"Aspettami"

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SABRINA

Siamo rientrati in camera immediatamente e non ho ancora proferito parola.
Sono corsa verso la valigia, ho lo stomaco attorcigliato. Non riesco a parlare. Penso solo a come possa stare lei. Maria.

Ma perchè sono partita? Perchè non mi ha detto niente?

Perchè non mi ha detto che stava peggiorando? Sarei potuta rimanere a Roma e starle vicino.
Ma soprattutto, che amica sono? Come ho fatto a non capirlo?
Stupida.

Queste sono le mille domande che si ripetono nella mia mente e i sensi di colpa che ancor di più mi fanno stringere lo stomaco.
Butto il cellulare sul letto, mentre continuo a buttare senza prestare attenzione i vestiti nella valigia, visto che Maria manco mi risponde.

"SABRINAAAAAAAAA!!!"

Mi risveglio dal tunnel nel quale ero entrata e guardo Flavio.

"Che c'è? Che ti urli?"

"Sono 10 minuti che ti parlo e tu  non mi rispondi"

"Che vuoi Flavio?Che mi hai detto?"

"Calmati!" Si avvicina a me e mi mette le mani sulle spalle e mi accarezza.

"Calmarmi? Ma come faccio? Sono dall'altra parte del mondo. È morto Maurizio e Maria sarà distrutta. Non mi risponde e non posso fare niente. Lo sapevo che non dovevamo partì. Me o' sentivo. Sono n'amica di merda. Non ho capito un cazzo. "

"Non potevi saperlo. Non sono cose che puoi controllare Sabrina. Sono sicuro che Maria lo sa e non pensa che tu sia un'amica di merda. Dai appena possibile tornerai. Scrivile."

"Appena possibile Fla? Tu forse non hai capito. Io parto ora!" Lo sposto e cerco di chiudere la valigia.

"Sabri siediti, non sai manco se ci sono aerei."

"Vado in aeroporto e aspetto li." Inizio a prendere il cappotto.

Sento due mani bloccarmi "Sabrina ascoltami cazzo. Ascoltami. Siediti. Guardiamo dal cellulare il primo aereo disponibile. Non ha senso che aspetti in aeroporto. Non cambia niente."

Effettivamente aveva ragione. Mi sedetti sul letto con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre scoppiai a piangere e Flavio mi abbracciò.

Sarebbe stata una lunghissima notte.

MARIA

(Mettete in sottofondo la canzone: Dancing with your ghost - Sasha Sloan)


Maurizio se n'era andato.

Presi l'ultimo briciolo di forza che mi era rimasta e telefonai al suo migliore amico Giorgio, che insieme ai figli di Maurizi stava raggiungendo la clinica, per informarli della sua morte.

Raccolsi le mie cose e come un automa mi diressi verso la prima uscita. Avevo bisogno di aria.

Ero bloccata. Non riuscivo a piangere eppure mi sembrava di soffocare dal nodo che avevo alla gola.

Iniziai a fumare. Davanti a me un coda di macchine in religioso silenzio, causata da un forte traffico.
Anche loro non riusciavano a muoversi. Sarà un caso?

Presi il cellulare e vidi decine e decine di messaggi e chiamate. Le ultime cinque, solo sue.
Sentì il cellulare vibrare e lo schermo si illuminò, rilessi il suo nome. Sabrina.

Quanto avrei voluto averla qua, anche se volevo solo stare da sola.

Indecisa se rispondere o no, decisi di farmi questo "regalo" anche se sapevo che a Tokyo era ormai notte.

"Pronto?" Risposi sospirando.

"Mariaaaaa ....!" Ci fu un lungo silenzio.

Era un silenzio di assenza - presenza.

Anche lei, come me, non sapendo cosa dire aveva sempre preferito stare in silenzio. In fondo, l'avevo imparato, anche questo da Maurizio.
Già. Quante cose mi aveva insegnato. Tutto praticamente.

Non so quanti secondi di silenzio passarono, prima di sentire un singhiozzo dall'altra parte.

Mi lascio cadere a terra e mi siedo con le spalle al muro, gambe rannicchiate.
Questo silenzio, il suo, il suo esserci, nonostante tutto.

"Dove sei?" Mi chiese

"Fuori, seduta sulle scale antincendio del reparto."

"Ti ricordi? Chiudi gli occhi, immagina. Appoggia la tua testa sulla spalla Marì. Io te la tengo la mano. Non ti mollo."

"Sabrina ..."


"Shhhhh ... chiudi gli occhi." E così feci. Anche in questa occasioni non riuscì a dirle di no. Con lei era sempre stato così.

Chiusi gli occhi e appoggiai la testa all'indietro, contro il muro.
Si alzo un leggero venticello che mi accarezzo il viso e la mano. Quasi a farlo apposta.
Sapevo che, ancora una volta, lei aveva superato la distanza. Lei c'era. Ci sarebbe stata.

E iniziai a piangere. Silenziosamente.

Erano passati una decina di minuti ormai.

"Maria ..."

"Mmmh "

"Aspettami."

"Sabri tranquilla non fare pazzie. So che ci sei. Mi basta. Davvero."

"Ci sarò. Te lo prometto. A costo di prendè un giapponese e fargli aprì gli occhi definitivamente per guidare un cazzo di aereo, eh Marììì?!? Tanto lo so che se faccio il nome tuo se movono pure sti cinciullàààà" la sentivo ridere tra le lacrime.

"Che scema." Ammetto che mi aveva fatto sorridere.

"Tu aspettami. Sempre."

I'll be there for youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora