Prologo

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Stavo dormendo sdraiata sul mio letto quando sentii una voce lontana chiamare il mio nome.

La riconobbi subito: era Lauren. "Allison non vorrai fare tardi il tuo primo giorno di università!"

Sbuffai, mi alzai dal letto, mi vestii e andai in cucina. In cucina trovai Marc, Lauren e Henry.

Non sono la mia vera famiglia, sono stata adottata tre anni fa dalla famiglia Martin. Sono delle persone gentili e sempre disponibili con me, hanno deciso di adottarmi perché erano anni che Marc e Lauren provavano ad avere un secondo figlio, purtroppo invano.


Flashback


Sono in orfanotrofio da undici anni, ho perso le speranze di poter essere adottata. È straziante vedere i bambini andare e uscire dai cancelli del Peter's. Perché nessuno mi adotta? Che cosa ho fatto di sbagliato?

Quando nacqui, i miei genitori non erano pronti ad avere un figlio, erano troppo giovani. Mia madre non ha mai avuto un istinto materno e non ha mai voluto essere madre. Lei era dell'idea di darmi in adozione ma non lo fece solamente perché mio padre non voleva. Quando avevo soli due anni, mio padre fece un gravissimo incidente stradale che lo uccise sul colpo. Mia madre era affranta, nonostante fossero così giovani si amavano tantissimo. Ma dopo tutta questa tristezza c'era una domanda che la tormentò per anni: "Cosa ne farò di Allison?". Ora che papà era morto non aveva più una motivazione per andare avanti né per tenere una figlia. Cominciò a disinteressarsi a me, tanto che decise di farmi stare con una babysitter quindici ore a settimana. Spesso stava via per giorni e quando chiedevo alla babysitter di chiamarla lei non rispondeva e non chiedeva mai come stessi. Quando non c'era la babysitter ero a casa da sola, di notte non c'era nessuno a cantarmi le canzoncine oppure a raccontarmi fiabe, come tutte le mie compagne dell'asilo. C'ero solamente io, il mio letto e le quattro mura della stanza che mi tormentavano ogni notte. A volte passavo le notti in bianco sperando di sentire la chiave inserirsi nella serratura e che mia madre tornasse a casa.

All'età di cinque anni si stancò. Si era stancata di spendere soldi in cibo e babysitter per una bambina che non voleva.

"Allison tesoro, vieni con la mamma. Andiamo in un posto bellissimo" mi disse. Ero eccitatissima. Supposi mi volesse portare al parco. Non ci andavo mai, non giocavo mai con le mie compagne di classe ed ero sempre quella isolata da tutti e quella con cui nessuno voleva stare.

Mi portò in un grandissimo edificio con dei maestosi cancelli. Ricordava molto un antico castello oppure una casa medievale.

Quando entrammo una donna alta ci accolse. Indossava un completo formale, una cravatta rosa a pois e degli occhiali che la facevano sembrare un insegnante. «Piccola Allison vai a giocare con i bambini nel giardino» mi disse la donna. Annuii e obbedii. Nel frattempo mia madre stava parlando con a quella strana donna e le stava facendo firmare dei fogli: ero troppo ingenua e piccola per capire. Poco dopo mia madre mi chiamò. Aveva un sorriso finto stampato sulla faccia, ma la donna non ricambiava il sorriso.

«Tesoro ti verrò a prendere più tardi, mi mancherai» mi mancherai? Non l'ho mai sentita pronunciare queste parole in tutti i giorni che se n'è andata. C'era qualcosa sotto. «Mamma dove vai?» le dissi. "Tornerò». Fu l'ultima volta in cui la vidi.

Aspettai ore, giorni, settimane, mesi e anni. Quel famoso "tornerò" non si era ancora realizzato. Solo quando imparai a leggere capì che ero stata portata in orfanotrofio, e lì realizzai tutto.

Mia madre non mi voleva, mia madre non mi ha mai voluta. L'unica cosa che desiderava era che io mi levassi dai piedi, e ci è riuscita alla grande.

Provai odio, rabbia, tristezza. Ero convinta di star impazzendo. Speravo fosse uno di quei tanti incubi che facevo al Peter's.

Ero cresciuta senza un padre, mia madre non mi voleva bene e la mia vita era fatta di solitudine.

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