L'oscurità del passato

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Ero sdraiato sul letto e non riuscivo a smettere di rimuginare sulla discussione avuta con Lea. Continuavo a girarmi e rigirarmi, mi sentivo irrequieto.

Sono una persona orribile.

Non merito il perdono.

Cosa è stato fatto non può essere sanato così.

Xion... Roxas... Lea...

A un certo punto iniziò a piovere. Il suono ripetitivo che scrosciava sul tetto mi aiutò a rilassarmi abbastanza da scacciare ogni pensiero. Mi era sempre piaciuta la pioggia, l'unica cosa che riuscisse a farmi sentire in pace anche nei momenti più oscuri della mia vita.

Riuscii ad addormentarmi.

Nel sonno ogni mia paura e tormento prese forma.

Ero solo, nell'oscurità. Davanti a me apparve Lea che mi guardava con delusione.

"Lea?"

"Da quando usiamo di nuovo i nostri nomi come persone normali, Saix?"

Notai solo in quel momento che portava il mantello oscuro.

"Non chiamarmi in quel modo..."

"Come ci si sente ad abbandonare le persone che vorresti proteggere, Saix? Ti sei dimenticato di quella ragazza al castello? Hai preso questa via per lei."

"No! Non mi sono dimenticato!" urlai.

Un'altra voce alle mie spalle parlò.

"Allora perché hai accettato di causare lo stesso male ad altre persone, Saix?"

Mi voltai e vidi Roxas.

"Io non volevo fare del male..."

"Ma lo hai fatto, Saix" disse Roxas con un'espressione di fredda rabbia.

"Non chiamarmi così... Non sono più un Nessuno... Voglio solo poter rimediare ai miei errori! Ero geloso e mi sentivo abbandonato!"

Un'altra figura apparve vicino a Roxas.

"Come puoi rimediare a tutto l'odio che hai provato, Saix? Come puoi rimediare ai gesti e alle parole che mi hai rivolto per tutto il tempo della mia esistenza?"

Xion mi fissava con occhi glaciali.

"Io sono solo un pupazzo senza cuore, non sarei mai stata davvero una persona, questo mi dicevi. Lo pensi ancora, non è così, Saix?"

Quelle parole mi fecero crollare.

"No! Non è più così! Sono cambiato, ho capito... Ho sbagliato! Non sono più quella persona!"

Mi sentivo in preda al panico. Le lacrime iniziarono a rigare il mio viso, incontrollate.

Tutti e tre iniziarono a dirigersi verso di me, circondandomi.

"Pensavi davvero di poter ricominciare così facilmente, Saix?"

"Cosa direbbe quella ragazza se sapesse tutto quello che hai fatto, Saix?"

"Ma in fondo ti piaceva tutto il potere che ti dava l'oscurità, vero Saix? Scommetto che in realtà ti manca, come ti manca poter piegare le persone al tuo volere con la forza"

"Tutto quello che hai detto e fatto... Come puoi pretendere di essere perdonato, Saix?"

Man mano che si avvicinavano, le loro figure diventavano sempre più grandi e le voci confuse, creando intorno a me una prigione da cui non potevo scappare.

Mi sentivo soffocare.

Mi inginocchiai in preda agli spasmi e al pianto.

"Basta! Smettetela! Non chiamatemi così! Sono cambiato, ho capito i miei errori!"

"Allora perché non mi affronti, Saix?"

Alzai lo sguardo.

L'unica rimasta era Xion con il keyblade puntato verso di me.

"Cosa... Che vuoi fare?" le chiesi con il poco fiato che avevo nei polmoni.

Sollevò il keyblade.

"Aiutarti, Isa"

Aprii gli occhi e mi alzai di scatto.

Il respiro affannato mi annebbiava la mente e ci misi qualche minuto a capire che era stato un incubo. Aveva smesso di piovere.

Andai in bagno per sciacquarmi la faccia. L'acqua fresca mi diede un po' di sollievo.

Mi guardai allo specchio sopra il lavandino.

Mi sembrava di sentire ancora le voci di Lea, Roxas e Xion dirmi tutto quello che per mesi avevo represso e portato dentro al cuore con la speranza che, prima o poi, sarebbe sparito per sempre.

Mi sentivo ridicolo e impotente.

Non sopportavo quelle sensazioni, non sopportavo le mie debolezze, non sopportavo il modo in cui gli altri mi guardavano.

Come io guardavo me stesso.

Tirai un pugno allo specchio con tutta la rabbia che avevo in corpo.

Andò in frantumi e alcuni frammenti si conficcarono nella mia mano, facendomi sanguinare.

Nonostante tutto, non provavo dolore.

La mano era rossa e calda di sangue, ma io non sentivo niente.

Chi voglio prendere in giro? pensai.

È tutto uguale a prima.

Osservai il mio riflesso frammentato e macchiato.

È questo quello che sono davvero.

Proprio in quel momento, sentii bussare alla porta.

Non aspettavo nessuno, ma soprattutto non volevo vedere nessuno e decisi semplicemente di ignorare chiunque fosse.

Bussarono una seconda volta.

Una voce familiare mi paralizzò.

"Sa... Isa? Sei in casa?"

Non muovevo un muscolo, non fiatavo.

"Sono Xion. Scusa se arrivo così all'improvviso, ma... Ecco... Non sei venuto a Crepuscopoli con Lea e... Ero preoccupata... Anche Roxas lo era..."

Guardai la mia mano che sanguinava ancora.

Non potevo farmi vedere così, non da lei.

La sentii sospirare da dietro la porta e pensai che stesse per andarsene, invece continuò a parlare.

"Non me ne andrò finché non aprirai"

Calò il silenzio.

E ora che faccio? Non voglio vederla, non posso...

Sperai che si arrendesse subito, ma mentre passavano i minuti sentivo che lei era ancora dietro la porta ad aspettare.

Capii che dovevo per forza darle una risposta.

Con la prima benda che trovai in casa mi fasciai alla bell'e meglio, feci un respiro profondo e aprii la porta.




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