Capitolo 5 - L'amore che ho scelto

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Ianteh scattò in piedi, riempiendo la sala con un applauso fragoroso.

«Splendida! Magnifica! Irene cara, non osare parlare mai più di coro, da quest'oggi ti è proibito in mia presenza.» Scacciò l'aria con un gesto secco della mano, schioccando la lingua contro il palato. Si fece spazio tra le sedute verso il palco, accostandosi al parapetto della fossa d'orchestra. «Splendi come Sirio, dimora dell'Angelo Michael. Mi sorprende che la tua voce sia rimasta sconosciuta fino ad oggi, com'è possibile?»

Irene arrossì un poco, sistemando le pieghe della gonna. «Mia nonna, che è stata anche la mia insegnante, mi ha sconsigliato di cantare da professionista prima dei diciassette anni. Per proteggere la voce, diceva: molti che iniziano troppo giovani ne pagano il prezzo crescendo. Perciò l'intenzione era seguire il suo suggerimento e aspettare l'età giusta, però...» La sua voce si affievolì fino a diventare un sussurro, e un velo di malinconia calò sul suo sguardo. «Gli ultimi due anni sono stati... difficili, senza di lei.»

Chloe si alzò, raggiungendo Ianteh con passo leggero. Desiderò arrampicarsi sul proscenio e avvolgere Irene tra le braccia, quantomeno stringerle la mano; qualunque cosa, pur di alleviare quel dolore che teneva gli occhi azzurri ancorati al suolo. L'avrebbe fatto se fossero state sole, l'avrebbe raggiunta persino dall'altro lato di Halka, ma non voleva imbarazzarla di fronte a Ianteh né porre la sua sofferenza sotto i riflettori.

Irene non cercava compassione: scacciò il momento di tristezza per fare spazio a un sorriso e sollevò le spalle, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi. Ora sono pronta, sembrava dire, come se fosse l'unica cosa importante.

Ianteh annuì, comprensivo. «Sai, mi ricordi una giovane Aurora... Ti adorerebbe, ne sono certo: ha una particolare preferenza per gli stili che reinventano il classico, il tuo tocco frizzante la conquisterebbe all'istante!»

«Aurora?» Irene deglutì, sgranando gli occhi. «Intendi Aurora Chiariventi?»

Chloe sfarfallò le ciglia. Aveva già sentito quel nome, ma non ricordava granché se non che fosse una cantante di considerevole fama. Serrò le labbra, rimproverandosi mentalmente: era a Sayfa già da due anni, avrebbe dovuto fare più attenzione al panorama pubblico; e se le fosse servita quell'informazione durante una missione? Non poteva farsi trovare impreparata. Sarebbe stato più semplice arricchire il suo bagaglio culturale nel suo tempo libero, per ogni evenienza. Il suo mentore non sarebbe stato felice di sapere che Chloe stava oziando così tanto, trattando in modo superficiale i suoi doveri.

La risata leggera di Ianteh la strappò ai suoi pensieri. «Certo che sì, mia cara! Chi altri, sennò?» Alzò una mano a sorreggere il gomito, portando l'altra al viso per tamburellare una guancia con le dita. «Dunque, vediamo... È una cara amica di Marcel, e dove c'è Marcel ovviamente c'è anche Liliana. Donna difficile, Liliana, ma il suo carattere grintoso fa parte del suo fascino. Convincere lei equivale a convincere Marcel - miei Angeli, quell'uomo è incapace di scegliere cosa mangiare senza l'approvazione della moglie - e lui sarà in grado di persuadere Aurora a dedicarti il suo tempo. Credimi, entro un anno ogni stazione radio vorrà trasmettere le tue canzoni!»

Ianteh cominciò a gesticolare, e nel concludere il suo discorso afferrò la mano di Chloe. Lei si lasciò guidare in una giravolta che sollevò le pieghe della gonna rosa mentre lui intonava a labbra chiuse il ritornello che avevano appena ascoltato, schioccando a ritmo le dita; tanto bastò per immaginare la dolce voce di Irene venir fuori dalla piccola radio di un ambiente familiare.

Chloe rise, contagiata da quell'entusiasmo. Sapeva che avrebbe reagito così: Ianteh amava l'arte più della sua vita, e di fronte a un artista di talento sembrava rinvigorirsi. Aveva mostrato un vivo ottimismo anche per la sua scrittura, quando si erano conosciuti, ma intraprendere una simile carriera sarebbe stato troppo difficile per lei: l'Ordine le aveva concesso libertà sulla vita di Chloe, ma non poteva dimenticare quella di Kiyoko.

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