...più una.

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Simone apre la porta ad un Manuel che ritiene semplicemente bellissimo.

Non tanto per com'è vestito - anche se t-shirt nera e tuta grigia gli fanno sempre un certo effetto -, quanto per la nuvola di ricci sorprendentemente ordinati e per il sorrisone che provano inutilmente a celarsi dietro quello che sembra un muffin alla nutella con una candelina al centro, che tiene tra le mani.

«Ciao.» lo sente sussurrare.

La fiammella sulla candelina trema un po' di più, sotto quel soffio.

«Ciao...» risponde Simone, incantato.

Manuel dondola sui talloni, impaziente. Ha dovuto racimolare coraggio e autocontrollo per pronunciare solo quelle quattro lettere, perché Simone con il viso rosso dal pianto e i capelli scompigliati è la versione più tenera di lui che abbia mai conosciuto, e le farfalle che sente nella pancia hanno preso a svolazzare ad ali spiegate.

Lo scruta per qualche secondo, che la paura di aver rovinato tutto di nuovo non l'ha ancora abbandonato; poi, però, nota l'ultimo biglietto stretto in una mano e la voglia di mandare tutto all'aria, di cancellare mentalmente con una riga qualsiasi discorso si fosse preparato per baciarlo e basta, si fa più forte di essa.

Ma non c'è tempo da perdere, non ora.

Decide di superarlo, lasciandolo imbambolato davanti la porta. Si va a sedere sul suo letto e posa accanto a lui una busta abbastanza grande - che l'altro non aveva notato prima. Richiama la sua attenzione battendo la mano sul materasso, facendogli segno di sedersi di fronte a lui.

Sono l'uno di fronte all'altro quando mancano diciotto secondi alla mezzanotte.

Per quel tempo che a loro sembra indefinito, dilatato, si guardano negli occhi e capiscono che qualsiasi parola non riuscirebbe mai a riassumere ciò che dell'altro hanno imparato negli ultimi giorni, nelle ultime ore, negli ultimi secondi. Si limitano a raccontarselo come con quegli stessi occhi si sono raccontati confusione, astio, odio, amore, dolore, salvezza.

E alla mezzanotte, la voce timida di Manuel diventa un balsamo per le cuciture fresche sui vuoti riempiti della vita di Simone.

«Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Simo...» gli sorride, luminoso, avvicinandogli lievemente la candelina «...tanti auguri a te.»

Simone arriccia le labbra prima per trattenere le lacrime, poi per prepararsi a soffiare, ma Manuel gli mette istintivamente una mano sul petto per frenarlo.

«Aspe'...devi esprimere il desiderio

Simone si mordicchia il labbro inferiore. «Credo di averne già espressi troppi stasera...»

Manuel deglutisce e solleva di poco le spalle prima di lasciarle cadere di nuovo giù.

«Non si rifiutano i desideri, Simo'.» cerca di convincerlo. «Soprattutto il diciottesimo.»

«Ah, sì?» lo prende in giro Simone, assottigliando gli occhi.

«Giuro.» risponde Manuel, con una mano al petto e l'altra a sollevare un po' il muffin.

«Okay...» dice Simone, annuendo.

Dapprima chiude gli occhi.

Poi, conta fino a tre e li riapre.

Guarda Manuel, cristallizza il suo desiderio e soffia.

Lo fa con un leggero dispiacere, perché il viso di Manuel illuminato dalla fiamma della candelina sembra quello di una statua da esposizione, e avere una vista privilegiata su di essa non capita tutti i giorni. Ben presto, però, Manuel torna ad accenderla e Simone inclina la testa di lato, confuso.

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