"Hai le pupille dilatate, ti sei drogata di nuovo?" chiesi a Ren pur sapendo la risposta che negli ultimi tempi era la più ovvia.
Era ormai mattina, il sole filtrava dalle poche finestre della discoteca in cui ci eravamo sballati per tutta la notte, la mia amica era stesa per terra sul pavimento putrido e zuppo di alcool ormai incrostato, aveva gli occhi rossi e a malapena si reggeva in piedi.
"Ancora qui siete?!" disse una voce "andatevene subito luridi mocciosi!" era il direttore del locale, afferrò in tempo record una scopa e, furioso, cominciò a spingere violentemente la mia amica cercando di farla muovere. A passo svelto mi avvicinai a Ren e la alzai di peso dal pavimento, mi posò un braccio sulle spalle e la accompagnai verso l'uscita. Dopo essermi scusato innumerevoli volte con il padrone della discoteca ci dirigemmo verso la mia macchina parecchio arrugginita. Ren si stese pesantemente nei sedili posteriori e io andai al volante, prima di attivare il motore, esitai.
"Puoi dirmi perché non la smetti?" chiesi sbuffando "Di fare cosa?" mi rispose con voce flebile, quasi poco udibile "Lo sai di cosa sto parlando: la droga e l'erba" dissi alzando gli occhi al cielo "Non devi darci molto peso, sto bene" "Non stai bene, hai 18 anni, pensa quando ne avrai 30!" esclamai "sempre se riuscirai ad arrivarci" sussurrai in modo che non mi potesse sentire. Inutile continuare la frase che lei stava già russando, accesi la macchina e partii verso una struttura che le avrebbe migliorato la vita: un centro di disintossicazione.
Dopo un oretta arrivammo a destinazione, prima di svegliarla le accarezzai dolcemente lo zigomo, dopodiché scendemmo dalla macchina.
"Sora, dove cazzo siamo?" chiese impaurita cercando di divincolarsi dalla mia stretta che stringevo sempre di più "Mi dispiace Ren, è meglio per entrambi" dissi affidandola ad un uomo robusto col camice bianco. Quest'ultimo la afferrò per i polsi sottili e la accompagnò in una stanza protetta, simile alla cella di un carcere. Quel dottore, dopo qualche minuto, tornò da me e mi rivolse la parola "Ti ringrazierà, è stata la scelta giusta" era un uomo sulla cinquantina, aveva i capelli neri rasati e una lunga barba dai peli grigi, gli occhi severi scrutavano ogni mia mossa e questa cosa mi metteva parecchio a disagio "Cosa le farete?" chiesi con fare ansioso "Nulla di che, le prescriveremo dei farmaci da farle prendere e la osserveremo per qualche mese, tuttavia, se la situazione non migliora potremmo tenerla in questo istituto anche per un anno o più." tremai per qualche istante e ringraziai l'infermiere, successivamente uscii dalla grande porta automatica dirigendomi alla macchina. Guidai fino a casa, un piccolo appartamento da quattro soldi nel quartiere più malfamato di New York, recuperai le chiavi dalla tasca ed aprii la porta.
"We baby, come è andata?" era la mia ragazza, Jessica, abitava con me e Ren dal liceo, tuttavia, senza la mia migliore amica l'appartamento mi sembrava vuoto, spento. "Si, ciao" le risposi annoiato. La ragazza si avvicinò a me sorridendo e si fiondò sulle mie labbra baciandomi e cingendomi il collo con le sue esili braccia. Si avvicinò leggermente strusciandosi su di me e, con una mano, agguantò l'elastico della mia tuta sportiva tentando di abbassarmela, inutile dire che la fermai "Amore non ho voglia" dissi togliendole la mano dal mio inguine "Eddai baby, è da giorni che non riusciamo a farlo per colpa della tua amica, ora che non c'è sfruttiamo l'occasione" disse avvicinandosi di nuovo a me "Non dare la colpa a Ren" dissi allontanandola "Va bene, ho capito, vaffanculo Sora" sputò schifata per poi afferrare un pacchetto di sigarette e sedendosi sul piccolo terrazzo della nostra camera. Sconcertato, mi chiusi in bagno e mi sedetti contro la porta con la testa tra le gambe, riflettendo sulle scelte fatte il giorno stesso. Ren. Già mi mancava quella stronzetta in miniatura, era la mia migliore amica, ci conoscevamo dal liceo, le avevo donato una casa e l'avevo aiutata nei momenti in cui stava per perdere la ragione, l'avevo salvata: farò lo stesso anche ora.
Jessica. Stiamo insieme dal secondo anno di superiori e ancora non ha abbandonato i suoi comportamenti infantili, ma, nonostante tutto, non voglio perderla.
Mi alzai da terra e seguii Jessica in terrazzo, mi sedetti accanto a lei e le portai un braccio sulle spalle, dopodiché mi avvicinai al suo viso e le stampai un bacio sulla fronte "Mi dispiace" le sussurrai piano.
Sigarette ancora accese erano deposte nel posacenere in camera nostra, l'odore di fumo e di bruciato invadeva la camera, la testiera del letto sbatteva violentemente contro il muro e i nostri ansimi erano una specie di ritmo continuo, io gemevo, lei gemeva. Ormai ogni giorno era così, io e lei a letto insieme, crogiolandoci tra il piacere e tra la 'bella vita' che si prova passando il tempo come facciamo noi.
"Vuoi una sigaretta?" mi chiese con ancora il fiatone e porgendomi il pacchetto quasi vuoto. La luce del tramonto le risaltava gli occhi color nocciola e i capelli tinti di blu elettrico, il suo piccolo corpo era illuminato dal chiarore aranciato del crepuscolo delineandone le curve e mettendole in mostra il seno piccolo "No grazie, dovresti saperlo che non fumo" le risposi aprendo leggermente la finestra per far uscire l'aria viziata che si era creata nella stanza "Io ci provo sempre, sapendo ogni volta la risposta" disse aggrappandosi a me legandomi le braccia alle spalle toccando con il seno il mio petto muscoloso. "Ti amo, lo sai?" mi sussurrò dolcemente nell'orecchio.
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Ren - giorno 300 nel centro di disintossicazione di New York
Ormai Sora mi ha abbandonata in questo ospedale da quasi un anno, a metà del prossimo mi dimettono e ancora non ho ricevuto nessuna visita. Ho un paio di amici, qui dentro, sono tutti adolescenti come me, tossico-dipendenti, drogati, fattoni e persone così. Come si può dire.. sono tipi apposto. Ho compiuto da poco 19 anni tuttavia non mi sento felice, non sono libera come le altre mie coetanee. 'Pazienta Ren, qualcuno verrà a salvarti'.
NOTA DELL'AUTORE
Questo, come avreste potuto intuire, è il primo capitolo della nostra storia, vi chiederete "Ma non è mica una storia con elementi fantastici e creature mitologiche? Allora perché si parla di droga, sesso e alcool?" Il vivo della storia ancora deve arrivare, pazientate miei cari lettori e non ve ne pentirete. - SophyNon date tutto il merito a Sophy,sappiate che la trama la invento io.-Andrè
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The Creatures
FantasySora e Ren erano due archeologi che decisero di dedicarsi ad un'impresa quasi impossibile: cercare di entrare nelle rovine di un tempio pagano dell'Antico Egitto. Le cose non andarono come previsto, un'orda di bestie sconosciute li travolse mandando...