A volte ritornano

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"Non sembrano poi molto cresciute, vero?" disse Laura fissando i due letti al centro della stanza.

"No, ma la cosa grave è che credono di essere mature e di avere tutto sotto controllo..." rispose Marta col classico tono di una madre preoccupata per i guai in cui si andrà, probabilmente, a cacciare la figlia.

"Mamma piantala!" ribatterono due ragazze all'unisono, entrando nella camera cariche di bagagli.

Le due madri scoppiarono a ridere, non tanto per la frase, che erano abituate a sentire molto spesso, ma per la scena che si presentava di fronte ai loro occhi.
Eccole lì le loro bambine, sommerse da scatoloni e valigie, con poster arrotolati sotto le braccia e pentole sulla testa per cercare di salire e scendere le scale il minor numero di volte possibile. Sembravano dei beduini pronti ad attraversare il deserto da tanto erano cariche: non si riuscivano a scorgere nemmeno le forme dei loro corpi, si notavano solamente i loro visetti contrariati per i discorsi materni e due mele rosse al posto delle guance per lo sforzo di portare tutto quel peso.

Poggiarono i bagagli sui rispettivi letti, quegli stessi letti che avevano fatto mettere in dubbio alle madri la loro maturità, a causa delle parure di lenzuola scelte dalle fanciulle.
I due giacigli, infatti, rispecchiavano gli animi delle giovani: il primo era coperto da un lenzuolo con disegnato sopra un enorme e pomposo vestito da principessa ed il cuscino, ad esso abbinato, aveva una corona dorata al centro; il secondo sembrava un gigantesco tappeto di nuvole, su cui saltavano tante ranocchie variopinte.
Non sembravano certo i letti di due ragazze pronte ad iniziare l'università; forse, dopo tutto, le loro mamme non avevano poi tutti i torti...

"O. , hai finito di occupare il bagno? Facciamo tardi!" urlò Sofia, mentre cercava di domare le onde dei suoi capelli con una piastra rovente.

"Mi metto il mascara e sono pronta! Tu, piuttosto, quando smetterai di lisciarti i capelli? Prima o poi diventeranno paglia e dovrai tagliare molto più che 'solo un centimetro di punte, grazie' " gridó di rimando Ophelia in tono canzonatorio.

Dopo qualche minuto le due ragazze uscirono trafelate da casa, ma, nonostante le corse, arrivarono in università con buoni venti minuti di ritardo.
L'edificio che ospitava la facoltà di giurisprudenza era un imponente palazzo storico, ormai ingrigito dallo smog, ma, comunque, non privo di un certo fascino. Dopo tutto, aveva accolto migliaia di menti brillanti, studiose e colte per talmente tanti anni che, entrando dal portone massiccio nel cortile interno, simile a un piccolo chiostro, si provava una sorta di timore reverenziale.

"Te l'avevo detto! Sei sempre in ritardo!" bisbiglio Sofia, alzando gli occhi al cielo.

Ophelia, dopo averle fatto la linguaccia, si accorse che le porte dell' aula erano chiuse e che si udiva già la voce del professore, intento a presentare il corso di studi. "Perfetto" -pensò - "in ritardo il primo giorno..."

Le sue meditazioni furono, però, interrotte da Sofia che, dopo una lunga serie di lamentele, sospirò: "C'è perfino una scalinata!"

Infatti l'aula, in cui sarebbero dovute entrare a breve, era costruita ad anfiteatro ed era divisa ,al centro, da una scalinata ripida che portava alla cattedra e agli unici banchi liberi, situati proprio in prima fila.

"Al mio tre" -disse Ophelia, cercando di incoraggiare l'amica, ma anche se stessa- "Uno... Due... Tre..."

Aprirono le porte e cominciarono a scendere le scale: Ophelia camminava tranquilla, con lo sguardo fisso davanti a sé, incurante degli sguardi curiosi di tutti i compagni di corso, quasi fosse una top model, ormai abituata a stare in passerella; Sofia, invece, fissava i gradini con fin troppa attenzione poiché l'imbarazzo le aveva imporporato le guance, così, tentava, in tutti i modi, di nascondere il viso dietro una coltre di capelli rosso vermiglio.

Giocattoli RottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora