Eccomi... Sono pronto... il viaggio verso l'ignoto mi attende.
Mio padre mi attende nel grande prato Azzurro dove si sono riuniti tutti gli Xoraxiani.
Mi sento ansioso.
Ecco... bussano alla porta.
<Madre, che ci fate qui? Stavo per raggiungervi nel grande prat->
Non mi lascio finire che si avvicino avvolgendomi nelle sue braccia calde e con un filo di voce mi disse:
<Amore mio, figlio mio, mi mancherai tanto... starai lontano da casa per la prima volta in vita tua, sei ancora piccolo e->
Non la feci continuare.
<Madre vi prego, ho 170 anni, sia bene quanto io sia grande, e... anche voi mi mancherete tanto, madre.>
Ci abbracciamo in silenzio.
Sulla guancia di mia madre apparvero lacrime che le scendevano lungo le guance, a me ne scese solo una, perché non mi piaceva piangere, anzi... mi comparì un sorriso, pieno di malinconia e tristezza.
Eh si, nel mio mondo gli anni non andavano al passo con quelli degli umani, ho 170 anni, ma sulla terra era come se ne avessi appena 17.
Eh già... sono grande sul mio mondo ma piccolo nel verde pianeta Terra.
Mia madre si scosta da me e si dirige verso la porta, poi si ferma e mi guarda dolcemente, con un filo di voce, perché si sentiva che aveva pianto, mi comunicò che mi avrebbe atteso nel prato, e che quando ero pronto sarei potuto scendere per incominciare il mio viaggio.
Ma non ero pronto.
Lo ero mentalmente ma non spiritualmente.
Tutti i miei ricordi si sarebbero cancellati appena arrivato sulla Terra, così decisi di tenere un diario, e che durante il viaggio avrei scritto tutto, dalla mia nascita al mio arrivo in quel nuovo mondo, così anche se avrei dimenticato, avrei potuto ricordare.
Ora ero pronto.
Presi il diario, lo infilai nello zainetto, presi la radiotrasmittente che mi aveva dato mio padre per comunicare e presi un bracciale, uno a cui tenevo tantissimo.
Era un regalo di mia madre, quel bracciale fatto di pietre preziose con al centro incastonato un rubino, l'avrei dovuto indossare quando sarei diventato re dei Xoraxiani.
Prendendo il posto di mio padre.
Ma ora basta con i pensieri.
Mi avvicino alla porta ed esco, da quella che era la mia stanza d aletto fin dalla nascita.
Sto arrivando al grande prato, ogni passo diventa sempre più pesante e difficile.
Mille pensieri si affollano nella mia mente.
Eccomi, il prato è pieno di Xoraxiani, alla mia vista mi fanno largo e un passaggio di apre davanti ai miei occhi, sul fondo i miei genitori, pronti a dirmi Arrivederci.
Si, arrivederci.
Non era un Addio quello, perché tanto sarei tornato, spero.
Ecco... accanto ai miei genitori c'era una piccola navicella che mi avrebbe portato sulla Terra in massimo 2 ore.
Ora sono pronto.
Abbraccio mia madre, poi mio padre e infine alzo la mano come segno di saluto per tutto il popolo, entro nella piccola astronave e parto.
Sono seduto su questo sedile, scomodo tra l'altro, non so dove sarei atterrato, ma nell'attesa mi ricordo di avere il diario, frugo nello zainetto e lo prendo.
Incomincio ad annotare tutta la mia vita.
Circa 5 minuti prima dell'atterraggio finisco di scrivere e guardo oltre il finestrino, ero praticamente a un soffio dall'atmosfera.
La navicella sta incominciando a rimbalzare e a farmi sballottare a destra e a sinistra, su e giù, come non avevo mai fatto in vita mia.
Una luce immensa avvolge l'astronave, fuori dai finestrini non si vede nulla se non luce, sono un po' spaventato, ma la vista che mi si para davanti caccia le mie paure.
Un pianeta verde, con colline, montagne e palazzi, centri abitati e milioni e milioni di abitanti.
Sto atterrando in un piccolo bosco ai confini di Londra credo, so per certo però, che a quell'ora non c'era nessuno, perché non vedevo nessun essere umano.
Ho deciso di uscire dalla navicella e dirigermi verso uno di quei posti abitati chiamati città.
Non credo che sia tanto distante, ma mi incammino più o meno verso Nord.
Vedo in lontananza delle strane figure, forse esseri umani.
C'è un gruppo di ragazzi, penso più o meno della mia età (umana si intende), che fanno i prepotenti con un ragazzino, forse di uno o due anni più piccolo.
Da questa distanza non riesco a distinguerli bene, ma sono quasi del tutto certo che si trovino vicino ad una specie di lago, e che due dei quattro ragazzacci hanno preso tra le braccia il povero ragazzo, che ormai a peso morto si era lasciato prendere.
Forse è esausto, non lo so, ma so solo che si stanno avvicinando al lago, sento solo un tonfo in acqua.
swashh
il ragazzo più piccolo finisce in acqua, combatte per restare a galla mentre i suoi scagnozzi si allontanano ridendo e prendendolo in giro.
Mi sto avvicinando, ma, dov'è il ragazzo??
Non riemerge ed e finito sott'acqua almeno da 5 secondi.
Ho deciso.
Mi sono tolto maglia, anche se non so ancora come l'abbia avuta addosso, e i pantaloni, anch'essi non so da dove vengano, ma va bene...
Mi getto in acqua in cerca di quel ragazzo, anche se non lo conosco, so che devo proteggere e portare sulla giusta via quegli abitanti.
Eccolo, gli afferro un braccio per riportarlo in superficie.
Dovrebbe pesare ma grazie alla mia super forza riesco a riportarlo a riva senza nessuna fatica.
Il ragazzo è abbastanza alto, ha il busto colorato, penso sia un tatuaggio, ha due uccellini sul petto, ha un viso angelico, carnagione chiaro, ha i capelli castani, ricci, morbidi al tatto.
Gli occhi sono chiusi ma spero di vederli.
Non so perché... ma... questo ragazzo mi attrae... non lo conosco eppure desidero già stargli accanto... forse sarà l'effetto degli umani su di me.
Speriamo si svegli presto.
Chi sarà quel ragazzo??
Perché Louis prova tanta attrazione??
scoprilo nel prossimo capitolo.!!
Ciao, Nadia!! <3