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A volte capitava che Simone Balestra riuscisse ad avvertire l'esatto momento in cui non connetteva più un cazzo. Il suo cervello letteralmente si spegneva. Lo faceva sentire disorientato, smemorato. Era devastante, non concepiva che qualcosa gli sfuggisse in quel modo, che quel qualcosa fosse proprio la sua testa ㅡ assieme a quel qualcosa che conteneva il suo documento, i soldi e la carta di credito. La frustrazione si stava facendo spazio in lui, mentre ㅡ preso da una crisi nervosa  ㅡ riduceva sottosopra la sua camera alla ricerca del portafoglio.

Avrebbe giurato di averlo appoggiato sul comodino accanto al letto, la notte scorsa. Non era plausibile neanche che potesse essere stato il suo coinquilino a prenderlo. Marco non era così invadente.

Forse era quello che si era meritato per aver studiato fino alle quattro di mattina.

Era un continuò lamentarsi, susseguito dal lanciare i cuscini giù dal letto. L'orologio sul comodino segnava le otto e trenta. Poi, gli venne in mente che in realtà andava di cinque minuti indietro.

«Cazzo!» esclamò, spostando le coperte al lato quasi si aspettasse di trovarlo là sotto. Si inginocchiò premendo le guance contro il tappeto, cercando addirittura sotto al letto. Emanò un sospiro di sollievo quando intravide la sagoma marrone del portafoglio «trovato!» disse come se quest'ultimo potesse ascoltarlo, poi lo prese e lo ficcò di forza nella tasca posteriore dei suoi jeans.

Dopodiché, Simone prese il suo caffè ㅡ nel quale aveva versato religiosamente tre cucchiaini di zucchero ㅡ versò il restante nella borraccia e si infilò le scarpe, senza preoccuparsi di legarne i lacci. Corse fuori dalla porta consapevole che sarebbe dovuto uscire praticamente otto minuti fa. Forse se avesse acquistato il biglietto dall'applicazione sarebbe riuscito a prendere la metro in tempo.

Mentre si avvicinava alla metropolitana più vicina, controllò nuovamente l'orologio, le otto e quarantacinque. Poteva ancora arrivare alle lezioni in tempo. Avrebbe eventualmente sforato di qualche minuto, che ogni tanto poteva capitare anche ad un puntuale cronico come lui. Cercò di farsi spazio con le mani tra le persone che affollavano le strade di Roma, chiese anche scusa quando si scontrò contro qualcuno.

Ora, capite bene che, un sacco di fattori contribuirono a quello che successe dopo.

Per primo, Simone era sveglio con solo quattro ore di sonno e un po' di caffè. Lo stesso caffè che aveva poi travasato nella borraccia che stava reggendo in mano. Il fatto che non avesse legato i lacci era stato un altro errore. Il quarto errore fu girarsi per chiedere scusa alla donna con cui si era scontrato, non prestando attenzione a dove metteva i piedi per letteralmente due secondi. Tuttavia, a Roma, due secondi di distrazione erano fatali.

In un attimo, Simone andò a sbattere contro qualcosa ㅡ o qualcuno ㅡ perdendo la presa della borraccia di caffè che evidentemente non era neanche chiusa bene visto il modo in cui si riversò sulla sua maglietta bianca, bruciandogli il petto «ma che cazzo!» esclamò; la borraccia ormai abbandonata sul pavimento.

Il tipo mormorò velocemente scusa e continuò a camminare lungo la strada. Simone lo fissò, praticamente disgustato. Si chiedeva il perché avesse deciso di tornare di nuovo a Roma. Sembravano essere tutti scortesi. Buttò un occhiata alla sua maglietta, mentre cercava ㅡ inutilmente ㅡ di strofinare via la macchia con la manica. Si lamentò nuovamente quando lo sguardo gli finì sull'orologio, trovandosi a dover correre giù per le scale della metropolitana. Proprio al suo arrivo, il treno decise di partire. Okay, forse non proprio giornata.

Passò le dita tra i ricci. Tornare a casa, infilarsi di nuovo nel letto, e forse piangere per un po' non sembrava poi una cattiva idea, tutto sommato.

Simone, però, decise di non seguire quell'impulso anche se lo tentava parecchio. Invece, tirò su la cerniera della sua giacca per proteggersi dalla fredda brezza d'Ottobre ㅡ e un po' anche per nascondere la macchia di caffè ㅡ e salì sul treno successivo. Era in ritardo per le lezioni, ma seguire qualcosa era meglio di non seguire nulla.

Rock 'n Roll ♡ SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora