Parte I

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— Katsuki! La colazione, tesoro! —.

Il giovane sospirò lentamente. Non aveva passato una bella nottata; si era risvegliato verso le due e poi le quattro e trenta del mattino a causa di un improvviso e forte dolore toracico, palpitazioni e respiro affannoso.

Sapeva che erano sintomi della malattia con la quale era nato prematuramente, a circa ventisei settimane di gestazione, di ben sedici anni fa. Solo dopo un paio di mesi in Incubatrice, Masaru e Mitsuki erano venuti a sapere che il loro bambino era venuto al mondo con un già pericoloso Scompenso Cardiaco.

Katsuki si alzò lentamente. Un'improvvisa vertigine lo fece nuovamente piombare seduto. Il materasso cigolò come in segno di protesta.

La sua vita faceva schifo.

Dopo qualche istante, con la solita mano sul petto, riprovò a rialzarsi e questa volta ce la fece. Scese al piano di sotto. I suoi genitori non dissero nulla nel sentirlo trascinare pesantemente i piedi e respirare affannosamente.

— Buongiorno, tesoro. Come ti senti? — domandò amorevolmente Mitsuki.

Katsuki non rispose. Aveva di nuovo le palpitazioni. Quando si sedette a tavola, Masaru gli fece subito scivolare in mano tre pillole bianche dalla forma a bottoncino e aspettò quasi con impazienza di vederle scomparire nella sua gola con un generoso bicchiere d'acqua.

Il giovane si strofinò un po' il viso pallido, dopodiché prese un profondo respiro. Suo padre gli fece una carezza ai biondi capelli, infine gli si sedette accanto senza mai smettere di sorridere.

— Te la senti di andare a scuola? — chiese Mitsuki.

— Più o meno. Non posso continuare a restare indietro con il programma — rispose roco il biondo e stancamente.

— Aizawa sensei però è comunque molto soddisfatto dei tuoi voti — Mitsuki gli servì la colazione a base di miso, verdure scondite e un po' di pesce al vapore. — Se però non ce la fai, puoi rimanere a casa.

— Sono confinato qui da ormai venti giorni. Andrò a scuola — replicò fiacco Katsuki, iniziando a mangiare.

I due coniugi si scambiarono uno sguardo malinconico. Loro figlio era sicuramente un combattente nato, che fin dai primi istanti di vita si era aggrappato con forza alla voglia di vivere a pieno. Ma solo dopo che aveva compiuto tredici anni, le cose erano andate peggiorando.

Katsuki era alto ma molto magro. Indossava spesso abiti oversize per celare il suo fisico pelle e ossa. Tuttavia, bastava una rapida occhiata al suo piccolo collo per comprendere che non fosse minimamente a un peso accettabile.

Purtroppo era uno dei contro di seguire una dieta assolutamente priva di sgarri.

— Allora ti accompagnerò io a scuola — disse Masaru.

Il giovane annuì semplicemente mentre lo guardava con i suoi occhi rossi accerchiati da marcate occhiaie. L'uomo di nuovo gli accarezzò i capelli con immenso affetto.



— Baku-bro! —.

Il giovane non fece in tempo neanche a mettere piede in classe, nella 1-A del Liceo U.A. che venne accerchiato dai compagni di classe. Eijiro gli strinse affettuosamente la mano, Denki gli mollò una leggerissima pacca alla spalla.

— Sembra passata un'eternità! Ti trovo bene! — commentò brioso quest'ultimo.

Il suo non era più un sorriso genuino. Si era rapidamente accorto, con quel tocco leggiadro, che il suo amico si era fatto più magro, a tal punto da avere un volto scavato e pallido, con un po' gli occhi infossati.

Meiosei - Soft BakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora