Marla era stata svegliata di nuovo da quel sogno strano che la perseguitava ormai da anni. Sempre lo stesso, lei in un fitto bosco che cercava qualcosa. Era notte, nel sogno, e non vi erano luci fatta eccezione per le lucciole che illuminavano un percorso tra gli alberi.
Si poneva sempre la stessa domanda "Dove vorranno condurmi?".
Lei le seguiva inoltrandosi sempre di più fino ad arrivare ad un punto che spostarsi era quasi impossibile.
Aveva con se un coltello che utilizzava per tagliare l'intrigo di rami di fronte a lei e quando le sembrava di trovare finalmente ciò che cercava si svegliava.
Il senso di frustrazione la teneva sveglia per qualche ora e quando riusciva a prendere sonno la sveglia suonava e doveva alzarsi per andare a lavorare.
Quella notte, per l'ennesima volta, si era destata dal sogno.
"Un'altra notte insonne." pensò mentre si alzava per andare in cucina.
Nel sogno aveva camminato per ore ed ora si sentiva assetata.
"Come se avessi camminato davvero per tutti quei chilometri." si disse allungando la mano e prendendo la bottiglietta dal frigorifero.
Bevve avidamente l'acqua che, fresca, le scorreva giù per la gola appagando la sua sete.
Tornò a letto e decise di leggere un po' il libro che aveva sul comodino.
Dopo 2 ore di dormire ancora non se ne parlava.
"Forse devo seguire il consiglio del dottore e prendermi un sonnifero." pensò posando il libro.
Si sistemò sotto le coperte e si mise su di un fianco, chiuse gli occhi.
I pensieri tornarono a quel sogno.
Era la prima volta che di sua spontanea volontà voleva riviverlo. Di solito cercava di pensare ad altro in modo che non si ripresentasse.
Ma quella notte voleva provare a vedere se magari riusciva a proseguirlo.
La settimana prima era stata da una tipa strana che diceva di saper decifrare i sogni. Sosteneva che una persona se prima di addormentarsi pensava intensamente ad una cosa la poteva sognare. Così Marla iniziò a ripensare al suo sogno e piano piano si addormentò.
Si ritrovò nel bosco, ormai famigliare.
"Ora devo solo aspettare che escano le lucciole." si disse sedendosi tra le foglie cadute.
Aspettò e aspettò ma stranamente non comparvero.
Si incamminò perplessa verso dove il bosco si faceva più fitto.
Dopo un po' non era più in grado di procedere.
"Ed ora cosa faccio?" si guardò in torno. Poi le venne in mente che legato alla caviglia aveva un coltello. Lo slegò ed iniziò a crearsi un passaggio attraverso i rami che le bloccavano il percorso.
Ad un tratto, spostando un ramo all'altezza del viso, ebbe l'impressione di vedere una specie di torre ma il ramo cedette e perse l'equilibrio.
Cadde per terra e si svegliò subito dopo aver sbattuto la testa.
Si ritrovò sul pavimento della sua stanza. Si toccò la tempia dove sentiva dolore e capì di aver sbattuto davvero la testa, contro al comodino.
Si alzò dal pavimento ed andò in bagno per specchiarsi. Un rivolo di sangue le colava sulla guancia.
<<Miseriaccia!>> sbottò tamponandosi con la carta igienica. Andò alla cassetta del pronto soccorso che aveva appeso al muro dell'ingresso.
Si medicò poi andò in cucina. Guardò l'orologio e notò con piacere di aver dormito altre 2 ore buone. Si andò a cambiare, fece colazione e uscì dal suo appartamento per dirigersi a lavoro. Lavorava nel negozio di famiglia in centro.
Arrivò a destinazione con 10 minuti di ritardo, era lunedì mattina e le strade erano trafficate.
<<Finalmente ci hai degnato della tua presenza!>> disse suo padre da dietro il banco.
<<Buon giorno anche a te papà.>> rispose Marla sorridendo.
<<Marla ma dove eri finita?>>le chiese la madre dal magazzino.
<<C'era traffico! In più ho avuto una notte movimentata.>>rispose.
<<Ah, ma brava. In discoteca fino a tardi!>> brontolò suo padre posando i pugni sui fianchi.
Marla lo guardò storto <<Che diavolo dici? Lo sai che non ci vado.>>
Si diresse nel magazzino.
<<Ancora quel sogno che ti perseguita?>> chiese la madre accarezzandole il viso stanco.
Marla annuí dirigendosi verso l'armadietto per mettersi il grembiule.
Suo padre aveva fatto stampare sui loro grembiuli il cavallo di battaglia che ripeteva sempre: FRUTTA E VERDURA AD UN PREZZO DA PAURA.
Si preparò a passare 8 ore di lavoro pesanti.
Erano l'unico negozio di ortofrutta del paese, quasi tutti i cittadini erano loro clienti. Tutto ciò che vendevano era frutto del loro lavoro. I suoi genitori possedevano un enorme frutteto e un altrettanto grande orto che accudivano come figli.
<<Stasera ceni con noi?>> le chiese la madre.
Ci pensò su un attimo poi accettò.
"Una cosa in meno a cui dover pensare." si disse mentre sistemava ordinatamente i cestini di fragole.
Alle 17 staccò da lavoro e dopo aver salutato i suoi e aver promesso di essere da loro alle 21 in punto si diresse verso casa.
Aveva delle faccende da fare prima di raggiungere i suoi a cena.
Varcò la soglia e si sedette un attimo in poltrona accendendo e puntandosi il ventilatore addosso. C'era molto caldo in quei giorni.
Ripresasi dall'afa si diresse in bagno per farsi una doccia rigenerante poi si vestì con pantaloncini corti color kaki e una canotta bianca.
"Ed ora mettiamo in ordine questo porcile!" si spronò.
Nel salottino, ricavato in un ancolo della sala da pranzo, bottiglie di birra e pacchetti di patatine lasciati a metà erano sparsi sul tavolino ormai da due giorni.
Era una sfaticata, quando faceva l'orario di chiusura e arrivava a casa alle 20:30 si preparava qualcosa per cena poi andava dritta a letto.
Ma l'indomani sarebbero andate a trovarla le sue migliori amiche e la casa doveva splendere.
Le ore passarono svelte e ormai mancava mezz'ora all'appuntamento dai suoi.
Si cambiò, prese le chiavi della macchina e uscì.
Alle 21 in punto eccola davanti alla porta di casa a suonare il campanello.
Le aprì suo padre sorridendole.
<< Quale onore, una delle rare volte in cui sei puntuale!>>
Lo fulminò con gli occhi, sapeva che non sopportava questa sua ironia.
<<Avanti avanti, è ancora casa tua sai.>> le disse spingendola verso la cucina.
Sì era ancora casa sua ma ormai da due anni viveva nel suo appartamento e si sentiva più a casa sua là.
<<Tesoro, stasera patate al forno e würstel.>> informò la madre intenda a cucinare.
La cena fu accompagnata da un silenzio innaturale, non era mai successo.
<<Senti Marla, io e tuo padre abbiamo pensato che forse, ecco...forse dovresti andare da uno psicologo per quel tuo problemino..>> disse di colpo sua madre.
<<Da uno strizzacervelli mamma? Che idea assurda. Cosa vuoi mai che mi dica, è solo un sogno.>> sbottò adirata Marla.
<<Su calmati tesoro.>> suo padre le toccò un braccio e lei lo spostò.
<<Ma cosa vi dice la testa!>> si alzò da tavola e andò in salotto.
<<Marla, sono anni ormai che ti vediamo accumulare stanchezza. Quanto dormi, 4 ore sì e no a notte?>> la seguì la madre.
<<E anche se fosse? Sto benissimo, non mi sento stanca!>> le rispose.
<<Ma ti sei vista allo specchio? Sei sempre pallida e i lividi delle occhiaie ormai hanno preso la residenza.>> disse suo padre raggiungendole.
<<Sono venuta qui per stare con voi serenamente ma a quanto pare mi avete invitata per farmi la ramanzina. Non ho più 15 anni, so badare a me stessa!>>
E così dicendo si alzò e uscì lasciandoli lì.
Salì in macchina e, senza badare ai limiti arrivò a casa in metà del tempo di solito impiegato.
Entrò nell'appartamento e sbattè la porta ma subito si pentì del suo comportamento. In fondo loro lo avevano detto per il suo bene.
Si lavò i denti poi andò in camera, si spogliò e si infilò a letto.
"Domani mi farò perdonare ma sta di fatto che è solo uno stupido sogno!" pensò poco prima di addormentarsi.
STAI LEGGENDO
Non era un Sogno
Mystery / ThrillerUna ragazza perseguitata da un sogno scoprirà che è tutto fuorché un sogno...