Non era un Sogno

capitolo 5

Si era svegliata lì sotto, in quella buca profonda senza via d'uscita. Il dolore alla testa era stato lancinante ma, per fortuna, non aveva perso molto sangue e al risveglio era già rappreso. Si era ritrovata immersa in una poltiglia umida che odorava di foglie in decomposizione. Aveva urlato, chiesto aiuto ma già sapeva che nessuno l'avrebbe sentita perché nessuno sarebbe passato di lì. Se solo avesse informato qualcuno del suo itinerario. Invece non si era nemmeno fermata al centro guide e alla signora del motel aveva detto che sarebbe tornata alla sera ma non credeva avesse dato importanza al suo bigliettino data l'accoglienza ricevuta al suo arrivo. Era ormai sceso il buio e il freddo le aveva penetrato il corpo fino alle ossa. Tremava per la spossatezza.
"Perché non ho preso nemmeno una felpa".
Ma sapeva la risposta: a quell'ora credeva di essere già di ritorno, anzi forse anche già  nella sua stanza non certo immersa nel bagnato.
Il fango era gelato e si era insozzata tutta tentando di risalire la buca.
Si rannicchiò nell'angolo meno umido, le braccia attorno alle gambe nude, sporche e graffiate. Le poche radici che sbucavano dalle pareti non avevano retto il suo peso e  si erano spezzate graffiandola ovunque.

Ad un tratto senti dei movimenti sopra a sé.
<<Chi è là? C'è qualcuno?>> chiese allarmata volgendo lo sguardo verso l'alto.
Non ricevette risposta verbale ma di nuovo qualcosa si mosse.
<<Sono qua sotto, mi sentite??>> urlò Marla alzandosi in piedi e cercando di issarsi lungo la parete umida.
Di nuovo non ricevete risposta ma il rumore si stava avvicinando.
Speranzosa attese ma non fece in tempo a scorgere nulla perché qualcosa le piombò in testa e perse conoscenza.

Quando riaprì gli occhi non poteva crederci, era fuori dalla buca, che ora le era a qualche metro di distanza.
Si prese qualche minuto per ragionare ma era inutile, era impossibile che fosse successo ciò che invece sembrava essere successo.
<<Sono salva...>> sussurrò ancora incredula.
Qualsiasi cosa o altro l'avesse colpita l'aveva probabilmente anche tirata fuori da là, almeno così credeva.
Non restò un secondo di più ad arrovellarsi, si alzò,  raccolse lo zaino che a quanto pareva era stato anch'esso estratto dal fondo fangoso, se lo mise in spalla e si guardò attorno per capire il dafarsi.
Si ricordò in quell'istante di avere una torcia nella tasca interna dello zaino. La estrasse e l'accese. Fece un rapido giro su se stessa per cercare di orientarsi. Era, purtroppo, inutile. Con la luce della sola torcia le sembrava tutto uguale. Si strofinò il braccio con la mano libera e decise di andare d'istinto.
Si incamminò lentamente nella direzione scelta.
"Perché ho voluto fare questo viaggio? Perché sono così testarda? Potevo seguire il consiglio dei miei ed andare dalla strizza cervelli, invece no. Ho deciso di intraprendere questo maledetto viaggio alla ricerca di cosa poi? Cosa credevo di scoprire. Miseriaccia era solo uno stupido sogno!!" Marla era immersa nei suoi pensieri quando ad un tratto le vide. Lucciole, tantissime lucciole davanti a sé.
Come se i pensieri appena fatti non fossero mai stati ideati, le comparve un sorriso.
Cercava un segno ed eccolo lì.  Le lucciole, come nel sogno.
Non ci pensò su due volte e decise di seguirle.
Spense la torcia per poter vedere meglio la loro bioluminescenza e si incamminò. Non le importava se sarebbe inciampata, sapeva solo che doveva seguirle.
Si ritrovò, d'improvviso, una parete arborea davanti al naso. Le lucciole viravano verso sinistra e costeggiano il muro di foglie. Poi, avanti qualche metro, sembravano scomparire.
Allarmata acceleró il passo. Giunta dove gli insetti luminosi sembravano scomparire trovò una sottile fenditura, larga appena per lasciar passare una persona di profilo. Si dovette togliere lo zaino e, un passo a fianco all'altro, avanzò attraverso il passaggio tra la fitta vegetazione.
I rami le graffiavano viso, braccia e gambe ma Marla non si fermò.
"Sono arrivata fino a qui, voglio proseguire e trovare quello che sto cercando!" Disse con rinnovata speranza.
E poi, giunta al di là della barriera lo vide, il Maniero.