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non c'è trama, solo pensieri ed è cortissima
chiedo scusa in anticipo

Che quello fosse un periodo strano, lo sapevano entrambi. Simone non riusciva a togliersi dalla testa Jacopo, l'incidente e Manuel. Manuel non riusciva a togliersi dalla testa i problemi di sua mamma, l'incidente e Simone.

E così due anime tristi continuavano a vivere tra gli altri, però un po' allo sbando, scambiandosi di tanto in tanto qualche occhiata per confortarsi a vicenda, per dirsi "Si, anch'io mi sento come te: triste, rinchiuso, obbligato tra la gente".

Qualche volta ne avevano anche parlato.
"Simò, ma tu non ti senti come se ti avessero buttato qua in mezzo, senza chiederti il permesso, senza avvisarti di tutto ciò che sarebbe potuto succedere?"
"Sempre. Siamo vivi ma a che costo e per cosa?"

Quelle conversazioni non avevano mai un punto d'arrivo. Anche loro sembravano essere solo un mezzo per confrontarsi e rendersi conto di trovarsi nella stessa situazione.

Intanto continuavano a fingere di essere presenti, quando stavano con gli altri, in mezzo ad un andirivieni di persone, pensieri, passi, parole, case, gingilli e chi più ne ha più ne metta. È il caos della vita.

Cercavano anche di divertirsi, ma qualcosa in loro era cambiato. Forse era stata la paura o forse l'amore. O, ancora, la consapevolezza che tutto ciò che avevano a loro non bastava.

Stare cinque ore al giorno tra i banchi di scuola non bastava. Tornare a casa e studiare non bastava. Parlare di argomenti futili con gli amici non bastava. Uscire di tanto in tanto la sera non bastava. Bere fino a confondere i contorni sfocati dell'unica e sola città eterna non bastava.

Forse a questo pensava Manuel mentre delicatamente posava le sue dita sul polso niveo di Simone, colorato dalle luci di uno schifoso locale. O forse non pensava a niente. Si soffermò, però, sui brividi che percepiva sotto i polpastrelli. Non sapeva se erano causati dal suo tocco o dal contatto con il vento freddo di quella sera. In fondo sperava nella prima ipotesi.

"Che c'è, Manuel?"

Cosa vuoi che ci sia? Questa vita non ha senso, cosa può mai esserci?

"Manuel" la sua voce era ferma e preoccupata. "Cosa c'è?"

Ci volle ancora qualche secondo prima che Manuel riuscisse a collegare cervello, labbra e mani per staccarsi dal polso dell'amico, schiarirsi la voce e riuscire a strascicare qualche parola stanca.

"Niente, non ce la facevo più a stare lì dentro. Almeno qui fuori si può respirare"

"Mh" fu la risposta immediata di Simone, che dopo qualche minuto di riflessione riuscì a chiedere "Ti va di fare due passi?"

L'altro annuì, facendo rimbalzare i suoi ricci scombinati e provocando un sorriso di tenerezza sul viso di Simone.

Camminavano piano, in silenzio, soli. Era bello. Era tranquillità, quella che nessuno dei due riusciva a trovare nella vita frenetica di tutti i giorni.

Dopo secondi o minuti, ore forse - ché tanto il tempo quando stavano insieme si fermava - di sguardi rubati, sorrisi silenti e dita che si attraevano ma non osavano sfiorarsi, Manuel vide una panchina che dava su un panorama mozzafiato.

Tutte quelle luci non facevano altro che farlo sentire ancora più piccolo ed insignificante.

"Perché non ci fermiamo?"

Si sedettero e tra di loro si fece spazio altro silenzio confortevole. Il rumore dei loro respiri fu interrotto da una domanda, semplice eppure così complicata.

Dammi ancora un altro bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora