝓲𝓪 𝓭𝓮𝓰𝓵𝓲 𝓓𝓮𝓲 || ZeusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora