Paura

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La porta si aprì di uno spiraglio e una sottile linea di luce attraversò il viso di Isa.

In quel momento mi scordai tutto quello che avrei voluto dirgli.

Non riuscivo a reggere il peso del suo sguardo su di me.

Abbassai gli occhi cercando di pensare il più velocemente possibile a qualcosa da dire, qualunque cosa, pur di non fargli chiudere la porta.

Parlò lui per primo.

"Bene, ti ho aperto, adesso che mi hai visto puoi anche andartene"

"No!" gridai per fermarlo.

Raccolsi un po' di coraggio e finalmente riuscii a guardarlo in faccia.

"No... Per favore, fammi entrare... Vorrei parl-"
"Stai tremando" m'interruppe Isa, secco.

Mi resi conto che la mano che avevo allungato verso la porta non riusciva a stare ferma.

Che imbarazzo, smettila di tremare... Smettila...

Sentii l'agitazione pervadere il mio corpo e il tremore estendersi dalla mano al braccio fino a raggiungere il cuore.

No, basta, non devi agitarti, non devi avere paura, non succederà niente... Smettila di tremare, basta...

Ritirai la mano e la nascosi dietro la schiena.

Guardai Isa e, con una risatina, riuscii solo a dirgli: "Eheh, non è niente! A volte capita, sai? Poi... Qua c'è più fresco che a Crepuscopoli, forse perché ha piovuto da poco, non trovi che ci sia più freddino?"

Smettila, ti stai rendendo ridicola

Isa continuava a restare dietro la porta senza dire una parola, lo sguardo perso nel vuoto, uno spettatore passivo che si ritrova a guardare qualcosa di cui non gli interessa niente.

Solo allora notai che c'era qualcosa di strano nei suoi occhi.

Isa aveva gli occhi di un verde acceso, come quelli di Lea, ma mi erano sempre sembrati più malinconici e pensierosi.

Quel giorno, però, era come se fossero velati da una patina grigia e la luce non riuscisse più a farli risplendere.

Notai anche che non stava più guardando me, ma il suo sguardo andava oltre, verso qualcosa di invisibile.

"Va tutto bene, Isa?"

La mia voce era tremolante, l'ansia non era ancora passata, ma vederlo così mi fece sentire una preoccupazione che non avevo mai provato prima per lui.

"Isa?"

"Non chiamarmi così" rispose con una risatina che poco si addiceva all'espressione del suo viso.

"...come? Non capisco..."

"Ho detto: non chiamarmi così... Non puoi, non devi chiamarmi così!"

La risatina si trasformò in una risata isterica che mi fece salire un brivido lungo la schiena.
Indietreggiai istintivamente, mentre Isa continuava a ridere e il suo corpo si deformava insieme al suono sempre più alto e caotico della sua voce.

"Come puoi permetterti di chiamarmi così?" continuò. "Noi non siamo amici! Non lo siamo mai stati e mai lo saremo! Come potrei mai costruire un legame con qualcuno che non è nemmeno una persona, una marionetta progettata per scopi oscuri, una delle cause di tutto l'odio che porto dentro... Dimmi, Xion, come potrei?"

Ogni parola fu come un coltello piantato nel petto.
Mi sentivo senza una via d'uscita, incatenata al terreno, come in uno dei miei incubi.
La paura prese il sopravvento e ogni boccata d'aria era un dolore immenso ai polmoni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 13 ⏰

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