Capitolo 6

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Per fortuna mentre percorreva la strettoia nel muro di vegetazione aveva avuto l'accortezza di riaccendere la torcia. Il fascio di luce illuminò quella che sembrava la facciata del maniero. Era imponente ma si vedeva che non ci viveva ormai nessuno da decenni. Decadente, in alcuni punti. Spostò il raggio luminoso e notò che l'edera lo ricopriva su quasi tutto il fianco destro, quello diroccato. Marla si prese alcuni minuti per valutare dove e come raggiungere l'ingresso. Sì, voleva entrare assolutamente. Si accorse che poco più in là di dove si trovava c'era giusto un viottolo con dei ciottoli.
"Come è possibile che dopo decenni la vegetazione non sia cresciuta anche in mezzo ai sassi?" Si chiese percorrendo la stradella, tenendo la torcia puntata a terra, che la condusse dinanzi ad un enorme portone arrugginito dalle intemperie. Sapeva che lì non ci abitava più nessuno ma venne spinta da un impulso irrefrenabile e fece sbattere il battacchio composto da una zampa di leone che aveva trovato illuminando alla sua destra.
All'interno si sentì l'eco dei colpi.
"Cosa credevo accadesse? Che qualcuno mi aprisse la porta?" Rise istericamente. La risata però le si smorzò subito perché la porta, si aprì.
Titubante si affacciò nell'ingresso.
"Sicuramente non era chiusa e i miei colpi hanno fatto mollare l'ingranaggio della chiusura ormai datato!" Si disse cercando di farsi coraggio per entrare.
La luce inquadrò un'enorme scalinata davanti all'ingresso che , cosa inquietante, non era assolutamente sporca, anzi, sembrava che qualcuno l'avesse tenuta pulita, non vi era nemmeno una ragnatela. Girandosi di qua e di là notò che tutto l'ambiente sembrava stato rassettato.  L'ansia si impadronì subito di lei. Se c'era così pulito significava che in realtà qualcuno lì ci viveva. E se qualcuno lì ci viveva lei aveva appena violato una proprietà privata. Ad ogni modo era notte fonda e lei non si sentiva di mettere alla prova la sua sorte di nuovo.
<<Chiedo scusa per l'intrusione...>> disse rivolta verso il piano superiore <<...mi sono persa...Se fosse possibile, potrei restare il tempo necessario per attendere le prime luci? ...Poi toglierò il disturbo!>>.
Nessuna risposta.
Si guardò attorno alla ricerca di un qualcosa dove potersi sedere, una sedia, una poltrona o perché no, un divano dove potersi riposare.
Avanzò verso una stanza alla sinistra della scalinata che le pareva essere un soggiorno. Ed infatti si ritrovò in un locale sicuramente adibito a salotto perché vi erano due poltrone ed un divano che le parve assurdamente comodo.
<<Io mi siedo nel soggiorno se non vi dispiace!>> Disse a nessuno in particolare, solo per informare chi abitava il maniero.
Si sedette sul divano e appena si rilassò un attimo cadde in un sonno profondo.
Venne catapultata nel suo sogno ricorrente ma questa volta, finalmente, era al di là della fitta boscaglia e il maniero le si stagliava davanti in tutta la sua magnifica grandezza ed imponenza. Non era diroccato però, sembrava che il tempo non lo avesse scalfito. L'edera era comunque presente ma non in modo selvaggio. Il portone era d'orato e la zampa del battacchio era lucida e sfavillante. Gli scuri alle finestre erano aperti e la luce rifletteva sulle ampie vetrate. Si avvicinò all'ingresso e spinse. Poco prima di entrare udì una voce nel vento "Sei tu...sei tornata...".
Di colpo si svegliò con la strana sensazione di essere osservata. Prese in mano la torcia che le era caduta di mano addormentandosi e la puntò dritto davanti a lei.
In piedi all'ingresso del salottino vi era una figura esile immobile vestita come le domestiche di un tempo.
Marla degluti sonoramente.
<<Sa...salve...>> balbettò con quel poco di voce che riuscì a far uscire dalle labbra.
L'esile donna la fissò intensamente, poi avanzò di qualche passo sotto il fascio di luce che la puntava.
<<Chiedo sc...scusa per l'intrusione...Mi sono persa...>> Marla si interruppe vedendo che la domestica continuava a fissarla in modo allarmante.
Questa si portò di fronte ad un caminetto che la ragazza non aveva notato prima data la stanchezza. L'esile persona prese qualcosa da sopra il focolare e poi lo gettò dentro. Il fuoco iniziò a scoppiettare sedutastante illuminando l'ambiente circostante.
Inebetita Marla guardò il fuoco poi spense la torcia. Stava per dire di nuovo qualcosa quando la cameriera si voltò di scatto verso di lei e rivolgendole un sorriso proferì parola <<Salve. La stavamo aspettando!>>

Non era un SognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora