La spedizione

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Eravamo sfiniti, l'ultima spedizione nella giungla ha avuto un buon fine, abbiamo compiuto la missione e momentaneamente riposiamo sull'aereo di ritorno a New York.
Io e Ren siamo tornati a essere migliori amici e ora esploriamo luoghi sconosciuti insieme, templi, rovine e antichi castelli medievali, eravamo due archeologi.
Osservavo la mia amica mentre dormiva svaccata contro il finestrino, i capelli corti le ricadevano sulla fronte e il suo respiro regolare faceva fuoriuscire dei piccoli soffi dalla bocca rosea incurvata all'ingiù. Non chiudevo occhio da circa due notti, le mie palpebre erano stanche ma il cervello impediva loro di chiudersi, dovevo stare attento, in questo mondo non ci si può fidare di nessuno.
"Si avvisano i gentili passeggeri che atterreremo a breve, tenete strette le cinture e sarete a casa!" esclamò l'altoparlante che fece sussultare la mia amica che ancora dormiva beatamente.
Si stiracchiò alzando le braccia e sbadigliando mettendo in mostra il palato rosso che non ci tenevo a vedere "Che bella dormita!" disse accasciandosi sul sedile di tessuto blu "Beata te" risposi riponendo i libri nello zaino "Eddai su con la vita!" urlò tirandomi una gomitata al braccio sinistro "Ahia, quale delle tue tante personalità parla?" chiesi ironico aspettandomi già l'identica risposta tutte le volte "Ma smettila, sono solo felice!" esclamò ficcandosi gli auricolari nelle orecchie. Ecco che comincia a ignorare il mondo che la circonda..
Tornammo a casa un ora in anticipo e appena misi piede nella mia umile dimora sentii un odore poco familiare che mi fece rizzare i peli, fumo, non era lo stesso delle sigarette di Jessica, c'era qualcun altro in quell'appartamento. Camminai a passo svelto verso camera mia e di lei, spalancai la porta e mi trovai davanti ad una scena che quasi mi immaginavo: la mia ragazza a letto con un altro. "Vuoi dirmi che cazzo di problemi hai?" urlai in preda alla rabbia, l'amante era un ragazzo anche abbastanza carino: mulatto, capelli ricci legati in piccole treccine, le labbra grosse e carnose e un fisico da paura, muscoloso e allenato "Te l'avrei detto! Te lo giuro!" mi disse la ragazza vestendosi in fretta e furia "Fuori da questa casa" i miei occhi erano offuscati dalla rabbia, stringevo violentemente i lembi della mia camicia hawaiana e la voglia di ucciderli era alle stelle. In brevissimo tempo afferrai il colletto della maglietta di lui, lo guardavo schifato "FUORI-DA-QUESTA-CASA" gli dissi a pochi centimetri dalla faccia, lui rabbrividì e annuì in un movimento quasi impercettibile, dopodiché si fiondò fuori dalla porta d'ingresso e la sbatté potentemente. Jessica era rannicchiata in un angolo della stanza e piangeva a dirotto "Non puoi farmi questo" singhiozzò "E perché mai?" le chiesi avvicinandomi e chinandomi leggermente verso di lei "è da molto tempo che sto cercando di dirtelo..io.." fece una breve pausa e respirò profondamente "io tengo in grembo tuo figlio, nostro figlio" disse tutto d'un fiato per poi scoppiare a piangere nuovamente, Ren, che era sul ciglio della porta si precipitò in mio soccorso:  stavo per esplodere, per dare di matto "Jessica vattene subito da qui" disse fulminandola con lo sguardo, la ragazza la ascoltò e, dopo aver messo a soqquadro la camera cercando i propri averi, scappò dall'ingresso principale con ancora le lacrime che le sgorgavano dagli occhi.
Ren mi accarezzava la testa dolcemente, con l'altro braccio mi stringeva la schiena in una stretta calda e avvolgente "è meglio per tutti noi" mi sussurrò "Il mondo è pieno di ragazze, pensa quando saremo famosi" mi disse facendomi tornare lievemente il sorriso, la fama, i riflettori, pagine di giornale, tutto ciò che desideravamo nella vita. 
Era da anni che programmavo certi eventi, la relazione con Jessica l'avrei messa in secondo piano e non l'avrei calcolata, forse è meglio per entrambi, o è quello che tento di ficcarmi nella testa non accettando il fatto che mi abbia tradito. Riflettendo su queste importanti argomentazioni, chiusi gli occhi e mi rannicchiai per terra tra le braccia di Ren, lacrime amare inumidivano le mie gote arrossate e mi lasciai trasportare da un sonno cullato dai miei sospiri che si affievolivano man mano che sprofondavo nel mondo irreale dei sogni.

Lo squillo di un cellulare mi svegliò improvvisamente, mi strofinai violentemente gli occhi e sbadigliai espellendo una quantità eccessiva d'aria "Ren, rispondi al posto mio!" urlai alzandomi da terra sedendomi a gambe incrociate con la schiena contro l'armadio di legno. Un silenzio tombale piombò improvvisamente nella stanza, riuscii a udire scarsamente l'aperta discussione che Ren stava avendo con la persona dall'altro capo del telefono, ad un certo punto un urlo riecheggiò nell'aria e mi fiondai goffamente in soggiorno per assicurarmi che la mia amica stesse bene "Ren, tutto bene?" chiesi affacciandomi dall'uscio della porta. Era in mezzo alla sala, lo spazzolino a penzoloni dalla bocca, i capelli disordinati venivano continuamente intrecciati tra le sue dita e un sorriso a 32 denti le era stampato in faccia "La spedizione" mi disse saltellando sul posto scaraventando il cellulare sul divano di pelle "Una che?" chiesi grattandomi la nuca "Hanno accettato la mia richiesta di venire con te in Egitto" urlò con voce parecchio stridula. Corse nella mia direzione e si gettò tra le mie braccia saltandomi in braccio, la strinsi a me e sorrisi, mentre lei mi bagnava di lacrime la felpa della sera prima che ancora non avevo cambiato. "Saremo ricchi" mi disse solleticando l'incavo del mio collo con il respiro irregolare di una persona entusiasta che finalmente è riuscita a realizzare un obbiettivo nella sua miserabile vita "A quanto pare lo saremo" dissi sorridendo mentre si divincolava dalla mia presa che a quanto pare avevo stretto troppo non facendola respirare. 
Passammo tutto il giorno a programmare i nostri piani futuri che ormai erano già stati segnati dallo Stato, disegnavamo i luoghi che avremmo voluto visitare, progettavamo la nostra futura e moderna casa, fingevamo di lanciare soldi da una McLaren smeraldo, ci riposavamo su delle sdraio immaginarie sulla spiaggia più lussuosa di Miami, insomma, ci aspettavamo una vita di benessere e serenità. "Perché proprio una McLaren? Ci sono macchine più costose" mi ricordò questa drogata di denaro. Conoscendo la mia testardaggine ignorerò la sua osservazione e ne comprerò anche cinque o sei, i soldi non ci mancheranno.
Non ci saremmo mai potuti aspettare cosa sarebbe successo al concludersi del nostro ritrovamento archeologico.


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