Mettete in sottofondo "Hope there's someone"
SABRINA
Questa attesa a Tokyo mi rendeva sempre più nervosa.
La notte l'avevo passata alla finestra a guardare Tokyo di sera, in attesa di notizie da Maria.
Chissà come stava, chissà se aveva mangiato almeno qualcosa da quella telefonata.
Oggi e domani ci sarebbe stata la camera ardente.
Sapevo quanto aveva paura delle malattie, della morte. Ma soprattutto quanto odiasse tutto quello che aveva a che fare con i funerali.
Vorrei essere lì, starle vicino, darle un po' di forza. E invece sono a 14.000 km di distanza.
E allora continuavo a cercare informazioni su internet.
"Che cazzo oh! Ma come se avvia sta diretta!!" Inizio a pacioccare sullo schermo del cellulare.
Vedo Flavio che mi viene incontro "Sabri se continui cosi lo blocchi!"
Lo fulminai con lo sguardo.
"Non sapevo di avè Steve Job in camera""Jobs, Sabrina, Steve Jobs si chiama." Quanto lo odiavo quando faceva il saputello.
"Che cazzo me ne frega, con o senza esse. Mi aiuti o sei venuto solo per correggermi?"
Si siede vicino a me ormai rassegnato a questo mio umore e mi avvia la diretta
"Ohhh meno male. Grazie!"Mi misi comoda a letto e poco dopo iniziai a sentire l'ansia salire. Non ero pronta a vedere la faccia di Maria.
Entrò Mara nella camera ardente e scoppiò a piangere. Mara. Pure lei. Avrei voluta abbracciarla.
Mandai giù la saliva e mi morsi il labbro per non piangere.
Diaco, Fiorello, i figli di Maurizio.
E il cuore smise di battere. Maria con Gabriele.
Non riuscì a trattenermi. Le lacrime mi iniziarono a scendere a cascata. Un nodo alla gola. Il fiato corto.
Lei con quell'immagine cosi forte, ferma. Si nasconde mentre accarezza la testa di Gabriele per singhiozzare un attimo per poi rialzare la testa facendo un grosso sospiro.Ho sempre stimato il suo modo pacato, composto che sapeva adottare anche nei momenti più difficili. E anche questa volta era stato cosi.
Quando insieme a Gabriele uscì dalla camera ardente, le mandai un messaggio.
MARIAOdiavo gli addi. E i funerali erano il simbolo per eccellenza degli addi.
Ma non potevo sottrarmi.
Mi preparai. Scarpe da ginnastica, pantaloni neri, maglioncino e capotto nero. Occhiali da sole a coprire i miei occhi arrossati e distrutti dal pianto.
Arrivai alla camera ardente con mio figlio.
Salutai gli altri figli di Maurizio e mi sedetti.
Non riuscivo a guardare la bara. Era più forte di me. Non ci riuscivo proprio. Vagavo con lo sguardo ma la saltavo di proposito.
Cercai di non crollare per dare forza a Gabriele. Gli accarezzavo con una mano la nuca, mentre vedevo tantissima gente che entrava a dare un ultimo saluto a Maurizio.
Appoggiai in un momento di debolezza la fronte a quella di mio figlio, mentre continuavo ad accarezzarlo, e dopo alcuni singhiozzi feci un lungo respiro e gli ricordai, forse più a me stessa, l'insegnamento di mia madre quando era venuto a mancare mio padre "Non piangere. Non qui. Piangi a casa."
Rialzai la testa e stetti ancora una quindicina di minuti e poi uscimmo.
Il resto della giornata passò tra i vari dettagli per l'organizzazione del funerale.Ero distrutta. Arrivai a casa e mi buttai a letto. Presi il cellulare in mano e vidi un centinaio di messaggi e due chiamate perse: Sabrina.
Vidi anche dei titoli di giornali che mi buttarono ancora più nello sconforto: "Maria De Filippi arriva alla camera ardente ma sta solo 20 minuti e poi se ne va."
Ma come poteva la gente giudicare il dolore degli altri. Che ne sanno loro?
Non è che se uno non fa dimostrazioni plateali allora non soffre.
Me ne sono andata? Ero in una stanza dietro a sfogarmi e cercare di ricompormi in qualche modo per poter affrontare giornalisti e telecamere puntati su di me.
Aprì whatsapp e lessi i messaggi di Sabrina.
"Mari, so quanto odi tutto questo e quanto ti faccia stare male. Mi spiace non essere lì con te. Ti ho seguito, ho cercato di darti tutta la forza pensandoti, anche se poi era in una valle di lacrime."
"Avrei voluto essere lì con te, stringere forte tua mano che tremava e calmare i tuoi singhiozzi, ma sto arrivando. Sto preparando la valigia. Aspettami."
"Devono ringrazià che sono dall'altra parte del mondo se no na capocciata non glie la toglieva nessuno a sti presunti giornalisti!"Quanto è speciale. In tutto questo buio, era l'unico spiraglio di luce che vedevo.
Come avrei fatto senza di lei.
Le risposi mentre i miei occhi si stavano per chiudere "Grazie, come sempre Sabrì. <3"
SABRINA
Era arrivato finalmente il momento della partenza.
Andai in aeroporto sempre con il cuore in gola, ma un po' più sollevata perchè finalmente stavo tornando da lei.
Ripensai alle numerose critiche ricevute per essere a Tokyo e non essere a Roma a consolare Maria. Senza parlare di quelli che mi hanno scritto che nemmeno un post di saluto a Maurizio avevo postato.
Ma che ne sapeva la gente di come stavo?
Che ne sa la gente, del dolore che uno prova. E soprattutto che il vero dolore è silenzioso. Non ha bisogno di grandi manifestazioni.
Non ho bisogno di fare un post sui social per spiegare il mio rapporto con Maurizio, tanto meno a giustificare il rapporto che ho con Maria.
E' sempre stato così nella mia vita. Le cose a cui tengo e le persone che amo le tengo lontano dai riflettori. Le proteggo così.
Quando ami qualcuno lo proteggi da tutto e da tutti. E avrei continuato a fare così.
Feci una storia, più per mandare un messaggio a Maria, anche se non l'avrebbe mai guardata.
"Arrivo". Semplice. Un verbo. Come a dire "ci sono", "Aspettami".
Continuava a dirmi che non c'era bisogno di tornare. Ma come può solo pensare che io stia lontana da lei in questo momento? Bah. Le funziona tutto al contrario.
L'aereo decollò e io contavo le ore, i minuti e i secondi che mi avrebbero fatto arrivare da lei.
-------------------------
Fatemi sapere che ne pensate.
STAI LEGGENDO
I'll be there for you
FanfictionCi sono e ci sarò sempre per te. Maria De Filippi e Sabrina Ferilli. Tutto ciò è stato inventato, frutto di immaginazione. De Ferilli