La luce del futuro

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"Oggi c'è proprio una bella giornata" esclamai facendo dondolare le gambe.

"Sì, ma potrebbe fare meno caldo, mi sto sciogliendo" disse Roxas tirandosi il colletto della maglia.

Da sopra la torre dell'orologio la città sembrava tanto lontana, come se salire fin lassù aprisse il varco di un mondo solo nostro fatto di ricordi.

Ricordi felici, ma anche dolorosi.

In quel momento vidi davanti a me le immagini dell'ultima volta che ero stata lì con Roxas prima della sconfitta di Xehanort.

La nostra lotta, il suo sconforto nel dovermi affrontare.

"Beh, se hai così tanto caldo ho fatto bene a portare dei gelati!"

La voce squillante e allegra di Lea fece sparire quei brutti pensieri.

"Ciao belli!"

"Lea! Sei qui!" esclamammo io e Roxas quasi all'unisono e scattando in piedi.

Lea aveva in mano una scatola con dentro il solito gelato al sale marino, il preferito di tutti.

Notai, però, che dentro ce n'erano solo tre.

Anche Roxas se ne accorse, perché diede uno sguardo dietro alle spalle di Lea, confuso quante me.

"Sei da solo? Dov'è Isa?" chiese.

"Ehm..." Lea si grattò la testa, il solito gesto che faceva quando doveva pensare in fretta a qualcosa da dire "Non è potuto venire, non si sentiva molto bene".

Mi bastò per capire.

Tutto l'entusiasmo che avevo per quella giornata, la determinazione per parlare faccia a faccia con lui, tutto svanì alla stessa velocità con cui era nato.

"Oh... Mi dispiace, spero si rimetta presto" disse Roxas.

"Ma sì, non preoccupatevi troppo! Ora sarà meglio mangiarci il gelato prima che si sciolga"

Ci sedemmo di nuovo, ammirando il panorama che conoscevamo tanto bene.

Sentivo Roxas e Lea parlare, ma nella mia testa le loro voci risuonavano ovattate.

Non riuscivo a pensare ad altro che all'assenza di Isa.

Non è venuto per colpa mia mi dicevo.

Lo faccio sentire a disagio.

Non vuole avere niente a che fare con me.

Mi odierà ancora.

Questi continui dubbi mi corrodevano la mente e il cuore, facendomi tornare indietro, come se vivessi uno dei miei incubi da sveglia. Tremavo nonostante il caldo e le lacrime mi salirono agli occhi. Non sentivo più niente tranne i miei pensieri.

Una mano sulla mia spalla mi fece sussultare.

"Xion, che succede? Cos'hai?"

Lea mi fissava con aria preoccupata.

"Perché stai piangendo? Qualcosa non va?"

Dietro di lui vidi Roxas alzarsi per venire vicino a me.

"Ci siamo noi qui, okay? Non sei da sola, sono solo incubi" mi disse con quel sorriso dolce e calmo che mi rivolgeva nei momenti di crisi e stringendomi la mano.

Non riuscii a dire niente, ma smisi di tremare.

"Scusate... Scusa, Lea... Eri venuto per divertirti con noi, ho rovinato tutto"

"Non dirlo neanche per scherzo, non hai rovinato niente! Anzi, per fortuna che sono qui, altrimenti tutta sola con Roxas non faresti altro che passare lunghi silenzi mentre lui ti fissa come un idiota" disse Lea, sogghignando.

Arrossii.

"Oh ma insomma, non è vero! Perché dici queste cose?!" urlò Roxas, arrossendo anche lui e tirò una piccola gomitata a Lea.

"Perché è la verità!" replicò Lea con una risata fragorosa.

Ridemmo tutti e tre insieme, come ai vecchi tempi.

"Almeno in questo non è cambiato nulla" mormorò Lea.

"Già" rispose Roxas con ancora il sorriso stampato sulle labbra.

"Già..."

Quel piccolo momento di spensieratezza, però, non mi fece dimenticare ciò che mi tormentava.

Aspettai ancora qualche istante, poi mi alzai.

"Io vado verso casa, ragazzi"

Entrambi mi fissarono.

"Tranquilli, sto bene. Ho solo bisogno di riprendermi un po'. Vi raggiungo più tardi"

"Va bene, ma per qualunque motivo tu chiama" disse Roxas.

"È sempre così apprensivo?" mi chiese Lea con fare scherzoso.

Risi e li lasciai lì.

Non scesi subito dalla torre. Rimasi per un momento all'ombra a fare dei grandi respiri.

Da dove ero potevo sentire Lea e Roxas parlare.

"Dimmi la verità, perché Isa non è venuto?" chiese Roxas.

"È per Xion, non è così?"

"Mi dispiace... Ci ho provato a convincerlo, ma è troppo cocciuto"

Sentii Roxas sospirare, come se si aspettasse quella risposta.

"Ti ha detto che cosa c'è che non va?"

"Si sente a disagio. Questa città è lo scenario delle sue azioni nell'Organizzazione e Xion... Lei gli ricorda tutto ciò che ha fatto di sbagliato. Non riesce a perdonarsi e crede di non meritarlo, soprattutto da parte di Xion"

È difficile spiegare quello che provai.

La tristezza e uno strano senso di leggerezza si combinarono, creando in me un miscuglio contorto di emozioni.

Sentii di nuovo la voce di Lea.

"Lei come sta? Si sta adattando?"

"Ce la mette tutta. Le sto vicino e lei sta vicina a me. Senza di lei non sarei riuscito a uscire dai miei incubi"

Passò un momento di silenzio.

"E adesso cos'è quella faccia?"

"Oh, niente, mi diverte vedere la tua espressione da pesce lesso quando parli di queste cose"

"Ma smettila, non è vero!"

Un grande calore mi pervase le guance.

Lea era proprio uno scemo.

"Piuttosto - riprese Lea tornando serio - ha ancora tanti incubi?"

"Sì... Si sveglia sempre poco prima dell'alba. La sento agitarsi tutte le notti e io non posso fare niente per aiutarla. Fa sempre lo stesso incubo" la voce di Roxas era molto abbattuta.

"Isa..."

"Sì. Pensa che la odi e che pensi ancora che lei non sia altro che una marionetta senza un vero cuore. Oggi sperava di poterlo finalmente affrontare per dirgli che lo ha perdonato e che è acqua passata"

"Capisco..."

Non riuscii ad ascoltare oltre.

Il mio senso di colpa non era più solo verso Isa, ma anche verso Roxas e Lea.

Soprattutto Roxas.

Loro erano sempre forti e sorridenti e lo facevano solo per non darmi altri dispiaceri, Roxas mi stava vicino consolandomi ogni volta che ne avessi bisogno e io non avevo mai fatto niente per ringraziarlo come meritava.

Così, presi una decisione.

Scesi dalla torre, evocai il keyblade e mi diressi verso Radiant Garden.



Il Colore del Tramonto - A Kingdom Hearts StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora