17 cose vere...

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Simone ha in mano uno dei due fiori che ha portato sulla tomba di Jacopo.

Uno per te, uno per me.

Non ha avuto il coraggio di pianificare quella visita il giorno esatto del loro compleanno, ma ha pensato che il giorno prima potesse essere un buon compromesso. Si è recato lì due ore prima della chiusura e, assieme a lui, ha aspettato il tramonto.

Quindicesimo soffio: per ogni cosa che muore c'è qualcosa che nasce.

Non crede molto alla storia del vivrà per sempre dentro di te. Con tutti quei vuoti dentro, di spazio per creare e tenere in vita non ce n'è poi tanto, soprattutto per una cosa così grande.

Preferisce pensare che attorno al suo terreno ci possa essere nuova vita, anche grazie a lui. 

Così, gli ha portato un girasole ben piantato in un vasetto e gli ha promesso di fargli visita più spesso per prendersene cura. Spera sia abbastanza come regalo di compleanno, per compensare tutti quelli che non ha potuto fargli.

Grazie al custode è riuscito anche a piantare un mandarino, proprio dietro la sua lapide. C'è molto spazio, sembra quasi un grande giardino dietro una casetta di campagna, ed è sicuro che vederlo crescere settimana dopo settimana sarà per loro come guardare assieme una serie tv dove il personaggio principale nasce, cresce, sbaglia e cresce ancora, compiendo la sua evoluzione puntata dopo puntata.

Si sente discretamente bene, per una volta, mentre percorre il vialetto di casa con l'altro girasole tra le mani. L'idea di aver fatto qualcosa per Jacopo lo tranquillizza, nonostante non ci sia nulla della presenza dell'altro a tranquillizzare davvero lui se non un nome, due date e il marmo freddo.

Comunque, per ora, gli basta così.

L'unica cosa che lo fa stare veramente giù, se ci pensa, è l'averlo fatto senza dirlo a Manuel, che al cimitero l'aveva accompagnato praticamente tutte le volte da quella fresca giornata di maggio dell'anno prima. 

Gli ha anche chiesto di stare lontani per un paio di giorni, in vista di una pesantezza e di una tristezza nella quale non avrebbe mai voluto coinvolgerlo, ma a dargli fastidio – anche se è difficile da ammettere – è stata più la reazione dell'amico che il proprio pentimento.

Gli ha scritto Nun te preoccupa', ma chiamame se hai bisogno con ben tre cuoricini rossi – che ha scoperto usa solo con lui –, poi il nulla.

Sa che non può pretendere molto, dal momento in cui è stato lui stesso a volere così. Il fatto è che sente una necessità di scrivergli che lo fa dubitare delle sue stesse convinzioni.

Vorrebbe dirgli che sta bene, che è andato da Jacopo perché aveva bisogno di stare accanto a lui in tranquillità.

Vorrebbe dirgli che spera che il mandarino cresca bene come quello che hanno piantato vicino scuola, che piano piano sta facendo il suo percorso grazie alla cura di tutta la classe.

Vorrebbe dirgli che i girasoli sono belli perché sono gialli, che finalmente ha trovato il suo fiore preferito dopo mesi di pressione da parte di Manuel per quel mazzo di fiori che non è riuscito mai a mandargli in ospedale un anno prima.

Mentre poggia il vasetto col girasole tra i fiori appena sbocciati di nonna Virginia, pensa proprio che lo farà.

Rientra in casa quasi in punta di piedi, con l'intenzione di sgattaiolare in camera lasciando ai genitori solo un rapido saluto, ma quando arriva in salotto li trova rannicchiati sul divano a guardare un programma di cucina e a litigare su quale dei due cuochi avesse apparentemente fatto un lavoro migliore.

Si ferma sullo stipite, quasi incantato nel vederli battibeccare bonariamente, con un sorriso sulle labbra.

«Ciao amore.» Floriana è la prima a notare la sua presenza e, alla sola luce dello schermo, gli sorride teneramente. Dante, invece, si volta e si limita ad un cenno accompagnato da un sorriso caldo, uno che Simone gli ha visto addosso poche volte.

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