Capitolo Ventuno: "Santa Tell Me"

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Le vacanze di Natale sono appena iniziate, anzi oggi è l'ultimo giorno di scuola. Il clima natalizio non si sente per niente, le strade non sono coperte dalla neve come accade di solito.

Ci vediamo prima che inizia la scuola, sotto a dei portici, rimaniamo in silenzio a fumare le nostre sigarette e al suonare della campanella prendiamo i nostri zaini e ci avviamo in classe. Le scale le facciamo insieme, uno affianco all'altro, e lui rallenta il passo quando vede che sto per sputare un polmone in terra. Varchiamo insieme la porta dell'aula e lui fa sedere prima me; sistema sempre la borsa che cade a terra e mette il libro al centro per far seguire anche me. Registra le lezioni quando io gioco al telefono, e continua a farmi i grattini tra i capelli quando mi appisolo durante l'ora di italiano o filosofia. Quando chiede di andare alla macchinette, ritorna sempre con un caffè e una merendina per me - senza che io gli abbia dato i soldi - lascio sempre la merendina integra al centro del banco e bevo in un sorso il caffè. A fine giornata, lui mette la merendina nella mia borsa in modo furtivo, come se quando arrivo a casa non la vedo sul fondo.

Non ci siamo più visti nel pomeriggio dall’ultima volta che l'ho stretto a me ed ha pianto, abbiamo diviso i ruoli per il progetto: teoria lui, pratica io. Spero che al momento della consegna sia tutto omogeneo e non si capisce che abbiamo lavorato ognuno per fatti propri. Uscita da scuola mi avvio subito in un viale alberato dove ad aspettarmi c'è mio padre.

Salgo in macchina e in pochi minuti siamo arrivati a casa. Mio padre è stato tutto il tempo in silenzio, comportamento insolito per lui. Anche se incazzato col lavoro non se la prende con la famiglia, separa sempre bene la vita lavorativa da quella privata. Oggi mi sembra troppo strano, come se dovesse dirmi qualcosa ma non ne avesse il coraggio di farlo. Spero che non sia il solito discorso sulla scuola e sul rendimento, che devo impegnarmi e pensare a superare l'anno. Sono al quinto anno, capisco che sia importante, ma è anche l'ultimo. Sono stanca di studiare, di stare seduta a sentire i professori parlare fino a perdere il conto delle ore e di essere considerata un numero, non una persona con emozioni, sentimenti, difficoltà e momenti no. Non vedo l'ora di uscire da queste mura scolastiche per sempre, anche se dopo entrerò nelle mura dell'accademia - che forse saranno anche peggio - ma non rinuncio a realizzare il mio sogno. Studiare per altri tre anni, laurearmi diventando scenografa e andare a lavorare nei laboratori teatrali continuando ad avere la testa tra i libri per conseguire una seconda laurea, quella che mi permetterà di insegnare, mandare i curriculum in ogni dove e se necessario andare via dall'Italia.

<< Natale lo passi da noi o dalle tue amiche? >> la voce di papà interrompe il mio flusso di pensieri. << Non ho amiche, papà. Sto con voi >> e in questa frase si può percepire tutta la tristezza e la sensazione di non essere abbastanza per gli altri - che mi assilla continuamente. Mio padre annuisce, capendo la situazione non aggiunge nulla, ma la sensazione che mi deve dire qualcosa è ancora lì.
<< Ora la mamma ti chiederà di aiutarla ad addobbare casa, fai la brava e non litigate>>

<< Fare la brava significa fare la sua cagnolina senza parlare o esprimere la mia opinione? perché se è così, non intendo farlo >> scendo dalla macchina, sbattendo lo sportello e avanzando verso la palazzina giallina. Non lo aspetto per prendere l'ascensore e quando arrivo al pianerottolo vedo già la porta di casa spalancata con mia mamma ad aspettarmi.

<< Finalmente, devo appendere queste lucine in camera tua, mi aiuti? >> con ancora la borsa in spalla guardo quelle lucine orrende con il faccione di Babbo Natale.
<< Quelle cose non le metti in camera mia, rovinano l'aestetich >>

Se non aiuto mia mamma a decorare casa, devo aiutarla con fare tutti i biscotti necessari per le festività. Come ogni anno, la vigilia di natale la festeggiamo con i parenti di mio padre e natale con la famiglia di mamma. Quindi, dobbiamo preparare i biscotti per entrambi i giorni, mia mamma si è occupata dell'impasto - e io non ho volutamente partecipare a questo evento per non sapere quante chilocalorie avranno quei cosi - mentre io mi occuperò di decorarli. Quando ero più piccola mia mamma non decorava niente, li faceva a forma di pupazzo di neve e albero di natale, invece, quando io ho iniziato a voler fare le cose più carine ogni anno preparo il frosting: zucchero a velo sciolto in acqua calda e colorato con i colori alimentari. Mi diletto a ricoprire tutti i biscotti di strati verdi, rossi e bianchi finendo nei giorni di festa a non mangiarne nemmeno io, per la nausea di vederli.

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