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trigger warnings
presenza di slur/parole forti/pensieri sul suicidio

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Simone rimase a letto più a lungo possibile quel lunedì mattina avvolto tra le morbide lenzuola del suo letto, un abbraccio protettivo, un rifugio sicuro dal mondo esterno. Cercò di trattenere ogni istante di tranquillità, ma la realtà lo richiamava, impietosa e inesorabile, come il suono di una sveglia che ti strappa dal sonno più profondo. La paura di affrontare il mondo esterno era paralizzante.

Sapeva però che doveva alzarsi se voleva arrivare a scuola in tempo. Con un sospiro, decise di affrontare la dura realtà e si decise solo quando praticamente mancavano dieci minuti all'inizio delle lezioni. Si precipitò in bagno per tentare di dare un aspetto decente ai suoi ricci ribelli, ma questi sembravano avere una volontà propria.

Scese le scale con lo zaino sulla spalla, avvolto dal profumo del caffè e delle fette biscottate che si univano a quello dei fiori freschi sul davanzale della finestra. La luce del sole che filtrava dalle finestre accecava i suoi occhi, troppo abituati all'oscurità della sua camera. Simone si sentì un po' spaesato, come se tutto intorno a lui fosse troppo luminoso e rumoroso.

In cucina trovò sua nonna Virgina che, come al solito, sedeva al tavolo sorseggiando la sua tipica tazza di cappuccino caldo, mentre con una mano reggeva il quotidiano.

«Buongiorno» mormorò Simone con voce dolce, quasi timida, mentre si dirigeva verso il frigo.

«Buongiorno» rispose sua nonna scrutandolo da sopra al giornale «anche oggi niente colazione?»

Simone scosse appena le testa, troppo impegnato a litigare con la porta del frigo che si ostinava a chiudere «prenderò un cornetto dal bar di fronte a scuola»

Sua nonna sembrò un po' delusa, come se volesse fargli capire che sarebbe stato meglio mangiare qualcosa di più sostanzioso. Ma alla fine la vide alzarsi dalla sedia e incominciare a cercare nella sua borsetta viola sul davanzale della cucina. Simone la guardò con attenzione, cercando di capire cosa stesse cercando.

Così attese, svitando il tappo e sorseggiando metà bottiglia d'acqua fresca «ecco qua,» disse lei mentre stringeva cinque euro nella sua mano «fa' colazione se no non mi cresci»

«Buongiorno» si unì a loro con passi misurati, Attilio, il nuovo compagno di sua nonna, portando con sé una tensione palpabile che cambiò l'atmosfera della stanza.

Simone fece un cenno di saluto con la mano, per poi prendere i soldi e infilarli nella tasca del suo zainetto.
«Grazie nonna» la ringraziò con un bacio sulla guancia.

Fu allora che intravide con la coda degli occhi come Attilio stesse fissando la spilla che aveva attaccato qualche mese prima sul suo zaino. Non passò inosservato come il suo corpo si irrigidì alla visione di qualcosa di così piccolo e innocuo «che cos'è quella?»

Gli sembrò di vedere un velo di disprezzo sfiorare lo sguardo di Attilio, un disprezzo che aveva già incontrato troppe volte. Simone non si scompose, anzi guardandolo dritto negli occhi un po' provocatorio gli chiese «cos'è cosa?»

Attilio indicò nuovamente la spilla con un dito, la mascella tesa, la voce fredda e secca «quella.»

«È 'na spilla se no' vedi» rispose sentendo già la fatica dell'ennesima discussione che lo avrebbe fatto sentire inutile e sbagliato «devo andare, è tardi»

«Simone?» questa volta era sua nonna che lo stava chiamando.

«Che c'è ancora?» rispose lui con un sospiro, mentre cercava di aggiustare lo zaino sulla sua spalla.

It gets better 𓆩♡𓆪 simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora