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Il volo per Suzuka era durato più del previsto, un grandissimo mal di testa mi opprimeva le tempie e il jet lag non aiutava di certo.

Qui erano le 4 del mattino e fortunatamente avrei avuto qualche ora di sonno prima di dovermi presentare al circuito.

Ero venuta senza avvisare nessuno e la cosa divertente era che non avevo il paddock pass e se non mi avessero fatta entrare avrei tirato giù una grossissima scenata.

Finalmente un taxi si degna di fermarsi, carica le mie due valigie nel bagagliaio e mi lascia davanti all'hotel poco tempo dopo.

Faccio il check-in e mi fiondo subito in stanza per crollare in un sonno a dir poco profondo.

Non appena mi alzo, sono le 10.40 e il mal di testa continua a schiacciarmi i nervi del cervello, facendomi ragionare con parecchia fatica.

Avevo una voglia assurda di vedere Lando, baciarlo fino a non respirare più e stringerlo così forte da bloccare ad entrambi il flusso sanguigno.

Mi era mancato da morire in queste settimane e sentivo la sua assenza fin dentro alle ossa.

Indosso un jeans bianco largo con una felpa corta blu elettrico, mi faccio una coda bassa e tirata e prendo gli occhiali da sole uscendo dalla stanza.

In pochi minuti sono al circuito.

"Ciao" saluto un ragazzo in smoking che si trova davanti ai tornelli.

Non risponde, non fa un cenno, non una piega, non muove nessun nervo

Gli occhi dritti davanti a se.

"Senti, non ho il pass, sono la figlia di Toto Wolff, posso entrare?" domando alzando gli occhiali sulla testa.

Nemmeno ora da un cenno di vita, tanto che mi fa dubitare di star parlando con un manichino e così porto un dito sul suo viso per assicurarmi che sia vero.

Il mio polpastrello affonda della carne ed in quello stesso momento la sua mano si posa delicata e dura sul nostro contatto interrompendolo.

"Non posso farla passare senza un pass" parla ora.

Sbuffo "Andiamo, sono la figlia di Toto" affermo "Vuole il documento?" chiedo aprendo la borsa e accorgendomi solo in quel momento di aver avanzato una richiesta che non avrei potuto soddisfare dato che avevo scordato il portafoglio in valigia.

"Non voglio alcun documento, se non ha il pass non entra" sostiene la sua tesi rigido.

"Chérie che ci fai qui? Lando non mi aveva detto che saresti venuta" esclama sorpreso "Ci sono problemi?" chiede subito dopo.

Fortunatamente il mio angelo custode era dalla mia parte e Charles Leclerc ora si stava dirigendo verso i tornelli per salvarmi.

"Questo scimmione non crede che io sia la figlia di Toto e non vuole farmi entrare" sbotto guardando male l'omone davanti a me.

"Ei amico, assicuro io per lei, falla entrare" dice richiamando l'attenzione del ragazzo.

Lui si gira e come se ad ordinarglielo fosse stato il medico, si sposta aprendomi un varco verso il paddock.

Mentre passo al suo fianco gli dedico una faccia soddisfatta di ripicca.

"Ma ti sembra normale?" chiedo scombussolata "Non credeva che fossi la figlia di Toto" sbuffo guardandomi in giro in cerca della prima persona che avevo voglia di vedere in questo momento.

"Chérie è normale, se facessero entrare tutti quelli senza un pass e che dicono di essere nostri parenti, il paddock sarebbe un casino e noi rischieremmo di essere sovrastati dai fan" mi spiega, ma in ogni caso non mi sembrava un pretesto abbastanza avvincente per non farmi entrare.

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