Penso che questa sia una delle cose più strane che mi sia mai capitata.
Sono seduto su una panchina proprio davanti alla prigione in attesa che Nathan si faccia vivo seguito dalle guardie. Una scena già particolare di suo, alla quale si deve aggiungere il fatto che sia stato scarcerato anch'io letteralmente un giorno fa. Se non lo stessi vivendo probabilmente non ci crederei.
Sara è piuttosto agitata. Non riesce a stare ferma, cammina da una parte all’altra della strada, ogni tanto si ferma e comincia a spostare il peso dalla punta al tallone dondolando leggermente.
Tutto questo suo muoversi mi sta dando abbastanza sui nervi. Come se non fosse abbastanza, Sara comincia a picchiettare con il tacco il pavimento.
Sospiro frustrato.
Con una calma della quale mi stupisco, le poggio una mano sulla spalla in modo da bloccarla.
- Senta, sono consapevole del fatto stia morendo dalla voglia di vedere Nathan, ma le assicuro che non arriverà prima se fa tutto questo rumore, perciò la pregherei di sedersi così da evitare mi venga il mal di testa -
Sara, probabilmente già in ansia per l’arrivo di Nathan, sussulta e si volta di scatto nella mia direzione.
- Ah, m-mi scusi, ma il picchiettio dei tacchi mi rilassa… - si giustifica.
Non mi soffermo molto sulle sue parole. La mia attenzione infatti finisce sui suoi abiti, attillati come ogni giorno, e su quella firma, anche oggi presente sul taschino della giacca.
- Mi stavo chiedendo: come mai indossa sempre vestiti attillati? Lei è una giornalista, se non sbaglio non esiste alcun codice di vestiario che la obbliga a indossare ogni giorno un tailleur -
Sorprendendomi, Sara si avvicina a me come se stesse aspettando le ponessi proprio questa domanda.
Preso alla sprovvista indietreggio leggermente.
- Beh, io… Ecco… Mi piace vestirmi elegante, fosse per me indosserei sempre abiti da sera, o quelli voluminosi, con le gonne enormi, i corsetti… - esclama.
La sua felicità tuttavia dura poco, poiché, non appena si rende conto della sua reazione istintiva, si allontana abbassando lo sguardo.
- Ma non ci faccia caso, è solo un sogno infantile, non potrei mai vestirmi come vorrei, sarei ridicola, perciò mi accontento di questi - ammette un po’ sconsolata.
Rimango leggermente perplesso ad osservarla.
- È stato Roberto ad obbligarla ad indossare ogni giorno i tailleur? -
Annuisce.
- Sì, poco dopo esserci fidanzati ha iniziato a regalarmi tutta una serie di abiti eleganti dicendo che li avrei dovuti indossare, a suo dire mi mettevano molto più in risalto di ciò che ero solita portare, non me la sentivo di rifiutare -
Capisco. In effetti dubito il padre di Robby avrebbe accettato una ragazza che non vestisse secondo un determinato vestiario.
Adesso che lo noto sono stato stupido a non pensarci prima.
Scuoto la testa.
- Un po' stupido da parte sua accettare senza dire nulla, non trova? -
Sara mi guarda perplessa.
- Cosa intende mi scusi? -
Mi metto nuovamente a sedere sulla panchina.
- Sottostare così ad una decisione del proprio fidanzato, solo perché le viene detto. Avrebbe potuto dire la sua, chi era Roberto per imporle cosa indossare? - le faccio notare.
Sara si avvicina e si siede accanto a me.
- Ma io… -
- Immagino fosse troppo spaventata dall'idea di farsi sentire per dire effettivamente qualcosa - la interrompo.
Sara rimane in silenzio guardando le sue mani poste sulle ginocchia.
A quanto pare ho ragione.
La guardo.
Un piccolo pulcino chiuso in gabbia desideroso di volare nel cielo libero, in attesa di qualcuno che sblocchi il lucchetto che la tiene intrappolata.
Un'immagine che la descrive piuttosto bene.
Ora che lo noto oggi, per la prima volta, i suoi capelli sono leggermente disordinati rispetto al solito.
- Come mai i suoi capelli le ricadono sugli occhi e non sono perfettamente fermi nell’acconciatura? Solitamente sembra curarsene molto -
Si volta nella mia direzione.
- Non volevo fare tardi - spiega brevemente.
- Sia mai non faccia in tempo a venire a prendere il suo amato, alla fine siamo qui solamente da mezz'ora -
Sara non risponde. Si limita a voltarsi per nascondere il viso che lentamente si sta colorando di rosso.
Sospiro.
Chiudo gli occhi.
Ogni tanto mi capita di desiderare di essere ancora capace di avere speranza nel futuro. Un luogo privo di pregiudizi, un luogo in cui sarà possibile essere.
Scuoto la testa.
Un'utopia.
Troppo lontana dal nostro oggi, troppo estranea da quella che oggi sembra essere la nostra natura.
Dopotutto viviamo in una società in cui non si è capaci di amare, come potremmo sperare in un miglioramento?
Sospiro frustrato.
Inutile pensarci.
- Ehi sorellina! Da quanto è che mi aspettate? Spero non da tanto - ci saluta Nathan accompagnato da due uomini.
Subito dopo si volta verso i due e sorride.
- Grazie tesoro, da qui posso continuare da solo -
La guardia, leggermente perplessa, si allontana seguita dall’altra.
- Che noiosi quei due, non gli si può dire nulla, provo a fare una battuta o a parlarci e non capiscono. Parlo per caso aramaico antico? Va be’, sappi che mi sei mancato. Subito dopo che te ne sei andato indovina chi hanno messo in cella con me? Quello che voleva scoparmi l’altra volta a mensa, una noia mortale: mi ha minacciato di morte due o tre volte, finché non mi sono stufato e l’ho messo a tacere, non è più stato trovato la mattina e credo lo stiano ancora cercando… Probabilmente non hanno capito che l’ho messo nel materasso, fortunatamente avevamo quelli con la zip, perciò non è stato difficile rinchiuderlo - racconta sorridendo.
Sara rimane perplessa a guardarlo.
- H-h-hai… - comincia a balbettare.
- Nathan? - chiedo serio.
Sbuffa.
- Ok, l’ho nascosto lì solo per la notte, tanto passava l’aria, perciò non è morto e dopo un po’ che mi urlava le peggio cose si è calmato, ma la mattina dopo l’ho fatto uscire, è stato piuttosto difficile ritrovare la zip, non capisco perché le facciano così piccole -
È uscito da pochi minuti è già vorrei rimandarlo dentro.
- Anche tu sei nella mia stessa situazione, giusto? - chiedo cambiando argomento.
- Certo - mi risponde subito Nathan capendo a cosa mi riferisca.
- Di cosa state parlando? Quale situazione intende? - si intromette Sara.
Mi volto verso di lei e la fulmino con lo sguardo obbligandola a stare zitta. Indietreggia leggermente.
- Quindi tu come hai fatto? - domanda Nathan ignorando ciò che è appena successo.
- Sara mi ospita a casa sua -
- P-potresti venire a-anche te - propone timidamente Sara, spaventata per la mia possibile reazione, poiché le avevo ordinato di tacere.
Vedendo che non reagisco continua più tranquilla.
- Solo che non ho altre stanze libere, perciò uno di voi due dovrebbe dormire sul divano oppure potreste dormire insieme nel letto matrimoniale, io potrò dormire nella stanza accanto nel letto singolo -
Nathan si volta prima verso di me e, successivamente, osserva Sara. Sorride.
- Nah, meglio che io non dorma con nessuno dei due, sapete siete entrambi molto attraenti dal mio punto di vista e rischierei di perdere il controllo dopo un po’ - si volta verso di me sorridendo - auguri a fermarmi in caso -
Sara diventa completamente rossa rimanendo paralizzata ad osservare Nathan, mentre io mi volto verso di lei.
- Sembra che saremo noi due a dormire insieme, stia tranquilla non la toccherò, non le farò niente, anche perché, se volessi, potrei farlo anche se dormissimo in stanze diverse e si chiudesse a chiave -
Sara sembra ascoltarmi solo in parte, ancora scioccata dalle parole di Nathan.
Mi volto verso di lui.
- Beh, se ci mettiamo ad aspettare che si muova lei rischiamo di non arrivare a casa per l’ora di pranzo, direi di incamminarci, lei ci raggiungerà quando si sarà ripresa, dopotutto sa meglio di tutti noi dove si trova casa sua… - propongo a Nathan.
- N-no, ci sono! - esclama Sara.
- Ok, allora guidami verso la tua dimora - scherza Nathan.***
Entrati in casa Nathan inizia ad analizzarla completamente a modo suo commentando ogni tanto ad alta voce e dando consigli a Sara.
- Ehi tesoro, questa casa è molto probabilmente più sporca di una fogna, dovresti pulirla, manca poco che sguazziamo tra la polvere -
- Emm, ok ci penserò - risponde Sara dalla camera dove è andata a cambiarsi.
Io intanto sono andato a prendere le mie cose nella mia vecchia stanza per spostarle in quella nuova. Sara esce poco dopo con addosso dei vestiti decisamente più comodi di quelli che aveva prima.
- Visto che Nathan si lamenta così tanto potrebbe iniziare a pulire lei questa parte della casa? -
La guardo con tutte le mie cose in una busta e ciò che non entrava sotto le braccia. Non mi piace fare più giri, perciò cerco sempre di prendere il più possibile. Entro nella stanza e poggio tutte le mie cose sul letto per sbarazzarmene velocemente.
Mi guardo intorno, in effetti c'è un po' di polvere.
Sospiro.
Non mi considero una persona schizzinosa, ma vivere in un luogo polveroso è una delle poche cose che difficilmente posso sopportare.
In effetti quella stanza era piuttosto polverosa…
- Ok - rispondo annuendo.
Sara se ne va in salotto iniziando a pulire. In venti minuti sistemo tutte le mie cose che in realtà consistono in qualche vestito e libri, tanti libri, dopotutto in qualche modo dovrò pur passare la notte.
Vado nello sgabuzzino per cercare l’aspirapolvere. Meglio iniziare con quello, almeno avremo la casa pulita dalla polvere e dopo pranzo potremo lavare per bene.
Una voce interrompe i miei pensieri.
- D-davvero mi trovi a-attraente? - chiede timidamente Sara a Nathan nell’altra stanza.
Non sono il tipo di persona che origlia o ama ascoltare queste cose, non mi interessano e non amo fare gossip. Perciò decido di entrare comunque.
- Sa che invece di rimorchiare dovrebbe pulire? - mi intrometto prima che Nathan possa rispondere.
Accendo l’aspirapolvere e inizio a passarla. Nathan, ignorando il mio ingresso nella stanza, risponde comunque.
- Beh, certo come potrei non trovarti attraente? Anche se non posso vederti, sappi che so benissimo come sei fatta, con quell’abbraccio ho potuto esaminarti per bene - dice sorridendo come al solito.
Con la coda dell’occhio noto Sara arrossire. Mi pare di vederla quasi sorridere. Nessuno le ha mai detto una cosa del genere? Possibile? In non so quanti mesi o anni di relazione non le hai detto nulla del genere Robby?
Sospiro.
Ancora mi chiedo perché io… Beh, ne ho fatti di errori nella vita e avere come amico Robby è tra i peggiori, secondo probabilmente a ciò che mi ha portato qui.
Nathan continua a guardare Sara. Il suo sorriso è sincero. Se non me ne vado al più presto rischio nuovamente di finire a fare il terzo incomodo tra loro due.
- Ma gli uomini mi piacciono molto di più - afferma voltandosi verso di me.
Sara rimane pietrificata.
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False Speranze
Ficción GeneralSolo quando avrai imparato ad accettare il fatto di odiarti potrai iniziare ad amarti.