prologo

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trigger warnings
presenza di slur/parole forti

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La musica si propagava maestosa per le strade, portando con sé l'ebbrezza della festa e della gioia, eppure non riusciva a soffocare l'allegro frastuono delle risate e dei canti di chi si divertiva intorno a lui.

Mai nella sua vita Simone aveva visto così tante persone.

Gli brillavano gli occhi, rapito dalla bellezza degli abiti colorati e delle bandiere svolazzanti che danzavano in perfetta armonia con la musica.

Simone non riuscì a fare a meno di notare come ogni persona avesse il proprio modo di esprimere la felicità. Alcuni ballavano scatenati, altri cantavano a squarciagola, mentre altri ancora si scambiavano sorrisi complici. Le risate e i canti dei partecipanti riempivano l'aria, in un frastuono allegro che sembrava non voler mai finire.

Immerso nelle canzoni che risuonavano familiari, batteva le mani a ritmo. Era la prima volta che si mostrava così apertamente, senza nascondere la sua vera natura. Lo faceva sentire vulnerabile ma anche orgoglioso di sé stesso.

La parata era iniziata da più o meno una ventina di minuti, eppure un leggero formicolio gli percorreva le mani rosse, probabilmente dovuto alla sua partecipazione entusiasta, ma non era disposto a fermarsi o a rallentare il ritmo. Voleva assorbire ogni singolo attimo di quell'esperienza unica.

Il sole, colorando il cielo con i suoi riflessi dorati, stava iniziando a calare all'orizzonte, concedendo il posto a una fresca brezza che carezzava dolcemente il volto.

Era il primo pride in assoluto per Simone.

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«Guarda, Simò, guarda!» esclamò Laura dietro di lui, puntando verso la folla, la voce carica di emozione e di entusiasmo. Simone si voltò subito, seguendo l'indicazione dell'amica fino a scorgere una giovane ragazza che indossava un vestito bianco. Il suo abito candido era un contrasto con il sangue finto che colava sulla sua pelle e imbrattava il cartellone che portava sopra la testa. Mettiamo fine alla violenza verso le persone trans, una frase forte e impegnativa che fece eco nel sul cuore, facendogli prendere coscienza dell'importanza dell'evento a cui stavano partecipando.

Simone annuì voltandosi verso l'amica gli occhi brillanti di eccitazione e di ammirazione «wow!»

Erano entrambi seduti sul marciapiede, tra una folla di spettatori che si erano radunati da ogni parte per assistere alla parata, godendosi un po' di ombra.

Il pride sarebbe dovuto iniziare alle quattro ma era stato posticipato a causa di una protesta di un gruppo di cattolici che si era rifiutato di spostarsi dalla strada.

Simone e Laura erano rimasti in piedi per tre ore, sotto il sole accecante di una calda e soffocante giornata di luglio, rifiutandosi di rinunciare a partecipare a una cosa così rara e importante.

La sete lo aveva lasciato con le gambe ormai indolenzite, le labbra screpolate e gli occhi annebbiati, mentre il vento caldo che soffiava continuava a sferzare il suo viso. Laura non era da meno, il suo viso era segnato dal sudore mentre continuava a sventolare con vigore la sua mano cercando sollievo dal caldo opprimente. Sapeva che Laura stava soffrendo, ma nessuno dei due avrebbe mai considerato l'idea di andarsene.

«Fa così caldo che me stò a squaglià» disse lei, confermando le sue ipotesi.

«In effetti...» bisbigliò Simone, i suoi occhi puntati su un ragazzo a petto nudo mentre la sua mente viaggiava in direzioni che non avrebbe mai ammesso ad alta voce. Era impossibile non notarlo, con la sua pelle dorata e i muscoli scolpiti.

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