17. Equilibrio del terrore

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I mesi passarono indisturbati sotto le rigide regole dei mangiamorte. Il ministero della magia aveva lasciato ampio spazio ai demoniaci soprusi di quegli orribili uomini che torturavano i babbani e i mezzosangue. Le persone come Hermione temevano per la loro stessa vita; aveva avuto notizie da parte di Ron, erano riusciti a trovare un altro horcrux ed erano sulle tracce di altri indizi. Gli esami erano giunti con tante difficoltà, impregnati dell'avidità e della violenza dei seguaci di Lord Voldemort. Hermione evitava il Preside Piton come la morte, ignara dei mesi bui che l'avrebbero accompagnata in seguito.

Lasciò stancamente il Castello di Hogwarts per le vacanze insieme a tutti gli altri studenti. Si sarebbe rifugiata, al sicuro, a casa dei genitori di Ron. Ritornare da Lupin e Tonks era rischioso. Prima di mettere piede sull'espresso, lanciò un'occhiata malinconica a Piton devastata dagli avvenimenti. Il suo sguardo lugubre  non lasciava presagire nulla di buono, non le sembrò neppure pentito per un attimo di ciò che aveva fatto. Esisteva una redenzione? Un'espiazione del peccato per due come loro? Se lo chiese diverse volte, ormai sul treno di ritorno con la mascella raffreddata dal vetro del treno. Nell'ultimo anno era successo di tutto: aveva amato Piton, aveva scoperto la sua femminilità, aveva esperito le sue fragilità e non fu in grado di trovare nessuna via di fuga.

All'arrivo trovò il caloroso abbraccio di Molly Weasley che le sembrò una sincera ancora di salvezza dopo tutto quello che aveva patito. In sua presenza, il dolore diventava un vago ricordo. Anche Arthur la strinse, contento della sua presenza in casa loro. Ginny  capì l'afflizione di quel periodo e le lasciò i suoi spazi, senza disturbarla oltre. Passò quasi tutti i mesi estivi ad attendere notizie, studiare per migliorare le sue abilità, scrivere e prendere appunti. Ogni linea, carattere, lettera o numero se unita le ricordava il volto del pozionista. Si chiese senza mai vergognarsi cosa faceva nell'esatto momento in cui la mente vagava su di lui. Rimproverò sé stessa, ancora una volta, per quell'insistenza nei suoi riguardi. Odiava essere vulnerabile con lui.
Severus Piton, a Spinner's End, seguiva con impazienza gli sviluppi ormai barcollante sul filo di un rasoio; era un traditore nei giusti, un finto eroe nei sbagliati. Se lo avessero scoperto avrebbe perso Hermione, la ragazza a cui teneva di più. Il sollievo di saperla al sicuro e quasi maggiorenne lo tranquillizzarono ma non lo resero meno sporco nell'anima.
"Piton?" Lo chiamò codaliscia.
"Cosa vuoi?" Rimbeccò il pozionista, stancamente.
"Hai ricevuto un invito da parte di Bellatrix Lestrange."
Piton annuì "prendi accordi." Ordinò gelidamente.
Arrivò al Manor dei Malfoy e si guardò attorno, osservò quegli uomini deprecabili ridere come rozzi inetti. Il signore oscuro non era lì, stranamente. Lucius gli si avvicinò viscido e lo accolse calorosamente, almeno nella finzione dei convenevoli.
"Spero tu abbia fatto buon viaggio," aggiunse sua moglie.
"Sì." Ribatté piccato.
"Vedi, il signore oscuro sta per varare una nuova legge..." Bisbigliò contento Lucius.
"Quale?" Domandò preoccupato, mantenendo comunque un'apparente calma ai loro occhi?
"Oh ma è per questo che ti abbiamo invitato, è così eccitante!" Balzò danzante Bellatrix in un ghigno maligno.

Dall'altra parte Hermione, in quello stesso momento, stava osservando il nulla fuori la proprietà dei Weasley. L'attesa per il ritorno a Hogwarts la stava dilaniando.
"Posso sedermi?" Domandò Ginny alle sue spalle, poggiandole una mano sulla spalla.
"Ma certo,cara, siediti" la invitò, facendo segno con la mano battuta sull'erba.
"Come stai?"
Hermione alzò le spalle, con lo sguardo perso nel vuoto. "Nonostante abbia fatto tutto quello, mi manca da morire."
"Ne sei molto innamorata vero?"
"Vorrei che lui fosse dalla nostra parte, con noi. Non riesco a credere che lui lo abbia fatto." Inclinò la testa, umettando le labbra. Ginny le passò un braccio attorno alla schiena, inducendola ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Lo sapeva, quel dolore lo percepiva.
"Non siamo sempre bravi a scegliere chi amare..." disse semplicemente.
"Sono devastata." Confessò chiudendo gli occhi.
"Ho fiducia nel destino!" Esclamò, infine, Ginny.

Piton fu accompagnato attorno a un tavolo, i Malfoy erano tutti seduti e sembrarono contenti di qualcosa. Lucius illustrò il piano del signore oscuro, ovvero limitare la presenza dei babbani o dei mezzosangue. Il pozionista avvertì un fremito, quando il nome di Hermione rammentò. Era finito in un gruppo di folli e continuava a pagare per i suoi peccati passati. Oltre a quello, lo scontro diretto alla ricerca di Harry Potter sarebbe arrivato presto, soprattutto dopo aver eliminato Silente. Draco Malfoy, nonostante fosse stato sollevato dal peso di uccidere, aveva lo sguardo basso e addolorato. Quasi disgustato dagli orrori della sua famiglia. Piton si sentì solidale e disgustato allo stesso tempo.

In tarda serata Severus rientrò nella sua abitazione, abbandonò il lungo mantello e si ritirò in stanza lasciandosi cadere sul letto. Chiuse gli occhi debolmente, facendo vagare i pensieri attorno a folti capelli ricci, labbra rosate, uno sguardo furbo. Hermione, la sua amata Hermione. Alzò un palmo contro il cielo immaginando che dall'altra parte del paese lei avvertisse quella presenza e la afferrasse riportandolo alla vita. Era immensamente grato dell'anno scolastico appena vissuto, del nuovo meccanismo del suo cuore ritornato ad amare una persona che lo ricambiava anche.
Questi pensieri carichi lo fecero cadere in un sonno profondo.

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